♤Chapter LII♤

1.1K 42 1
                                    

Gran Premio di Singapore

21 settembre 2020


Fu un bacio talmente veloce, che lei quasi credette di averlo immaginato. Quando lo vide, però, innanzi a lei sorridente, realizzò che l'aveva appena baciata. Avrebbe voluto chiedergli delle spiegazioni, era fin troppo confusa, ma alcuna parola fuoriuscì dalla sua bocca e il britannico ben presto rientrò nel box, senza salutarla. Una parte di lei pensò che probabilmente si fosse pentito del suo gesto e che avesse bisogno di tempo, l'altra parte non voleva crederci. Sconsolata e sola, decise di tornare in albergo, d'altronde non aveva con chi trascorrere il tempo. Inviò un messaggio al fratello, sapendo lo avrebbe letto al termine delle qualifiche. Si incamminò, l'hotel non distava molto dal circuito, e durante il tratto pensò a quanto la sua vita fosse cambiata in seguito alla sua decisione di scrivere quelle lettere. Era forse stata la cosa più intelligente che le fosse mai balenata nella mente, eppure non si sentiva felice. O meglio, sì, ma l'atteggiamento di Lewis la confondeva. Quella sera era buio e a malapena riusciva a vedere davanti a sé, temeva di sbagliare strada e di trovarsi in un altro luogo sconosciuto. Per evitare ciò, chiese indicazioni ai passanti e ben presto si ritrovò nella sua camera d'albergo. Non essendovi nulla da poter fare, o almeno qualcosa che realmente le interessasse, decise di farsi una doccia, che durò pochissimi minuti. Non amava immergersi nella vasca da bagno - per quanto l'avesse fatto da ragazzina- e rilassarsi, preferiva l'acqua che le scorreva sulla schiena. Una volta uscita, si rese conto le fosse arrivato un messaggio. Era da parte di Max. Si fermò sul posto e lo lesse attentamente. Le chiedeva di incontrarsi quella sera per poter discutere e accettò, voleva avere dei chiarimenti da lui. Ben presto si vestì, indossò una maglietta nera ed un pantaloncino, e poi si sedette sul divano, dove continuò la lettura del libro di Jane Austen, iniziata qualche settimana prima e mai portata a termine. Lesse molte pagine e, quando si rese conto che fosse quasi trascorsa un'ora e che ben presto Carlos sarebbe tornato, decise di posare il romanzo sul suo letto. Accese il suo cellulare e trovò un messaggio del fratello, in cui le avvertiva che sarebbe uscito, nuovamente, con Lando, insieme ad altri amici e che sarebbe tornato abbastanza tardi. Le disse anche di non attenderlo in piedi. A un tratto udì qualcuno bussare alla porta e subito si diresse ad aprirla, ma quando lo fece non vide nessuno. Scorse unicamente una piccola lettera a terra e la raccolse, per poi voltare la testa alla ricerca del mittente. Chiuse lentamente la porta, verificando ancora una volta che non vi fosse nessuno all'esterno e poi aprì delicatamente la busta ed estrasse il foglietto, su cui era scritta solamente una frase: "Mi perdoni?". Pensò potesse essere Lewis, la grafia era molto simile alla sua e, poi, Max non amava scrivere lettere. La sua tesi fu ben presto confermata, quando bussarono nuovamente. Ad attenderla, quella volta, era l'inglese in persona, con un mazzo di rose bianche. Era leggermente imbarazzato, il che era piuttosto insolito, ma ella cercò di farlo sentire a suo agio, sorridendogli. Lo fece accomodare e lui per non disturbare troppo rimase in piedi, ma quando lei si sedette sul divano, dopo avergli chiesto se avesse bisogno di qualcosa, la seguì a ruota. Lewis la guardò attendendo una risposta alla domanda posta sul bigliettino, che non tardò ad arrivare.

«Ovvio che ti perdono». Egli le sorrise e finalmente proferì parola.

«Non mi sono pentito del bacio di oggi, anzi, forse lo stavo attendendo quasi quanto te. Il problema è che non sono bravo ad esprimere i miei sentimenti e ho paura di poterti ferire, sebbene non sia questo il mio intento». Sospirò quasi impercettibilmente e lei lo osservò con attenzione, senza spostare lo sguardo dal suo volto.

«Lewis». Incrociò gli occhi in quelli di lui. «Credo di essere abbastanza matura da sapere cosa io voglia per me stessa e, in questo momento, desidero solamente te. Non devi preoccuparti di aprirti con me, perché non ti giudicherei mai». Gli spuntò un sorriso, né malizioso né lussurioso, forse il più sincero e puro che lei avesse mai visto.
A disagio per l'ennesima confessione, arrossì leggermente e ciò non fece altro che aumentare il divertimento del britannico, che si avvicinò a lei sempre più. Prese nuovamente il suo volto tra le mani e fece scontrare i loro nasi. Le farfalle nello stomaco che Beatriz aveva avvertito quella stessa mattina ritornarono a farle visita. Dall'altro lato, Lewis si era lasciato andare a un leggero brivido, che, però, lei non notò. E, con le loro labbra a pochi millimetri di distanza, probabilmente l'avrebbe baciata, se ad interromperlo non fosse stato qualcuno che bussava alla porta. Sbuffò, infastidito dall'interruzione. Ella fu costretta ad alzarsi e solo quando l'aprì, si rese conto di essersi dimenticata dell'incontro con il suo migliore amico.

«Ehy Dal». La guardò imbarazzato, sembrava quasi fossero tornati ai primi anni, quando ancora erano timidi e non avevano il coraggio di parlarsi. 

«Ciao Max, puoi darmi cinque minuti per favore? Mi preparo e usciamo». Egli annuì, quasi rilassato, fin quando non apparve Lewis alla porta, facendolo sbiancare. Non se lo aspettava lì. Il britannico rivolse alla giovane unicamente un cenno con il capo, geloso che lei stesse uscendo con Max, e se ne andò, per poi dirigersi nella sua camera. Ella indossò le scarpe e si truccò, anche se solo con fondotinta e mascara. Uscì e vide Max appoggiato alla parete, con il capo chino, che l'attendeva.

«Sei pronta?». Beatriz annuì e i due si incamminarono fuori dall'hotel, entrambi con le mani nelle tasche. «Ho sbagliato a rivelarti i miei sentimenti, d'altronde sapevo che fossi invaghita di Lewis. Spero che ciò non rovini la nostra amicizia, mi sentirei tremendamente in colpa. Ci conosciamo da cinque anni, non vorrei buttare tutto ciò che abbiamo costruito». Ella sorrise incoraggiante.

«Non preoccuparti, nulla cambierà». Egli sospirò di sollievo, ma poi le pose una domanda abbastanza scomoda, ma che non riusciva più a tenere per sé. «Cosa ci faceva Lewis nella tua camera?». 

Love Letters|| Lewis Hamilton [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora