Rose non seppe dire per quanto tempo rimase lì a fissarlo, con le ginocchia piegate contro il petto, sul pavimento freddo di uno stanzino delle scope.
Lui non muoveva un muscolo, quasi come se fosse ancora sotto l'effetto di un incantesimo; si limitava a far saettare lo sguardo di ghiaccio dagli occhi di Rose alle sue mani intrecciate attorno alle ginocchia, quasi a proteggersi da lui, da quella vicinanza imposta e inaspettata.
E Rose avrebbe tanto voluto riuscire a proteggersi davvero. Proteggersi da quello sguardo impassibile, da quella bellezza sfolgorante, quasi dipinta, dal quel profumo troppo intenso e familiare, che le era mancato più di quanto le piacesse ammettere.
Ma, semplicemente, non ne era capace.
E rimase lì per istanti che le parvero secoli, a misurare ogni centimetro dell'aria ferma e trepidante che li circondava, a scavare famelica su ogni curvatura di quel volto perfetto e pericoloso, a seguire la linea dritta della mascella e quella delle sopracciglia, perfettamente arcuate, a osservare i capelli biondi che gli ricadevano sulla fronte, più lunghi di quanto li ricordasse, e quelle labbra piene appena incurvate e dischiuse.
Il volto di Scorpius era una maschera di muto stupore, di trepidante attesa, e di una malcelata sofferenza.
Rose la percepiva dalle increspature della sua fronte aggrottata, dalla stretta tremante dei suoi pugni chiusi, da quello sguardo perso che non la smetteva di saettare da un centimetro all'altro della sua pelle.
E per l'ennesima volta, Rose Weasley si sentì bruciare sotto lo sguardo glaciale di Scorpius Malfoy. Per l'ennesima volta, percepì il battito accelerato del suo cuore, che svolazzava e sbatteva contro le costole come un uccellino in gabbia. Per l'ennesima volta, seppe di non avere scampo, di non poter sfuggire a quell'unica, terribile condanna: lui era il suo punto debole, e lo sarebbe sempre stato.
Era lui, in tutta la sua sfolgorante e pericolosa bellezza, lui con i suoi sguardi glaciali e i suoi sussurri a mezza voce, lui con quelle mani affusolate come quelle di un pianista, ora strette fino a far sbiancare le nocche.
Lui era la sua condanna, un roveto di spine travestito da innocuo cespuglio di biancospino. E dovette combattere ancora, Rose Weasley, contro la sofferenza, contro il dolore che minacciava di schiacciarla fino a farle esplodere la gabbia toracica, contro il desiderio di allungare le dita tremanti e affondarle tra quei capelli biondi, per sentire se erano ancora morbidi come li ricordava.
Strinse più forte l'intreccio delle sue dita, raccogliendosi più stretta su quel pavimento freddo e imponendosi di distogliere lo sguardo che era rimasto fisso su di lui troppo a lungo.
Poi, il silenzio si spezzò. La sua voce infranse l'aria immobile, in quello che fu appena un flebile sussurro, una preghiera disperata:
"Rose..."
Il suo nome. Solo il suo nome, pronunciato in uno sfarfallio di suoni da quella voce bassa e spezzata.
Rose sussultò e chiuse le palpebre, tremante, stringendo gli occhi quasi come se sperasse di non trovarlo più, una volta aperti di nuovo. Chiuse gli occhi, tentando di cancellare dalla sua mente il suono del suo nome pronunciato dalla sua voce, con un sussurro tremulo, uno sfiorarsi di labbra.
"Hai paura di me?"
Riaprì gli occhi, di scatto, riportando le iridi azzurre sul viso del ragazzo. Nessuna traccia di collera, nel suo sguardo, solo un sorriso amaro ad incurvargli le labbra e una sofferta, lacerante rassegnazione negli occhi.
E Rose si maledisse, maledisse sé stessa perché avrebbe dato qualsiasi cosa per far sparire quel dolore nel suo sguardo, nonostante tutto. Lasciò andare un sospiro terrorizzato, e scosse piano la testa, quasi a rassicurarlo, desiderando più di ogni cosa che qualcuno la portasse via di lì, lontana da lui, lontana da quello sguardo che la rendeva sempre e comunque debole.
Lui abbassò il volto, sconfitto, e Rose non riuscì più a distinguere i suoi tratti, nascosti nell'ombra.
Poi, ancora una volta, lui infranse il silenzio:
"Mi dispiace così tanto, Rose. Io...io non volevo farti del male."
Rose scosse la testa, di nuovo, mentre gli echi del suo dolore sordo moltiplicavano le loro urla, mentre tutto di lei sembrava tendersi in preda alla sofferenza. Non voleva sentire. Non voleva ascoltare neppure una sola, singola parola che l'avrebbe portata a cessare anche la sua collera, a smettere di essere arrabbiata con lui. Voleva esserlo. Voleva continuare a covare la sua furia e il suo rancore, l'unica cosa che le impediva di crollare ogni giorno. Una risata amara le sfuggì dalle labbra, mentre si sforzava di richiamare a sé ogni brandello del suo cuore ferito.
"Non mi devi nessuna spiegazione, Malfoy. Sei stato abbastanza chiaro l'ultima volta."
Sputò la sua collera come un veleno, e lo vide sussultare a quelle parole, mente alzava nuovamente il volto verso di lei.
"L' errore è stato mio, comunque."
Lui le rivolse un'occhiata confusa, spostandosi distrattamente i capelli biondi dalla fronte:
"Che intendi?"
Lei sbuffò, più dura di quanto realmente si sentisse:
"Sono stata ingenua, tutto qua. Avrei dovuto sapere benissimo che se Scorpius Malfoy avesse deciso di punto in bianco di smetterla di fare il playboy incallito e stare davvero con qualcuno, beh...quella non sarei di certo stata io."
Scorpius le rivolse un'occhiata se possibile ancora più confusa, mentre staccava la schiena dalla parete di pietra alle sue spalle per inclinarsi in avanti, il volto illuminato da una lama di luce che filtrava dalla porta ancora chiusa.
"Ma che stai dicendo?"
Rose alzò le spalle di rimando, voltando il capo e fissando lo sguardo vacuo sul pavimento di pietra:
"La verità, Malfoy. Noi siamo troppo diversi, e io..io chiaramente non vado bene, per te."
Lo vide sussultare a quelle parole. Lo sguardo gli si velò nuovamente di una muta sorpresa, mentre scuoteva la testa e incurvava le labbra nell'ennesimo sorriso amaro:
"Tu non vai bene per me?"
Rose si sentì ancora più a disagio. Sfregò sui jeans i palmi delle mani in un gesto convulso e involontario, mentre l'aria che inalava sembrava comprimerle i polmoni anziché darle il sollievo del respiro. Rimase in silenzio, avvolta nuovamente da quel turbinio di pensieri vorticosi che così tante volte l'avevano tormentata, in quei mesi.
Ogni volta che si era guardata allo specchio. Ogni volta che aveva contato le troppe lentiggini sul suo viso. Ogni volta che non era riuscita ad indossare un paio di jeans come avrebbe voluto. Ogni volta che le sue occhiaie le erano sembrate troppo marcate, e i suoi capelli troppo in disordine.
Ogni singola volta, si era sentita troppo e troppo poco. Troppo noiosa, troppo timida, troppo silenziosa. Troppo poco interessante. Troppo anonima, troppo incerta, troppo poco femminile. Troppo in disordine, troppo impacciata, troppo poco degna di nota.
Troppo Rose Weasley, troppo poco per Scorpius Malfoy.
E ogni volta si era sentita una stupida. Ma se c'era una sola cosa che aveva sempre apprezzato di sé stessa, a dispetto di tutto, era il suo ingegno. Forse era troppo poco per renderla interessante agli occhi di lui, ma era tutto ciò che aveva. E non avrebbe permesso a nessuno, nemmeno a Scorpius Malfoy, di farle dubitare anche di questo.
Perciò, aveva scacciato quei pensieri con tutta la forza che aveva in corpo, ogni volta che si affacciavano alla sua mente, venefici.
Ma era arrivata la resa dei conti. E lì, di fronte a quella figura perfetta, a quella bellezza velenosa e sfolgorante, Rose si sentì troppo piccola, troppo insignificante. Sentì, per l'ennesima volta, di non essere abbastanza.
Rimase in silenzio, distogliendo nuovamente lo sguardo da lui, che ora sembrava fissarla con troppa intensità perché lei potesse tollerarla.
Lo sentì muoversi, mentre lei si ostinava a fissare le crepe sul pavimento, terrorizzata all'idea di alzare il viso e trovare nuovamente quello sguardo di ghiaccio che la inchiodava al suolo, impedendole persino di respirare.
Ma fu una mossa sbagliata. Perché quando finalmente si decise ad alzare gli occhi, lo trovò più vicino di quanto si sarebbe aspettata. Annegò inesorabilmente in quello sguardo del colore del mare in tempesta, senza riuscire ad impedirselo, mentre stringeva ancora le ginocchia al petto in un sussulto involontario. Un lampo di fastidio attraversò lo sguardo di lui, ma fu solo un attimo. Scorpius non accennava a staccare gli occhi dai suoi, e quando allungò l'indice bianco verso di lei, per spostarle una ciocca di capelli dal viso, lei chiuse gli occhi al ricordo inconsapevole di quante volte quel gesto le fosse mancato. I brividi lungo la schiena parvero pungerla come mille aghi, mentre il cuore continuava a batterle frenetico contro le costole.
Prese un respiro spezzato, chiudendo gli occhi per evitare ancora una volta di essere sopraffatta da lui, da quello sguardo, dal suo tocco gentile.
"Tu sei molto più di quanto io abbia mai desiderato, Rose Weasley."
Il suono di quelle parole, pronunciate in un sussurro spezzato e malinconico, la investì con prepotenza, mentre gli ultimi, insulsi brandelli di autocontrollo si sgretolavano innanzi a lei. E arse, Rose Weasley, arse per la sofferta consapevolezza dei suoi sentimenti laceranti e mai sopiti, arse di un desiderio struggente e impossibile, arse di una collera cieca e prepotente, verso sé stessa, così fragile e impotente, e verso di lui che riusciva sempre a renderla così dannatamente vulnerabile.
Si riscosse, scuotendo la testa con forza e inchiodandolo con il blu sferzante dei suoi occhi:
"Non ne hai il diritto, Malfoy."
Allontanò bruscamente la mano di lui dal suo viso, mentre Scorpius spalancava gli occhi in un moto di sofferente sorpresa. E Rose odiò quello sguardo ferito, odiò il doloroso stupore che lesse nel suo sguardo. Era lei che era stata ferita, lei che era stata rifiutata, e lui non aveva il diritto neppure di sfiorarla, non più.
"Non hai il diritto di toccarmi come se niente fosse, non hai il diritto di guardarmi come se io avessi fatto del male a te, e non hai il diritto di uscirtene con le tue frasi da rimorchio dopo che io ho passato mesi a chiedermi che cos'ho che non va, e perché diamine non vado bene per sua maestà il principe delle Serpi. Merlino, sei un tale stronzo!"
Sputò la sua collera come un veleno, e lo vide ritrarsi mentre il solito, odioso sorriso amaro gli si dipingeva sul viso. Rose lo vide passarsi una mano tra i capelli, lo sguardo velato di una muta sofferenza:
"Sono io che non vado bene per te, Rose."
Rose spalancò gli occhi, lasciandosi sfuggire una risata priva di colore:
"E questo che cosa vorrebbe dire? Il vecchio giochetto del 'Oh, non sei tu il problema, sono io?' Fammi il piacere, Malfoy."
"Rose, tu...tu non capisci."
Ancora una volta, Rose sentì il suo sguardo bruciarle la pelle, mentre si sforzava ancora una volta di non cedere, e sentiva le lacrime cominciare a pizzicarle gli occhi. La voce le uscì più incerta e tremante di come avrebbe voluto:
"Ah, no? Spiegamelo, allora. Spiegami perché di punto in bianco hai deciso che Rose Weasley fosse troppo poco per te, dopo tutte le stronzate che mi hai rifilato! E io che ci io ho davvero creduto!"
Lui continuava a guardarla con lo sguardo colmo di un dolore muto. Sospirò stancamente, e la sofferenza parve dipingersi più nettamente sul suo viso quando due lacrime solitarie scivolare lungo le guance di Rose, che si affrettò a farle sparire.
"Ti prego, Rose...non... non riesco a sopportarlo, io...non volevo farti del male."
"Beh, l'hai fatto."
Rose sospirò stancamente, distogliendo lo sguardo e cercando di ricacciare indietro le lacrime. Non avrebbe pianto, non di nuovo, non davanti a lui.
Seguirono istanti di un silenzio denso e inquieto, Rose cominciò a pensare che probabilmente sarebbero rimasti lì, in silenzio, evitando accuratamente di guardarsi, fino a quando qualcuno della sua famiglia di traditori non si fosse deciso a lasciarli andare. Ma poi, la sua voce spezzò ancora l'aria immobile, in un sussurro a malapena percettibile:
"Volevo solo proteggerti."📝Spazio autrice:
Sono tornata (meglio tardi che mai!)
Mi scuso per l'attesa, per l'ennesima volta...ma è stato davvero un periodaccio.
Ho scelto di spezzare il capitolo a metà perché sarebbe stato davvero troppo lungo...la seconda metà arriverà presto, almeno spero!
Un bacio a tutt*, e grazie per l'infinita pazienza!potterhead96S
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Qualcosa per cui vale lottare
FanficRose Weasley è al suo settimo anno ad Hogwarts, l'ennesimo che condividerà con suo cugino Albus, per lei più che un fratello, l'unico Serpeverde di casa, e amico fraterno di Scorpius Malfoy, con il quale Rose non è mai riuscita ad andare d'accordo...