Sorprese

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Albus si massaggiò le tempie, esausto. Erano settimane che cercava di mettere a punto schemi per il Quidditch perfetti, che gli garantissero la vittoria, e anche quel pomeriggio aveva scelto di cercarsi un posto in biblioteca, in vista della prima partita della stagione, che si sarebbe svolta dieci giorni dopo. Sapeva che avrebbe dovuto giocare contro la squadra di sua sorella, e contro metà della sua famiglia. Avevano imparato a giocare a Quidditch insieme, e sapeva quanto Hugo, Lily e Roxanne fossero in gamba. Al, come suo padre e suo nonno prima di lui, era un Cercatore; anche Scorpius era nella squadra di Quidditch, uno dei suoi migliori Cacciatori, ma ultimamente gli sembrava distratto, perso tra pensieri che non voleva condividere con lui.
Sollevò lo sguardo, pensieroso, e fu allora che la vide. Vide un paio di vivaci occhi verdi e una chioma castano dorato che si accomodavano in un angolo, davanti alle grandi vetrate della biblioteca. La vide aprire un libro, srotolare un foglio di pergamena e cominciare a scribacchiare qualcosa, con aria assorta.
Sospirò. Aveva perso il conto di quante volte si era perso ad osservarla, da lontano, e non sapeva neppure dire quando lei avesse cominciato ad infestare i suoi pensieri. Albus non aveva mai avuto il coraggio neppure di parlarle. E a cosa sarebbe servito, poi? Lei era decisamente al di là della sua portata, e in più, a Hogwarts sapevano tutti che Camille Corner usciva con Matthew Finnigan ormai da più di un anno.
Aveva parlato con lei solo un paio di volte, grazie a Rose. Nonostante le due ragazze avessero un temperamento notevolmente diverso, e nonostante l'appartenenza a due case diverse, Rose aveva sempre mantenuto ottimi rapporti con Camille: era fra i migliori Corvonero, e lei e Rose studiavano spesso insieme, per le materie che lo richiedevano e che condividevano. Estremamente brillante, festaiola, Cacciatrice della squadra di Quidditch di Corvonero, con un sorriso splendido e un'allegria contagiosa: Albus proprio non riusciva a capire che cosa ci trovasse una come lei in Finnigan, che gli era sempre sembrato un tipo dimesso e non particolarmente intelligente. Comunque, Finnigan era nella squadra di Quidditch di Grifondoro, Portiere, e con un moto d'irritazione Albus pensò che non gli sarebbe dispiaciuto affatto batterlo... ma poi scosse la testa, dicendo a sé stesso che una come lei non l'avrebbe comunque mai degnato di uno sguardo. Era semplicemente Al, il cugino Serpeverde di Rose: lei non lo conosceva, e non si era mai presa la briga di farlo. Semplicemente, Al era ben consapevole di non suscitare in lei alcun interesse.
A lui, invece, sembrava di conoscerla meglio delle sue tasche. L'aveva osservata tante e tante volte, l'aveva vista ridere, l'aveva vista stanca e bagnata dopo gli allenamenti di Quidditch, sotto la pioggia, l'aveva vista divorare quantità enormi di cioccolato ai banchetti di Halloween. L'aveva osservata da lontano chiacchierare sottovoce in biblioteca, con Rose, e l'aveva vista trascinare la cugina a Mielandia a divorare caramelle gommose e dolci alla liquirizia, ridendo. E quello stesso giorno nebbioso di diversi mesi prima, l'aveva vista passeggiare per Hogsmeade mano nella mano con quel Finnigan.
Si riscosse dai suoi pensieri bui, le gettò un'ultima occhiata malinconica, e lasciò la biblioteca. Come ogni volta, lei non si era neppure accorta della sua presenza.

***
Scorpius era sdraiato sul suo letto a baldacchino, e si rigirava i pollici, aspettando. Tra poco più di mezz'ora avrebbe dovuto incontrare la Weasley all'ingresso della Sala Grande, per il loro turno di ronda. La McGranitt aveva deciso di estendere le ronde anche ai Caposcuola, oltre che ai Prefetti, "in modo da condividere non solo gli onori, ma anche gli oneri dell'autorità." I Caposcuola avevano in effetti autorità anche sui Prefetti, ma quello che la McGranitt considerava un onore si traduceva di fatto, stando così le cose, nel dover organizzare e stabilire i turni di ronda anche per loro. Ovviamente, la Weasley aveva già fatto tutto il lavoro, distribuendo a ciascuna coppia di Prefetti i loro turni, organizzati in tabelle precise e distinte con i colori delle quattro case. Una maniaca del controllo, quella Weasley.
Era la terza ronda che condividevano, quella sera. La seconda era passata in un silenzio teso e imbarazzato, da parte di entrambi, e Scorpius si era ritrovato a pensare che forse quelle ore in compagnia della Weasley non sarebbero state così divertenti come aveva previsto. Adorava metterla in imbarazzo al punto da zittirla, ma aveva imparato a proprie spese che quando ci riusciva, lei lo fissava con gli occhi spalancati, blu come due zaffiri, in un modo che gli faceva perdere il controllo, e finiva per mettere in imbarazzo anche lui. Non controllava più i suoi stessi comportamenti: l'ultima volta che le si era avvicinato in quel modo, aveva finito per prenderle la mano e le aveva accarezzato il viso in un gesto spontaneo e convulso che non era riuscito a trattenere. Lui si era divertito a guardarla arrossire e a metterla in confusione, ma quando le pietre blu che lei aveva al posto degli occhi si erano piazzate dentro i suoi, fissandolo, lui si era perso. Era lei che riusciva a confonderlo.
Erano giorni che Scorpius si chiedeva che cosa gli stesse succedendo, e perché si ritrovava a fissarla così spesso, come era accaduto in Sala Grande qualche giorno prima. Lei non gli aveva mai mostrato nulla di sé che non fosse il suo sarcasmo, e non aveva mai fatto mistero di tollerarlo a malapena. Lui non l'aveva mai odiata, ma le si era sempre mostrato indifferente, tranne quando si trattava di farla innervosire, lo divertiva troppo. Ma adesso, sentiva che qualcosa era cambiato...gli piaceva guardarla studiare, e lo stupivano i sorrisi gentili e pieni di calore che riservava alla sua famiglia. Lo stupiva l'espressione distesa che assumeva con Al, come se lui fosse tutta la sua serenità. Lo aveva stupito, la prima volta che si era soffermato ad osservarla per caso, l'espressione malinconica dei suoi occhi, sul treno. E lo stupiva l'espressione di vulnerabilità che lei assumeva ogni volta che lui riusciva a metterla in imbarazzo, come se fosse stata sorpresa senza difese. E forse era questo, il punto: lei aveva sempre innalzato le sue difese, con lui, tenendolo a distanza.
Si riscosse, alzandosi dal letto...ancora una volta si era perso tra i suoi pensieri, e ancora una volta l'oggetto dei suoi pensieri era lei. Non seppe spiegarsi il perché, ma uscì dal dormitorio parecchio in anticipo, e si ritrovò alla Torre di Grifondoro. L'avrebbe aspettata lì.

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