♤Chapter LXXV♤

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《Bea io credo che tu non debba venire con noi, se vuoi chiedo a Victoria di restare qui con te, così da non rimanere da sola.》Riferì Max, quando vide la sua migliore amica vicino l'uscita dell'albergo. 《Carlos sarebbe d'accordo con me, se sapesse quello che è accaduto ieri. Sai che non credo affatto alla scusa del ciclo, vero?》Continuò, poggiandole una mano sulla spalla.
《Mi sento benissimo Max, non c'è bisogno che io rimanga qui ad annoiarmi e non ho alcuna intenzione che tu obblighi tua sorella a farmi da baby sitter! E' venuta qui per te, per farti una sorpresa, non puoi pretendere che adesso lei stia con me. Siamo ottime amiche, ma non me la sento di chiederle ciò.》Proferì, scuotendo la testa. 《Voglio venire con voi, non ho alcun dolore. Fidati di me.》L'olandese sbuffò, per poi assecondarla.
《Io, forse, non posso convincerti...》 Sorrise malizioso, per poi voltarsi verso Lewis, il quale era appena uscito dall'ascensore. 《... ma lui sì!》Annunciò. Fece per avvicinarsi a lui, quando ella lo trattenne con una solida presa sul suo braccio.
《Non devi dirgli assolutamente nulla.》Disse con tono di voce austero, meravigliandosi di se stessa. Solitamente era un tipo pacato e calmo, le succedeva raramente di innervosirsi. 《Per favore.》Addolcì la voce. Il ragazzo, sconvolto e confuso, annuì semplicemente.
《Ma tu rimani qui, quindi vieni che ti accompagno in camera mia.》Disse ponendole una mano dietro la schiena e spingendola dolcemente verso l'ascensore.
《Posso almeno usare la Play Station, visto che non saprei che fare altrimenti?》
《D'accordo, ma guai a te se la fai cadere!》L'inglese si voltò a guardarli e si avvicinò loro.
《Cosa succede, perché state tornando indietro? E perché hai una mano sulla sua schiena?》Max, come scottato, spostò la mano e non parlò, si limitò a guardare la spagnola, che a sua volta non proferì parola. A quel punto l'inglese pose le mani sui suoi fianchi ed alzò un sopracciglio, in attesa che si spiegassero. 《Allora?》
《Cose di donne.》Si limitò a rispondere l'olandese, per poi far entrare la ragazza nell'ascensore. Vi entrò anche lui e le ante si chiusero, lasciandoli da soli. 《Perché non vuoi dirmi la verità, Bea? Sai che di me puoi fidarti.》
《Max, per favore, non insistere.》 Sbuffò, incrociando le braccia. 《Non è detto che io debba riferirti tutto ciò che mi succede!》 Esclamò.
《Io mi sto preoccupando per te!》 Riferì lui, con lo stesso tono di voce utilizzato da lei in precedenza. 《Perchè non vuoi capirlo?》
《Max, te ne parlerò quando sarà il caso.》Egli rise nervosamente.
《Certo, morirò prima di saperlo.》 Scosse la testa, con il suo sorriso beffardo. La giovane proprio non lo sopportava quando si comportava in quel modo.
《Non sei mio padre, non vedo perchè dovresti conoscere tutto di me.》Disse semplicemente.
《Perchè la nostra amicizia è basata sulla piena trasparenza, ma a quanto pare tu non sei più della stessa opinione.》 Si aprirono le porte ed i due uscirono, continuando a discutere.
《Non ho mai cambiato opinione, solo che ritengo sia mio diritto decidere cosa riferirti.》 Nel frattempo erano arrivati innanzi la camera di Max, che quest'ultimo aveva già aperto, per fare entrare la spagnola.
《Va bene, quando vorrai parlarmene, sai dove trovarmi.》Rispose lui, per poi lasciarle un bacio sulla guancia e scendere di corsa le scale.
La giovane chiuse la porta dietro di sè ed andò a sedersi sul divano. Avrebbe tanto voluto dire a Max la verità, ciò che le stava accadendo, ma non voleva incentrare l'attenzione di lui su di sè.
Beatriz non aveva mai avuto tanta paura, quanto in quel periodo della sua vita. Aveva creduto di poter finalmente porre una pietra sul suo passato, ma questo, all'improvviso, era ritornato più forte di prima. Ogni volta che qualcosa sembrava fosse a suo favore, tutto crollava velocemente e non ne comprendeva il motivo. Iniziò a pensare di esserne lei la causa, forse non era degna della felicità, forse aveva pensato troppo a se stessa. Ma lei non ricordava un singolo momento in cui non avesse messo gli altri prima di sè, anche nelle scelte che aveva preso in passato. E lei, osservando quel referto medico che portava sempre con sè, pensava a quello che sarebbe stato il suo futuro se non si fosse mai ammalata e non avesse subito il trapianto di cuore. Era sicura sarebbe stata più felice, avrebbe coronato il suo sogno di guidare in Formula 1, ma probabilmente la sua vita dal punto di vista amoroso e dell'amicizia sarebbe stata completamente differente. Ventisette anni e così poca esperienza. Riponendo i documenti nella borsa, accese la televisione, per poter assistere alle prove libere. Non vi prestò, però, molta attenzione, così come anche alle qualifiche. Aveva visto solamente di sfuggita che il poleman era stato Lewis e che Max sarebbe partito secondo. Le giunse un messaggio e, controvoglia, lo aprì, per vedere chi fosse il mittente. Lesse il nome dell'inglese e sorrise leggermente.
"È stato strano non vederti per il paddock oggi, mi manchi"
"Mi manchi tu" Rispose semplicemente.
"Ti va di vederci stasera? Nella mia camera, se vuoi" Ella accettò, d'altronde non sapeva quanti altri giorni avrebbe potuto trascorrere con lui e voleva goderseli a pieno.





Love Letters|| Lewis Hamilton [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora