Capitolo 44

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Eveline:

Prendo le chiavi della macchina di Kevin e mi dirigo a tutta velocità verso di essa.
Arrivo, apro la portiera, metto la cintura e parto a tutta velocità.

Stringo fortemente il volante, facendo diventare le nocche bianche mettendo in risalto le mie vene.
Schiaccio l'acceleratore e asciugo qualche gocciolina di sudore dalla fronte.

Mi sono messa nei guai, ma guai grossi, più grandi di me.
Ho oltrepassato il limite e stavolta mi scotterò, sicuro.
Gli occhi diventano lucidi e la testa inizia a pulsare.

Stringo ancora di più il volante, mi aggrappo a questo oggetto e, cercando di mantenere la calma, alzo il volume della musica e inizio a canticchiare.
Parcheggio la macchina, scendo in fretta e mi dirigo ad alta velocità davanti alla porta di ingresso.

Suono ripetutamente il campanello e non ricevendo nessuna risposta, inizio a fare avanti e indietro davanti alla porta.
Porto le mani verso i capelli e li tiro all'indietro abbassando la testa.
Inizio a fissare le Converse bianche e un senso di nausea si impossessa del mio corpo.

Afferro il telefono dalla tasca posteriore dei jeans e provo a sboccarlo.
Batteria scarica, é morto il telefono.
Caccio un urlo di disperazione e riprovo a suonare.
Senza alcun risultato, inizio a bussare ripetutamente la porta.
Tiro dei pugni talmente forti, fino a far arrossire le mie nocche.
Respiro affannosamente, sento fuoriuscire i polmoni dalla gabbia toracica, il cuore arriva fino alla gola e le mani non smettono di colpire la porta.

"Ma che stai facendo?!", afferra le mie spalle.

Sposto lo sguardo e noto quel viso irritante contornato da una chioma rossa e due occhi azzurri.
Non sopporto questa ragazza, é una spina nel fianco.

"Non sono affari tuoi, rossa!", le tolgo le mani.
"Invece sì! Dato che questa é la mia porta!", marca bene la parola mia.

Inizio ad osservare la villa e poi il giardino, ha ragione.

Come ho fatto a sbagliare casa?

Non é mica la mia prima volta!

Ma l'ansia e lo stress mi hanno giocato brutti scherzi.
La sposto e inizio a dirigermi verso la macchina.

"Nessun problema! Non mi hai distrutto la porta!", la sento urlare.
"E taci per una buona volta Anastasia!", sbatto la portiera della macchina.

Inserisco la prima e dopo nemmeno due minuti arrivo a casa sua.
Scendo, nuovamente, ad alta velocità e inizio a suonare.
Dopo cinque minuti mi apre Elizabeth, sua mamma.

É bellissima, come sempre.
Indossa un vestito blu a tubino che fascia perfettamente il suo corpo snello con le curve nei punti giusti.
I suoi meravigliosi capelli ricci sono posizionati su un lato e i suoi occhi azzurri cristallini sono messi in risalto dalla matita nera e il mascara.

"Tesoro, tutto bene? Sei pallida", accarezza la mia guancia.
"Aid é in casa?", balbetto.
"Certo, vado a chiamarlo", mi fa segno di entrare.
"No, grazie. Aspetto qua fuori", cerco di sorridere.
"Sicura Lynn?", domanda preoccupata.
"Certo Elizabeth, grazie", la abbraccio.

Lei ricambia per poi dirigersi verso l'interno della casa.
Inizio a fare avanti e indietro e cerco di creare un discorso logico, ma nessuna parola sembra andare al posto giusto.
L'unica cosa che so é che ho combinato un casino!

Ai confini dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora