-Allora, ti ho lasciato tutte le consegne per la serata.- dissi al portiere di notte Gustavo. Egli era poco più basso di me con dei buffi baffi che gli davano l'aria da "macho", così sosteneva testardo. Assieme a lui mi facevo delle grosse risate sulle sue "disavventure amorose", come spesso mi diceva era attratto dagli uomini sbagliati, "casi umani per l'esattezza", per questo non aveva ancora trovato l'uomo della sua vita.
-Questa sera ti vedi con quel bel fusto che ti ritrovi come fidanzato?- mi domandò malizioso, fissandomi con i suoi grandi occhi scuri. Continuò - Come ti invidio, farei qualsiasi cosa per aver un uomo così, con quelle braccia muscolose, con quegli addominali... ah, cosa non gli farei- sospirò sognate. Lo fissai allibita.
-Gustavo, stai parlando del mio ragazzo, se fai il bravo una di queste sere lo faccio venire qua, che dici?.- dissi ridendo dalla situazione.
-Si magari. E' bravo a letto? Uno così deve essere uno stallone tra le len...-
Un urlo agghiacciante rimbombò tra le pareti dell'hotel, io e il mio collega ci guardammo preoccupati. Mi passai una mano tra i miei capelli a caschetto nervosa. Ci fu un calo di tensione, per qualche secondo le luci sfarfallarono. L'urlo si ripeté, sembrava venisse dal terzo piano. Velocemente aggirai il banco della reception.
-Gustavo, sembra il terzo piano. Vado a controllare. Ho il pass e per qualsiasi cosa ti chiamo, va bene ?- dissi di fretta. Non gli diedi neanche il tempo di ribattere che avevo già voltato l'angolo raggiungendo l'ascensore.
Stava succedendo qualcosa di brutto. Lo sentivo. Premetti con forza il pulsante per chiamare la salita, fissai i numeri scorrere impaziente. La discesa sembrava eterna.
Finalmente le porte si aprirono, entrai rapidamente premendo il numero tre agitata.
Quando le porte si aprirono il corridoio era deserto, il rumore dei miei tacchi era l'unico suono che riecheggiava nel lungo corridoio. Inspirai a fondo cercando di infondermi coraggio. Davanti alla porta 317 mi bloccai, avvicinai l'orecchio alla porta. Sentivo dei singhiozzi attutiti dallo scrosciare della doccia. La porta era socchiusa. L'aprii incerta.
-Signori? Sono Keira della reception. Tutto bene?- dissi timorosa entrando nella camera.
-Aiuto! La prego mi aiuti.- urlò la donna in bagno. Corsi dentro ad esso e trovai la poveretta rannicchiata in un angolo. Mi fissò in lacrime per poi indicarmi tremante lo specchio dove era stato scritto in rossetto: "Sarai la prossima". Fissai senza parole la scritta, non sapendo che fare.
-Signora, si calmi. E' tutto finito, mi guardi. Come si chiama?- le chiesi gentilmente cercando di rassicurarla, obbligandola a guardarmi negli occhi.
-Rosie.- balbettò tra i singhiozzi.
-Adesso risolveremo questa cosa, va bene?- annuì di risposta.- Cosa è successo?- le chiesi.
-Avevo caldo. Sono venuta in bagno per rinfrescarmi, ma ad un certo punto la luce ha iniziato a tremolare. Il rubinetto si è aperto da solo ed il rossetto ha iniziato a scrivere da solo. Da solo! Lo giuro. Ho urlato e mio marito Frank ha cercato di venire ad aprire la porta, ma non si apriva. Ero bloccata dentro. Lui... Oddio Frank dove sei? Mio marito... deve aiutarmi a trovarlo!- esclamò spaventata. L'aiutai ad alzarsi e la feci accomodare su una poltroncina, rassicurandola che avremmo subito trovato suo marito. Presi la cornetta del telefono della stanza e velocemente digitai il numero della reception, il mio collega rispose subito. Spiegai velocemente tutta la vicenda a Gustavo.
-...Come ultima cosa chiama un'ambulanza credo di aver trovato il marito.- sussurrai rabbrividendo fissando con orrore la scia di sangue che proveniva da sotto il letto.
Diedi uno sguardo alla signora, era rannicchiata sulla poltrona fissando il vuoto.
Chissà cosa avrà visto per essere così traumatizzata, pensai amareggiata. Mi avvicinai al capezzale, lentamente mi chinai, trovando il signore sotto di esso tremante. Come ci era finito la sotto?
-Signore, riesce a muoversi?- domandai preoccupata, cercando di valutare il suo stato di salute, era sotto shock. L'uomo sussultò tremante, tra le mani stringeva qualcosa che non riuscivo a identificare.
Solo la voce della moglie che lo chiamava riuscì a farlo uscire dal suo nascondiglio. Una volta fuori, fissai sconvolta l'addome di Frank pieno di graffi. L'uomo tremante riuscì a spiegarmi che si era svegliato dall'urlo della moglie, aveva cercato di soccorrerla invano, ma era stato buttato da una forza sconosciuta sul letto dove era stato graffiato da qualcosa di invisibile. Aveva lottato con tutto se stesso per difendersi, fino a che era riuscito a scacciare quella cosa colpendola con la statuetta di ferro che si trovava sul comodino facendola svanire completamente. Il suo racconto venne interrotto dall'arrivo dei paramedici che soccorsero i coniugi.
Arrivò anche la polizia che incominciò subito le indagini per capire cosa era successo. Dopo essere stata interrogata sulla vicenda, scesi alla reception. Ero scombussolata da tutto quello che era successo, la cosa che mi lascia senza parole era che nessuno del corridoio aveva sentito qualcosa, gli ospiti della struttura si erano svegliati solo con l'arrivo dei soccorritori.
Arrivai dal mio collega e andai a sedermi nel back office. Gustavo mi porse una bevanda calda che dal profumo intuii che fosse qualche sua tisana rilassante.
-Keira. Come ti senti?- mi chiese premuroso. L'orologio segnava quasi le due del mattino.
-Diciamo bene. Sembrava un film horror. Ai livelli di Shining. Non so spiegarmi cosa sia successo, da come i signori della 317 hanno descritto la scena sembra essere stata un'aggressione da un fantasma. Surreale vero? Ma i fantasmi non esistono... Non so cosa pensare.- sussurrai soffiando sulla mia bevanda calda. Il mio amico mi guardò senza parole, entrambi eravamo a conoscenza delle leggende che giravano nell'hotel, storielle horror che girano in tutti gli hotel, tutte leggende metropolitane prive di prove concrete.
-Keira! Sei qui?- la voce di Damian mi fece tornare alla realtà. Mi alzai dalla sedia sistemandomi la gonna della divisa da lavoro che si era alzata.
-Sono qui. Vieni dietro.- gli risposi. Gustavo appena sentì la sua voce s'illumino e si sistemò il colletto dalla camicia eccitato. Il mio ragazzo fece il suo ingresso come un tornado precipitandosi da me. Salutò con un cenno del capo il mio collega che in risposta emise un urletto poco virile. Damian lo ignorò concentrandosi su di me.
-Amore, perché l'hotel è invaso da poliziotti? Stai bene?- mi prese delicatamente il viso tra le mani cercando di capire il mio stato di salute. La sua presenza mi tranquillizzò, l'abbracciai a lungo inspirando a fondo il suo dolce profumo singhiozzando. Crollai scoppiando a piangere, tutte quello che era successo mi aveva sconvolto emotivamente e me ne resi conto solo al suo arrivo.
Quando mi ripresi raccontai tutto al mio ragazzo che mi ascoltava attento, ogni tanto serrava la mascella e annuiva concentrato. Dopo aver finito il racconto ed aversi rassicurato mi disse:
-Piccola. Si è fatto tardi. Andiamo a casa.- baciandomi la fronte dolcemente. Annuii di risposta. Salutai il mio collega ed uscii dall'hotel.
STAI LEGGENDO
I will find you ~Dean Winchester~
ParanormalQuesta storia narra la vita di Keira Knight, ragazza sui venticinque anni, un buon lavoro e un fidanzato premuroso. Che però non idea di cosa il destino abbia serbo per lei. Una serie di eventi le cambieranno la vita. In poco tempo si troverà a comb...