"Volevo solo proteggerti."
Non si accorse neppure di averlo detto ad alta voce. Rimase lì, a fissare le lastre del pavimento, incapace di affrontare ancora la sofferenza negli occhi di Rose, e la propria. Avrebbe voluto essere più forte. Abbastanza forte da riuscire a mettere a tacere ciò che avrebbe voluto urlare, e da costringersi ancora una volta a fingere che andasse tutto bene, che si fosse davvero stancato di lei. Ma non riusciva proprio a sopportare le parole di Rose, e il malcelato dolore nei suoi occhi, e quelle lacrime che si era affrettata a nascondere. Non riusciva a credere che lei pensasse di non essere abbastanza per lui, lei che era quanto di più bello e puro lui avesse mai avuto. Odiava il fatto che si fosse davvero sentita così, e odiava esserne la causa. Per la prima volta, dubitò di aver fatto la scelta giusta. Si chiese se davvero allontanarla in quel modo sarebbe servito a metterla al riparo dalla sua oscurità, o l'avrebbe solo fatta soffrire, come stava soffrendo adesso.
Si portò le mani fra i capelli, per l'ennesima volta, dilaniato dal dubbio e dalla voglia di stringerla tra le braccia, e dalla dolorosa speranza che lei potesse perdonarlo.
E in quel momento, il peso delle proprie scelte gli ricadde addosso come un macigno, e tutta quella faccenda gli sembrò la cosa più stupida che avesse mai fatto. Come aveva anche solo potuto pensare di allontanarla da sé? Come aveva potuto pensare che sarebbe riuscito ad andare avanti con la propria vita, e lasciarsi alle spalle tutto quanto? Come aveva potuto scegliere di farla soffrire, pur di non affrontare il senso di colpa per tutti i sussurri venefici, per tutte quelle parole istillate di veleno che anche lei aveva dovuto sopportare? Per la prima volta, si chiese chi stesse cercando di proteggere davvero...lei, o sé stesso?
Si lasciò sfuggire l'ennesimo sospiro spezzato, mentre sollevava lo sguardo un'altra volta, e lo fissava negli occhi di Rose. Lei non lo distolse. Si limitò a fare quel che sapeva fare meglio: gli stava scavando dentro come solo lei riusciva a fare, e per l'ennesima volta, Scorpius si sentì nudo e vulnerabile, con lei. Non poteva fuggire, non da quello sguardo.
La voce di Rose gli giunse in un sussurro:
"Proteggermi da cosa, Scorpius?"
Il suo nome. Aveva pronunciato di nuovo il suo nome. E quell'unico sospiro di lettere argentine gli fece comprendere che con lei avrebbe dovuto giocare a carte scoperte, e che come sempre davanti a quello sguardo non sapeva nascondersi. Seppe che lei era riuscita ancora una volta a scovare nei suoi occhi ciò che sarebbe dovuto rimanere celato, e stava cercando di comprenderne la natura, con la fronte aggrottata dall'incertezza e da un rammarico mal celato. Inspirò, in preda al panico, mentre stringeva convulsamente tra le dita le ciocche bionde.
Rimase in silenzio, perché c'erano troppe cose che non sapeva dire, e poche sarebbero state utili.
Rose continuava a fissarlo con insistenza, e il panico si insinuò sottile nella sua mente mentre cercava di sottrarsi al suo sguardo indagatore. Si impose di riprendere il controllo di sé stesso, tentando febbrilmente di sfuggire alla voragine oscura che minacciava di inghiottirlo per l'ennesima volta, fatta di dubbi, incertezze e timori che si trascinava dietro da troppo tempo. Era innamorato di Rose, in un modo folle e inopportuno, ma a quest'unica certezza si sommavano le inquietudini di un'anima spezzata, le stesse che lo tormentavano da anni.
Lei continuava a fissarlo col suo sguardo indagatore, col blu dei suoi occhi reso ancora più profondo da un sinistro sospetto.
Strinse i pugni e le labbra, divorato dall'incertezza di un attimo che, lo sapeva, sarebbe stato decisivo. Eppure, il panico che si era impossessato di lui si affievoliva lentamente quando la guardava, e ogni volta che si rendeva conto della sua vicinanza...Rose era lì, a pochi centimentri da lui eppure ancora troppo distante, e la consapevolezza del suo profumo che aleggiava nell'aria immobile e inquieta era capace di fargli dubitare anche delle sue poche, sporadiche certezze, e di tutto ciò che aveva ritenuto giusto fino a quel momento. Era troppo difficile riuscire a mantenere tutti i suoi propositi se lei gli stava così vicino. E per l'ennesima volta, Scorpius si sentì un codardo, eternamente sospeso in un limbo fatto di paure inconsistenti ed incisive, incapace di decidere, incapace di comprendere.
Poi, d'un tratto, un sospiro impaziente gli fece sollevare nuovamente lo sguardo. Rose aveva ancora gli occhi fissi su di lui, e stava cercando di mantenere la calma: lo capiva dal suono del respiro che si sforzava di controllare, e dalle palpebre che sbattevano più lentamente del normale. Lasciò scivolare lo sguardo sulla pelle lasciata scoperta dallo scollo del maglione che indossava, e strinse i pugni per evitare che tremassero troppo forte mentre, per l'ennesima volta, si rendeva conto di non avere neppure il diritto di guardarla in quel modo. Distolse lo sguardo, intriso di una consapevolezza troppo sofferente per essere nascosta, e lo fissò sui propri pugni ancora stretti.
Il silenzio pesava come un macigno, e Scorpius cominciò a contare i minuti, nella speranza che i suoi amici traditori si decidessero a salvarlo da quell'incubo.
Poi, la voce di Rose gli giunse in un sussurro tremulo, intriso di un'amara ironia:
"Non dovrei neppure cercarla, una spiegazione. Perché non c'è, vero?"
Scorpius sollevò lo sguardo, interrogativo, piazzandolo sul viso di lei, cercando egoisticamente di scorgervi almeno una traccia di ciò che era stato, qualcosa che gli lasciasse comprendere che lei non lo odiava, non del tutto.
"Eppure io continuo a cercarla, continuo ad aggrapparmi alla possibilità di una spiegazione logica che non riduca tutto al fatto che, semplicemente, sono stata una stupida ad illudermi così."
E in quel momento, Scorpius annegò ancora. Annegò nella lacerante consapevolezza di ciò che lo dilaniava dentro, e nella tristezza degli occhi di Rose.
E le parole uscirono prima che potesse fermarle, spinte dal desiderio di alleviare quella tristezza che sembrava avvolgerla e che stringeva il cuore anche a lui, inevitabilmente. Le si fece più vicino, inclinando il busto in avanti in uno scatto involontario, e la fissò negli occhi con tutta la concentrazione che aveva:
"Tu non sei una stupida, né un'illusa.
Tutto ciò che ho detto, tutto ciò che ho provato...è stato tutto vero, così vero da fare male, e lo è ancora."
Lei gli riservò un'occhiata di fuoco, così intensa da non riuscire a celare tutto quello che tentava di nascondere. Si spezzò, Rose Weasley, davanti ai suoi occhi. Lasciò cadere tutte le lacrime che odiava aver provocato, abbassando lo sguardo e distogliendolo da lui.
"Ma allora, perché?"
Lo disse in un sussurro vuoto e tremulo, così flebile che Scorpius non poté essere certo di non averlo immaginato. Prese un sospiro, spezzato dalla sua tristezza ancor prima che dalla propria, e le sollevò il viso con la mano tremante:
"Perché volevo proteggerti, Rose. Proteggerti da me...da tutto quello che sono e da tutto quello che non sarò mai. Io sono...sono troppo rotto per te, Rose. Tu sei la cosa più bella che io abbia mai avuto, e non arriverò al punto da costringerti a sopportare me e tutto ciò che mi porto dietro e dentro, e privarti di tutte le cose belle che potresti avere."
Socchiuse gli occhi per tutto il dolore che gli provocava dover tradurre in parole i suoi pensieri, ma lo doveva a sé stesso e lo doveva a Rose. Sospirò stancamente, allontanando il palmo della mano dal volto di lei, che rimase in silenzio, fino a quando Scorpius non avvertì la presa delicata delle dita di Rose stringersi attorno alla sua mano. Sollevò nuovamente lo sguardo, sorpreso, e incontrò l'espressione esterrefatta di Rose e i suoi occhi, quegli occhi blu che ancora una volta sembravano volerlo incenerire. Eppure, la presa della sua mano era ancora salda, e lei non smetteva di scrutare i suoi occhi con un'impietosa decisione.
"Tu non hai capito un cazzo, Malfoy."
Lui non riuscì a fare nulla se non continuare a fissarla, beandosi suo malgrado del calore delle sue mani che lo stringevano, senza lasciarlo andare.
"Dimmi che non è vero. Dimmi che non hai osato lasciare andare tutto quello che avevamo solo perché pensavi che io non fossi capace di reggerlo."
"Sono io che non sono capace di reggerlo, Rose. Non ce la faccio...tu potresti avere qualcuno che sappia davvero restituirti tutta la luce che porti...qualcuno migliore di me."
"Ma non è tua la decisione, stronzo incapace di un Malfoy! E tu hai preferito privarmi della possibilità di scegliere piuttosto che accettare quello che avevo da darti. Hai preferito lasciarmi credere ogni giorno che io non fossi abbastanza, piuttosto che accettare te stesso e accettare il fatto che io non ho mai desiderato nulla di migliore di te!"
Ansimava, Rose Weasley, di una collera bruciante, con le labbra schiuse e il petto che le si alzava e abbassava al ritmo accelerato del suo respiro, mentre i suoi occhi, ancora una volta, sembravano lacerargli l'anima. Scorpius strinse più forte la sua mano nella propria, tremando sotto il peso di quella enorme verità. Per qualche assurda ragione, Rose Weasley voleva lui. Lo voleva, con tutta sé stessa, esattamente come lui voleva lei, e non sarebbero bastate tutte le bugie del mondo a cancellare qualcosa di così vero. Improvvisamente, quei mesi pieni di affanno e di vuoti incolmabili gli parvero il frutto della cosa più inutile e codarda che avesse mai fatto.
"Mi...mi dispiace, Rose. Io...non avevo capito. Non credevo che ti sentissi davvero così, non credevo potessi davvero provare tutto questo per uno...uno come me."
L'espressione di Rose si addolcì, mentre lei allungava una mano tremante verso di lui e gli accarezzava lentamente il viso. Lo scatto della porta, finalmente, li fece sobbalzare, ma nessuno dei due ebbe il coraggio, né la voglia, di muoversi.
"Sei davvero un idiota, Malfoy."
Scropius posò una mano sulla sua, ancora tesa ad accarezzargli il viso, e se la strinse contro. Fece per parlare, ma Rose lo interruppe, scuotendo stancamente la testa, mentre tornava ad puntare i suoi occhi in quelli di lui:
"Non ce l'ho con te. Non più, o almeno credo...ma mi hai privato di una scelta, e questo non posso accettarlo, Malfoy. Non posso credere davvero che tu abbia preferito perdere tutto ciò che avevamo, pur di non condividere con me ciò che ti stava distruggendo. Hai idea di quanto sia stato orribile sapere che ci fosse qualcosa che non andava, e credere di esserne la causa? Vedere che non eri più lo stesso, e pensare di averti stancato? Hai preferito perdere tutto, piuttosto che fidarti di me."
Scorpius rimase in silenzio, ancora una volta investito dalla verità delle sue parole, e dalla capacità di Rose di capirlo meglio di quanto lui capisse sé stesso. Era stato un codardo, credendo di essere coraggioso. Le aveva fatto del male, convinto di stare agendo per il meglio.
Lei sospirò nuovamente, allungandosi verso di lui e lasciandogli un bacio su una guancia. Il suo odore lo investì, intenso e deciso, mentre Scorpius sentiva per l'ennesima volta che avrebbe dato tutto sé stesso per rimediare, per non lasciarla andare. Ma lei si alzò, lentamente, e gli diede le spalle mentre spariva dietro la porta finalmente aperta.
E lui non ebbe il coraggio di fermarla. Rimase lì, sul pavimento freddo di uno stanzino delle scope, mentre una nuova consapevolezza si faceva strada nella sua mente.
Si sarebbe ripreso Rose, in un modo o nell'altro. Era Scorpius Malfoy, e si sarebbe preso quello che voleva.
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Qualcosa per cui vale lottare
FanfictionRose Weasley è al suo settimo anno ad Hogwarts, l'ennesimo che condividerà con suo cugino Albus, per lei più che un fratello, l'unico Serpeverde di casa, e amico fraterno di Scorpius Malfoy, con il quale Rose non è mai riuscita ad andare d'accordo...