Buio. Nuvole di buio si addensavano su di lei, viscose e pesanti. Sentiva quella densità soffocante comprimerle il petto, tanto da renderle doloroso ogni respiro, ogni ansimo strozzato. Non riusciva a respirare pienamente, come se i suoi polmoni si fossero ristretti tutto ad un tratto, lasciando posto ad un intrico serpeggiante di spine, di roveti dolorosi e pulsanti.
Depose il cucchiaio sulla tavola, sollevando istintivamente lo sguardo. Il tintinnio del metallo sul legno le giunse lontano, ovattato, e la fioritura di spine che sentiva nel petto l'avvolse più stretta, mentre lei prendeva un respiro doloroso, in cerca d'aria.
Lui era lì, seduto al tavolo di fronte al suo. Ombre violacee gli segnavano lo sguardo, chino davanti a sé, e una strana fissità regolava i suoi movimenti. Si impose di distogliere lo sguardo, ma le pupille le rimasero inchiodate sulla sua figura. Si chiese come avesse fatto, per tutti quegli anni, a non accorgersi di quanto lui fosse disarmante, coi suoi modi aggraziati e perfettamente misurati, con quelle ciocche scomposte che sembravano catturare la luce e rifletterla, come il più fulgido degli specchi.
E si chiese come avesse fatto a non capire che quella bellezza silenziosa e catartica era quanto di più pericoloso e infido potesse esistere, per lei. Come il fiore di una pianta carnivora, lui era lì per attrarre e divorare.
E l'aveva lasciata, dopo averle reso impossibile anche solo ricordare come fosse la sua vita prima che lui la stravolgesse.
Per tre lunghissime settimane le sue parole l'avevano tormentata e rincorsa, sussurri d'amarezza e incuria che lui le aveva risolto, con la sua espressione fredda e irrisoria.
"Andiamo, Rose. Sapevi che sarebbe finita. Non puoi essere stata così ingenua da credere che sarebbe durata per sempre."
Ma lei ci aveva creduto davvero. Ci aveva creduto ogni volta che lui l'aveva stretta a sé, ogni volta che le sue labbra si erano posate sulle sue, ogni volta che lui l'aveva guardata negli occhi. E per l'ennesima volta in tre settimane, si sentì una stupida.
E poi, accadde. Quasi come se lui avesse percepito il suo sguardo su di sé, sollevò gli occhi, lentamente. Incrociò il suo sguardo per un istante lunghissimo, e lei si strinse nelle spalle, piccola e fragile, trafitta da quegli occhi di piombo segnati da solchi scuri. Le parve di leggervi nubi di un dolore latente, nascosto, ma durò solo un istante: poi, i suoi occhi tornarono ad essere una fredda superficie di ghiaccio, e lei rimase lì, inchiodata ed esposta al gelo di quelle pupille, vestendosi di tutta la sua inadeguatezza. Un movimento impercettibile lo distrasse da lei, interrompendo quel contatto: la chioma corvina di Al aveva invaso il suo campo visivo. Rose lo vide voltarsi verso di lei, con un'espressione ferita e preoccupata che la fece stare ancora peggio. Abbassò lo sguardo, come scottata, ma non poté impedirsi di sollevarlo ancora: Al si era voltato verso di lui, con un cipiglio scontroso, il volto una maschera di ghiaccio.
Rose non aveva parlato molto con suo cugino, né con nessun altro, e non aveva voglia di chiedersi se lui l'avesse fatto. Per la verità, non aveva parlato molto con nessuno. Si era limitata ad accartocciare il dolore da qualche parte dentro di sé, e a circondarlo con strati e strati di grigiore. Era lì, da qualche parte, lo sentiva premere sull'intrico di vene che si diramava sul suo cuore, groviglio di spine pungenti. E lo sentiva espandersi e pulsare più forte, ogni qualvolta lui si trovasse nella stessa stanza, a condividere con lei la stessa aria e a renderla venefica, irrespirabile. Avvertì l'impulso feroce di scappare il più lontano possibile - era forse il suo istinto di sopravvivenza, che le imponeva di allontanarsi velocemente dalla fonte del suo tormento, o forse era semplicemente codardia, il bisogno immediato di scappare per non affrontare il gelo di quegli occhi di tempesta, che suo malgrado aveva imparato ad amare. Scosse la testa, impercettibilmente, quasi a riscuotere la mente da quei pensieri malsani. Spinse via il piatto di fronte a sé, e il suono raschiante di quel gesto, ancora una volta, le giunse lontano, confuso.
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Qualcosa per cui vale lottare
ФанфикRose Weasley è al suo settimo anno ad Hogwarts, l'ennesimo che condividerà con suo cugino Albus, per lei più che un fratello, l'unico Serpeverde di casa, e amico fraterno di Scorpius Malfoy, con il quale Rose non è mai riuscita ad andare d'accordo...