♤Chapter LVII♤

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《Bea svegliati.》 Carlos scuoteva la sorella, nella speranza che ella si svegliasse. Tentò più volte, ma non sembrava essere intenzionata ad aprire gli occhi. 《C'è Lewis Hamilton proprio qui accanto che ti vuole parlare.》 Allarmata spalancò gli occhi ed iniziò a voltare la testa per vederlo. 《I vecchi rimedi si dimostrano sempre efficienti. 》Ella lo guardò male e gli domandò bruscamente cosa volesse.
《Non per nulla, ma siamo arrivati.》 Il fratello sì alzò e continuò a parlare. 《Da ben dieci minuti.》 Sebbene ancora assonnata, prese le sue valigie ed in compagnia di Carlos scese le scalette, così da toccare nuovamente terra.
《Mi era mancata.》 Proferì parola lei ed egli la guardò sorridendo, la pensava esattamente come lei. Nella mente del giovane balenò un pensiero, anzi un ricordo, quello della chiacchierata con Lewis il giorno stesso della partenza.
《Credi di prendere in considerazione quell'idea?》 Ella lo guardò confusa, non capiva di quale idea stesse parlando. Egli subito chiarì. 《Di fare domanda in Formula 1.》
La giovane scosse le spalle. Ci aveva pensato sì, un'infinità di volte, ma non sapeva dire quanto potesse essere efficiente quella scelta. L’avrebbe sicuramente avvicinata a Lewis, perché sarebbe stata perennemente a contatto con i piloti, a differenza di un altro lavoro in Spagna, ma ciò le avrebbe comportato, in qualunque caso, maggiori responsabilità. Era sicura che durante quel periodo di riposo, ci avrebbe pensato continuamente e che sarebbe giunta ad una conclusione. Attualmente, però, per quanto ne sapeva, non vi erano molti piloti che sentivano la necessità di avere con loro uno psicologo e certamente non avrebbe potuto esserlo di Max, sarebbe stato difficile per entrambi, stesso valeva per Lewis, che di psicologa ne aveva già una. Il fratello decise di non metterlo affatto in conto, sapeva che non si sarebbe mai aperto con lei, soprattutto quando si parlava di difficoltà. Mentre pensava a ciò, si era incamminata verso l’uscita dell' aeroporto, seguita da Carlos che attendeva ancora una risposta. Ella, vedendo l’espressione dipinta sul volto di lui, lo accontentò.
《 In realtà sì, ma non ho ancora deciso.》 Decise di non esternare i suoi pensieri, ma di liquidarlo nella maniera più diretta e garbata possibile.
《Capisco.》 Aggiunse lui, per poi rimanere in religioso silenzio.
Il motivo? Era estraneo anche a loro, sentivano solamente la necessità di rimanere in silenzio e di pensare a quanto avvenuto in quei pochi mesi. A romperlo fu il cellulare della giovane, che iniziò a squillare ed ella fu costretta a rispondere. Era Max, che chiamava per farsi perdonare. La chiacchierata non fu molto lunga, entrambi erano molto occupati con il rientro, ma lo fu abbastanza da rendere l'animo del giovane più tranquillo e leggero.
《Stasera credo che uscirò con degli amici, hai intenzione di venire?》Le chiese Carlos, non appena terminò la chiamata.
《Perché no, in qualità di sorella maggiore dovrò pur sorvegliarti. 》 Gli sorrise e lui scosse la testa ridendo.
《Sai vero che non lo farai?》 Scosse le spalle e proprio in quel momento si trovarono davanti casa. Entrambi sospirarono, sia per lo sconforto di essere ritornati che per il sollievo di avere un periodo di riposo, anche se molto breve. 《Corri a prepararti, non ho intenzione di aspettarti.》
《Sempre molto gentile, noto.》 Il giovane le fece segno di sbrigarsi, cercando di trattenersi dal ridere davanti a lei.
Fece una doccia veloce, ma rimase ad osservarsi a lungo allo specchio. Non si piaceva, non riusciva a trovare una sola parte del suo corpo che la soddisfacesse. Sapeva di essere magra, di non aver mai avuto alcun problema con il peso, ma non capiva come potesse piacere, anche minimamente, a Lewis. Girò lentamente su se stessa e scrutò attentamente ogni suo difetto. Non aveva forme, i fianchi troppo stretti ed un'orrenda cicatrice al centro del petto, a causa di un intervento subito non molto tempo prima. Cercò di scacciare ogni pensiero dalla sua mente e di concentrarsi solamente sulla serata che si prospettava essere una delle più esilaranti in assoluto. Conosceva gli amici di Carlos da quando era piccola e con loro si era sempre divertita, anche nei momenti di difficoltà. Indossò una camicia di seta rosa ed un jeans bianco, il tutto accompagnato da décolleté rosa cipria. Si truccò leggermente, come suo solito, e subito dopo si rivelò al fratello, che si dimostrò sorpreso della sua rapidità. I due uscirono e, come previsto, si divertirono molto, ma non a tal punto da farle dimenticare tutti i pensieri negativi avuti fino a poco tempo prima. E mentre loro si svagavano, Lewis, dal canto suo, aveva deciso di rimanere a Singapore ancora per un po', per poi partire alla volta della Russia. Non aveva che fare, si annoiava tremendamente e più volte ebbe l'impulso di comporre il numero di Beatriz, ma non appena lo faceva il suo conscio gli impediva di chiamarla. Odiava sentirsi dipendente da lei, odiava sentirsi impotente. Da quel che ne sapeva, la giovane poteva anche star semplicemente giocando con i suoi sentimenti, eppure ogni volta che pensava ciò, si malediceva di averlo anche semplicemente fatto. Sconsolato cercò qualche ripiego, ma finiva sempre ad immaginarla,  ora mentre rideva, ora mentre parlava, fino a giungere anche a pensieri poco casti, dopo i quali arrossiva e scuoteva la testa.Decise, allora, di prendere la sua amata chitarra e di suonare una delle sue canzoni preferite, sperando, inconsciamente, che piacesse anche a lei. Quando, però, iniziò a strimpellarla, potette giurare di sentire la sua voce risuonare nella stanza. Convinto di essere diventato ufficialmente pazzo, poggiò la testa sul cuscino e cercò di addormentarsi, riuscendovi poco tempo dopo.

Love Letters|| Lewis Hamilton [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora