Capitolo 20

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Furtivamente guidai i fratelli Winchester, fino alla porta della stanza dove i demoni ci avevano precedentemente rinchiuso. Raggiunsi la porta cercando di aprirla.

-Ragazze. Mi sentite? Adesso vi tiriamo fuori.- comunicai cercando di forzarla. Dietro ad essa sentii le ragazze che mi dicevano che erano lì dietro tutte insieme. Sam si era avvicinato alla serratura cerando di forzarla. Dei passi rimbombarono per tutto il corridoio, io e i ragazzi con una rapida occhiata capimmo subito che ci dovevamo nascondere. Ci infilammo nella prima porta che trovammo aperta, nascondendoci. Era uno sgabuzzino molto stretto, mi trovai addosso a Dean trattenendo il fiato. I ragazzi affianco a me si guardarono cercando di escogitare velocemente un piano per uscire da lì tutti sani e salvi. Dean mi prese per i fianchi spingendomi contro a lui cercando di farsi spazio, eravamo tutti e tre incastrati in quella stanzetta microscopica. 

-Forza prendiamo le ragazze!- disse una voce femminile rimbombando per tutto il corridoio.

-Ne manca una. La cacciatrice.- affermò un'altra voce maschile. Mi irrigidii sentendo il cuore battermi forte nel petto. Il ragazzo che mi teneva tra le braccia, mi accarezzò un braccio cercando di tranquillizzarmi.

-Come è possibile? TROVATELA!! Valentine ci farà fuori tutti se non la troviamo subito!- gridò la donna. Sentii dei passi affrettati che si allontanavano dal corridoio. Dai successivi rumori intuii che avevano tirato di forza le ragazze per portarle chissà dove. 

Quando non sentimmo più alcun rumore uscimmo furtivi dalla stanzetta.

-Dobbiamo trovarli.- Affermò Sam stringendo i pugni. 

-Posso essere dappertutto, questo posto è immenso- riflettè Dean caricando la sua pistola. Fissai i corridoi avvolti nella penombra, i raggi della luna piena filtravano dalle finestre donando un po' di luce all'interno della struttura. Mi avvicinai alla finestra, fuori c'era un giardino dall'aria abbandonata con al centro un grande falò che illuminava tutta l'area, attorno ad esso alcuni demoni alimentavano il fuoco con della legna. 

-Li ho trovati- sussurrai indicando con il dito oltre la finestra. I ragazzi si misero dietro di me scrutando anche loro le fiamme. 

Iniziammo ad incamminarci cercando di raggiungere il giardino. Avanzavamo piano con la guardia alta, pronti ad attaccare in caso di evenienza. 

Una volta raggiunta l'area, ci nascondemmo dietro ad un pezzo di muro semi sgretolato. Ci rannicchiammo lì dietro in attesa del momento adatto per entrare di azione. Attorno al falò un demone suonava un tamburo, affianco a lui altri esseri della sua specie gettavano sul fuoco sedie rotte o altri pezzi di legno recuperati dalla struttura. 

Le ragazze erano sedute in un angolo con le mani legate dietro la schiena. Una macchina sportiva attraversò il giardino per poi fermarsi a pochi passi dal centro del fuoco. Dall'auto scese un uomo in un completo elegante scuro, si sbottonò la giacca sorridendo compiaciuto. Mi irrigidii quando lo riconobbi. Era il signore che qualche giorno prima mi aveva offerto il dolcetto al bar.

-Non è possibile.- sussurrai sgranando gli occhi.

-Lo conosci?- mi chiese Sam curioso. Annuii tremante.

-Il giorno che mi stavate indagando sulla scomparsa delle prime ragazze al Black, mi ha offerto un dolcetto al bar.- spiegai. Dean mi fissò per poi tornare a guardare l'uomo vicino al fuoco.

-Una, due, tre... ne manca una, la cacciatrice...- affermò l'uomo sceso dall'auto iniziando ad innervosirsi. Intuii che lui doveva essere il capo di questi demoni. Tutti gli altri esseri si paralizzarono intimoriti da lui, in attesa di una reazione. Il loro capo scoppiò a ridere. 

-Questa ragazza è più tosta di quanto sembri, peccato mi sarebbe piaciuto avere un po' di pubblico.- batté le mani divertito- Molto bene, fortunatamente ne ho presa un'altra di scorta. - con uno schiocco delle dita, due uomini fecero scendere dalla macchina un'altra ragazza spingendola verso le altre ragazze che guardavano la scena terrorizzate. Il demone si guardò l'orologio sorridendo.

-Benissimo. Che inizino le danze!- aprii le braccia e il fuoco scoppiettò. Proseguì con il suo monologo. -Che maleducato! Ragazze, il mio nome è Valentine. E questa sera avrete l'onere di far parte di un bellissimo evento che mi porterà alla gloria. Dunque chi vuole essere la prima?-

Le ragazze vennero prese dai suoi uomini vennero fatte inginocchiare davanti al fuoco. Valentine prese un pugnale. La lama brillò alla luce della luna.

Intuii quello che stava avvenendo, cercai di alzarmi per fermarlo, ma Dean mi bloccò tra le sue braccia nascondendomi il viso contro il suo petto, impedendomi di vedere la scena.

Dopo pochi attimi calò un silenzio assordante. Mi scostai dal ragazzo con le lacrime agli occhi, guardai i corpi delle ragazze ormai privi di vita, avrei dovuto esserci anche io tra loro. Non ero riuscita a salvarle.

Valentine  teneva una ciotola tra le mani che intuii contenesse il sangue delle vittime. Si schiarì la voce iniziando a pronunciare delle parole in una lingua che non riuscii a comprendere. Successivamente versò il sangue sul fuoco. Nessuno fiatò. Io ed i ragazzi trattenemmo il fiato in attesa. Un boato ruppe il silenzio. La terra tremò ed i vetri delle finestre esplosero sopra le nostre teste. Il braccio di Dean mi aiutò a ripararmi dalle schegge. Le fiamme del falò si alzarono di alcuni metri emettendo una luce accecante. Sette globi bianchi si alzarono dalle fiamme per poi prendere ognuno una direzione differenze sparendo dalla nostra visuale.

-Bene per questa sera abbiamo finito. Trovateli tutti e sette alla svelta. Voi tre ripulite questo posto.- indico tre demoni indicando i cadaveri delle ragazze. S'incamminò verso la sua auto sportiva, aprì lo sportello. Prima di salire in macchina si fermò comandando ai suoi sottoposti.

-Come ultima cosa, trovate la cacciatrice e il libro, la voglio viva. E adesso MUOVETEVI!- gridò l'ultima parole. Per un attimo ebbi la sensazione che stesse guardando nella mia direzione, mi irrigidii trattenendo il fiato. Fortunatamente risalì in macchina sfrecciando via. Io e i ragazzi ci guardammo tra di noi. Eravamo in minoranza numerica, non saremmo mai riusciti a sopravvivere in caso di scontro aperto. Con un cenno indietreggiando senza emettere fiato, silenziosamente rientrammo dentro l'edificio cercando di raggiungere l'uscita. 

Solo una volta salita in macchina scoppiai in lacrime.  Con in sottofondo i miei singhiozzi partimmo verso il Continental, sbigottiti da quello che era appena accaduto.

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