Parte 22 Gwen

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Mi ha scritto Lucia aggiornandomi su stasera: ci sarà anche Federico.
Leonardo e Matteo hanno accettato e dopo aver saputo la news mi hanno consigliato di divertirmi un po', me lo dicono ogni volta che usciamo e c'è anche Federico. Matteo mi ha addirittura trascinato a fare shopping costringendomi a comprare un vestito molto simile a quello di Anastasia Steele in "Cinquanta sfumature di rosso", può essere descritto in sole tre parole: corto, argentato e scollato, al limite della decenza, sulle scarpe non ho sentito ragioni, un bel paio di stivali neri alti fini al ginocchio in modo tale che la pelle scoperta sulle gambe sia davvero poca, senza questi non mi sentirei proprio a mio agio, già mi trovo in un ruolo che non mi appartiene.
Leonardo non era d'accordo con il fratello per il vestito, conoscendomi e conoscendolo sapevo che mi avrebbe dato man forte, ma nessuno riesce a spuntarla quando Mat si impunta così ha promesso che mi sarebbe stato addosso tutta la sera.
Oggi nonostante sia sabato la redazione ha chiuso alle 17 in quanto la settimana prossima resterà chiusa tutta la settimana prossima per delle piccole ristrutturazioni strutturali.
Matteo mi è venuto a prendere a lavoro per poi trascinarmi in giro per più di due ore facendomi così arrivare a casa passate le 20:00.
Riempio la vasca e mi godo un bel bagno rilassante a base di oli essenziali alla lavanda coordinati alla maschera per capelli e allo scrub purificante per il viso, souvenir della mia ultima fuga in Provenza l'estate scorsa.
Sintonizzo le casse sulla mia playlist "No stress".
L'atmosfera che si diffonde è qualcosa di magico, l'acqua mi avvolge e mi sommerge portandosi tutta la stanchezza di questa settimana.
Ringrazio mentalmente chi mi abbia fatto ricordare di mettere la sveglia perché altrimenti sarei rimasta lì a farmi coccolare.
I capelli li lascio sciolti in modo tale da coprire la schiena ma prendo comunque un elastico e lo sistemo al polso in modo tale da evitare di sudare mentre si balla.
Il make-up é molto semplice, rispetto al mio solito mascara e correttore ho aggiunto un po' di matita argentata sotto agli occhi per farli risaltare, la vera novità è il rossetto di un rosso scuro, bordeaux.
Completo il tutto con il cappotto nero e una collana diramata da tante piccole pietre di varie dimensioni sui toni del grigio messa in modo tale da lasciare che un filo mi scorra lungo tutta la schiena fino al bordo del vestito.
Ho detto ai fratelli di vederci direttamente sotto casa di Lucia, a due isolati da casa, gli stivali e il cappotto mi coprono completamente così da non rischiare l'attenzione di occhi indiscreti.
Quando arrivò Lucia è già scesa e sta chiacchierando così intensamente con Matteo che nessuno dei due nota la mia presenza.
<< Splendore, buonasera >>
<< Buonasera signor Leonardo, almeno tu.
Ma quei due che amoreggiano? >>
<< Non dirmelo guarda stanno così da almeno 10 minuti e io a reggere la candela.>> è leggermente risentito, non ama esser ignorato, si sente in difetto come se lui ne fosse la causa.
<< Ora ci sono io, possiamo fare il candelabro.>>
Ride e mi abbraccia stretta.
<< Per fortuna tu hai più sale in zucca di mio fratello coprendoti le zone che quel fazzolettino lascia scoperte.>> me lo sussurra dietro l'orecchio e io scoppio a ridere attirando l'attenzione dei due che sembrano finalmente esser ritornati nella nostra dimensione.
<< Gwen sei a lutto? >>
Lucia e la sua schiettezza.
<< Non preoccuparti, sotto al cappotto nasconde grandi sorprese.>>interviene Matteo affiancandola con lo sguardo fisso dietro di me.
Appena sento il braccio di Leonardo appoggiarsi alle mie spalle capisco che è arrivato Federico e gli altri ragazzi.
<< Buonasera.>> salutano a turno e si presentano a Leonardo che, nonostante sia in modalità cane da caccia, ricambia con un sorriso.
Federico e Leonardo si salutano con un cenno stentato, non che mi aspettassi chissà che grandi saluti però almeno qualcosa in più, Matteo almeno accenna un sorriso.
<< Ci siamo tutti ?>> Lucia stasera non sta nella pelle, ci scruta facendo finta di contarci come quando al liceo andavi in gita e per non fare sempre l'appello i professori ti contavano per esser sicuri di non aver lasciato pezzi in giro. Si assicura che siamo arrivati tutti e si avvicina alla macchina di Leo.
<< Le due ragazze con me e Matteo e voi quattro insieme?>> propone Leonardo così da usare solo due macchine per non perdere tempo a cercare un parcheggio che di sabato sera sembra più difficile che trovare un po' d'acqua in pieno deserto.
Mi scambio uno sguardo d'intesa con il nostro guidatore e lo affianco.
I due nel retro non me la raccontano giusta.
Domani da tradizione i miei genitori e i fratelli Lucetta saranno miei ospiti a pranzo, Matteo poi di solito si ferma a dormire, quindi è il momento perfetto per metterlo sotto torchio.
<< Mi dispiace un po' per Federico.>>
La mia testa si gira così velocemente verso Leonardo che ho quasi paura di spezzarmi il collo.
<< E ora come ti viene ?>>
<< Gwen anche un cieco noterebbe come ti guarda.>>
<< Si pente ogni volta che ti guarda.>> continua Matteo.
<< Fa bene a pentirsi e tu a giocare un po' ma, davvero, lascia andare, non dico di perdonarlo, ma di permetterti di andare avanti, con un ragazzo o da sola poco importa.>> Leonardo credo abbia paura di vedermi crollare di nuovo.
Nessuna crisi psicologia o crollo emotivo, nulla del genere, ho solo smesso di provare emozioni per un periodo, ero grigia. Ero diventata molto diffidente ed essendo io già una persona molto introversa, ero diventata asettica quasi.
Arriviamo in discoteca e lasciamo i cappotti nel guardaroba e io inizio a sentirmi osservata.
<< Wow! La foto non rendeva.>>
<< Approvi?>>
<< Paperotta non provocarmi troppo.>> Leonardo ammicca mentre sento le mie spalle andare a fuoco sotto lo sguardo di una persona in particolare.
Lucia mi prende per mano e mi porta al centro della pista iniziandosi a scatenare e io con lei. I ragazzi in un secondo ci accerchiano e io e Lucia ci troviamo a ballare schiena contro schiena io con Leo e lei con il mio gemello.
Ci scateniamo non facendo quasi caso alla musica che passa, la mia mente però si blocca quando inizia "Dura" e gli occhi di Federico si incatenano ai miei sorpassando Leonardo.
"Habrán muchas mujeres pero tú eres otra cosa", mi guarda, mi scruta e glielo lascio fare.
Leonardo ricattura la mia attenzione facendomi fare un giravolta e riprendiamo la nostra sfida di sguardi. Ammicchiamo senza però sconfinare in situazioni imbarazzanti, ridiamo e finalmente sento di vivere i miei anni.
Dopo almeno un'ora di balli sfrenati afferro Lucia con la forza e la trascino al bancone.
Da lì si riesce a vedere tutto il nostro gruppo: i fratelli Lucetta che ridono tra di loro, Luca e Andrea che ballano con due ragazze scambiandosi degli sguardi che di celato non hanno nulla, indecenti entrambi, Federico sembra scomparso.
<< Cerchi qualcuno ?>> mi sento sussurrare all'orecchio e io scatto sullo sgabello, ecco lo scomparso.
Faccio finta di non averlo sentito, anche se anche un ceco avrebbe notato il brivido che ha percorso la mia schiena quando lui si è avvicinato, ma le luci aiutano molto e a quanto pare non lo ha notato neanche colui che ne è la causa. La dea della fortuna stasera mi vuole bene perché mentre continuo a scrutare la folla informe che si cimenta in ballo leggermente improponibili incontro un volto amico che, appena mi nota, mi raggiunge.
<< Tato!>> urlo ma credo che l'unico che mi abbia sentito sia Federico dato il suo scatto nella mia direzione con tanto di faccia da mastino.
<< Ginevra?>> annuisco, la musica a palla di certo non aiuta la conversazione.
<< Non ci credo.>> si avvicina e mi bacia entrambe le guance scatenando l'ira del biondo al mio fianco soprattutto perché non sa chi sia il ragazzo.
<< Mi sei mancata un sacco, non ti vedo da almeno un paio d'anni, quando tornai io tu eri in esilio a Parigi.>>.
Va da sé che la fuga era dovuta alla fine della storia con Federico, giusto?
<< Troppo tempo.>> ci guardiamo negli occhi e ci scambiamo due sorrisi carichi di nostalgia e sorpresa.
<< Ti va di andare fuori?>>
Prima di rispondere mi guardo intorno e noto che Lucia è tornata da Matteo e che Leonardo fissa intensamente la figura a lui di spalle. Faccio girare Tommaso ed ecco illuminare anche gli occhi di Leonardo che corre nella nostra direzione.
I due si salutano e Leonardo mi sussurra, urla, all'orecchio che si allontana con una ragazza e io gli comunico che esco con Tommaso, mi sorride e nota poi Federico alle mie spalle che ci fissa, riposa il suo sguardo su di me e cerca delle risposte a domande che però non mi pone.
Io e Tato usciamo fermandoci su un muretto un po' più riparato che costeggia l'edificio.
Tommaso è il migliore amico di Leonardo, la loro è un po' "una vita in due", come me e Matteo, il futuro, però, gli ha riservato due sogni diversi, Leonardo avvocato e Tommaso medico. Per seguire il suo sogno è volato in Pakistan per prestare aiuti ai bambini del terzo mondo spostandosi periodicamente in tutti i paesi sottosviluppati.
Quando è partito avevamo molta paura, paura di non vederlo più, i suoi genitori, infatti, lo ostacolarono molto non capendo però che così facendo lo stavano ferendo e hanno rischiato di perderlo, perché quando ferisci una persona più volte, prima o poi la perdi.
Leonardo è stato il suo unico alleato e per questo l'unica a ricevere, nei primi tempi, sue notizie.
Ci sediamo guardandoci negli occhi per poi scoppiare a ridere.
<< Tato, da quanto sei tornato ?>>
<< Sono atterrato ieri, Leonardo mi aveva avvertito di questa vostra "fuga" dalla quotidianità.>>
<< Diciamo che ne avevamo bisogno.>>
<< Il ragazzo seduto vicino a te era Federico, vero?>>
<< Vedo che sei molto aggiornato, comunque si, era lui.>>
Fa freddissimo, uscendo non ho preso il cappotto.
<< Ehi, ma tu hai freddo.>> si leva la giacca e me la appoggia sulle spalle, provo a farlo desistere ma lui insiste.
<< Sai Gwen, ti ho lasciato che eri poco più di una ragazzina e ora mi trovo davanti una donna...>>
<< Gwen!>> viene interrotto dalla voce di Matteo.
Ho quasi l'impressione che ci stesse provando, spero sia solo una mia idea perché non riesco a vederlo come niente di più di un amico stretto di Leonardo, neanche mio.
<< Mat sono qui!>> gli vado incontro con Tommaso che mi segue.
<< Tommaso?>> anche per lui è una sorpresa trovarselo davanti.
<< Matteo, anche tu sei cambiato un sacco! Tuo fratello dovrà smetterla ormai di affibbiarvi nomignoli da bimbi.>>
<< Conosci mio fratello quasi meglio di me, pensi davvero che la smetterà mai?
Mi dispiace avervi interrotto ma Federico ha alzato un po' il gomito- alza gli occhi al cielo- quindi dobbiamo portarlo a casa. Pensavamo di chiedere così la serata, per voi ?>>
<< Va bene, salviamo il vostro amico, noi possiamo continuare il discorso un'altra volta ci organizziamo tramite Leonardo.>>
Tommaso ci supera aprendoci la porta, io e Mat ci guardiamo e poi lui mi posa un braccio sulle spalle e entriamo. Ci dividiamo io a cercare Federico, Tommaso va a cercare Leonardo e Matteo Lucia e i cappotti. Matteo anche se un po' riluttante mi lascia alla mia impresa, voleva che facessimo cambio, ma io sono quella che lo conosce meglio.
Entro in pista e subito mi ritrovo compressa tra corpi sudati che saltano e si strusciano gli uni sugli altri.
Federico è steso sul bancone e farfuglia con il batista che appena mi vede sopraggiungere mi ringrazia. Gli tocco una spalla e lui appoggia la testa sulla mia mano ancora prima di girarsi nella mia direzione come se mi avesse già riconosciuto.
Lo vedo muovere la bocca ma la musica non mi permette di sentire nulla.
Mi avvicino.
<< Fede dobbiamo andare.>> mi sorride ma non si muove.
Gli tendo la mano e lui anziché afferrarla mi bacia il palmo, lo guardo sorpresa sentendo improvvisamente molto caldo e lui mi scocca un sorriso strafottente.
Gli afferro la mano e lui barcollando riesce ad alzarsi e mettendo un braccio intorno al mio collo riusciamo ad arrivare al muretto dove stavo prima.
Vedo lo sguardo di Federico fissarsi intensamente sulle mie spalle e solo ora noto che per portarlo fuori ho indossato la giacca di Tommaso che prima era sola appoggiata.
<< Ti dona di più la mia giacca.>>
Lo guardo, davvero vuole fare una scenata di gelosia nelle sue condizioni?
<< Sei proprio bella ma quella giacca non te la posso vedere a dosso.- fa per togliersi la sua la lo fermo- Non posso vederti con nessuna giacca che non sia la mia. Non tollero l'idea che la tua pelle possa avere un odore che non sia il mio, che i tuoi occhi si possano incatenare a degli occhi che non sono i miei, che il tuo cuore possa fare spazio a qualcuno che non sia io.>>
Ad ogni parola sento il mio cuore cadere sempre più in basso, precipitare fino allo stomaco, i suoi occhi poi, lucidi e sinceri, sono il colpo di grazia.
Mi sento quasi in colpa, lo vedo lì, affranto che mi guarda come un cucciolo impaurito, come se fossi l'artefice delle sue sofferenze. Poi, però, l'orgoglio si ricorda di entrare in gioco e mi arrabbio con me stessa per avergli permesso di farmi sentire così.
Mi ripeto che lui è ubriaco, ma gli ubriachi dicono sempre la verità, no? IN VINO VERITAS.
Non ci capisco più nulla.
<< Sei ubriaco.>>
<< Può darsi ma sai meglio di me che il mio cervello non si ferma di certo con un paio di drink di troppo.>> vuole davvero fare il saputello mentre ride e dondola su se stesso per poi uscirsene ogni tanto con qualche frase a effetto, calibrate al punto giusto, che alcuni neanche da sobri riuscirebbero a formulare.
<< Federico finiscila.>> lo guardò storto.
<< Perché, perché non mi vuoi ascoltare, perché siamo scappati entrambi, perché non abbiamo scavato in fondo alla questione, perché abbiamo fatto finta di esserci dimenticati cosa eravamo stati, perché abbiamo sperato di chiuderci per sempre in un angolo della nostra mente.>>
<< Non mi sembra il contesto adatto, vuoi parlare? Va bene ma aspetta, voglio vedere se domani, lunedì o quando sarà tu da sobrio ti ricorderai di questa conversazione, ti ricorderai di quello di cui vuoi parlare, della "questione" che dobbiamo chiudere. Federico, davvero, non posso andare avanti così e se questo chiarimento non dovesse arrivare, andrò avanti senza.
È un ultimatum Federico, non posso continuare così, mi stai distruggendo.>>
Fa per parlare ma il clacson della macchina di Leonardo ci distoglie dalla conversazione.
Lo aiuto a rialzarsi e lo metto in macchina notando che, però, i posti sono finiti in quanto Leo e Lucia sono davanti e Tommaso Matteo e Federico dietro.
Matteo mi guarda, legge la mia faccia e scende dalla macchina avvertendo al fratello che sarebbe rimasto a dormire da me e Leo ci guarda, sofferma lo sguardo di di me e annuisce.
Federico non afferra subito che non sarò io ad accompagnarlo a casa e quando lo fa la macchina sta già sfrecciando.
<< Dai, forza dimmi che ti ha detto, lo sapevo che sarei dovuto andare io a cercarlo.>> scuote la testa mentre mi aiuta a infilare il mio cappotto visto che avevo dato la fatidica giacca al suo proprietario.
<< Tommaso mi aveva prestato la sua giacca perché uscendo non avevo preso il cappotto. Quando sono andata a cercarlo la prima cosa che ha notato è stata, neanche a dirlo, la giacca. Ha iniziato a dire che non tollera l'idea di un ragazzo che non sia lui al mio fianco.Voleva parlare, chiarire ma a me non sembrava proprio nelle condizioni, gli ho dato un ultimatum, voglio vedere se da "sobrio" se ne ricorderà, in ogni caso in caso contrario andrò avanti anche senza sentire la sua versione.
Matteo sono stanca di restare nel limbo, stanca di dover leggere sempre lo stesso capitolo della mia vita, tu mi conosci, io dopo un po' quando le cose non cambiano inizio a non trovarmi più, sto male.>>
Iniziamo a camminare verso casa mia, ho scoperto che a piedi ci vogliono neanche 10 minuti mentre con la macchina, paradossalmente, molto di più perché il locale sta in una via parallela a quella di casa mia, quindi ci basta tagliare e siamo arrivati.
<< Gwen lo sai che non puoi cancellare la sua esistenza?>>
<< Si però posso non farmi più condizionare da essa.>> scrollo le spalle e lui mi sorride abbracciandomi.
<< Qua parliamo sempre di me, ma tu stasera hai fatto conquiste.>> lo spingono.
Parlando parlando siamo arrivati a casa, ci cambiamo e ci infiliamo nel mio letto, dormiamo insieme da sempre, da quando eravamo piccoli e i genitori di uno dei due avevano una cena importante o semplicemente quando avevamo voglia di stare insieme.
<< Allora mi vuoi dire come va con Lucia o devo cavarti le parole da bocca come sempre?>> siamo faccia a faccia e lui con un sospiro si gira fissando il soffitto.
<< Non lo so, è piombata nella mia vita senza preavviso. La conosci è il mio opposto, espansiva, stravagante, socievole, io sono molto più timido, sto spesso per conto mio, riesco a essere divertente solo quando ho già confidenza con una persona. Io e te siamo molto più simili, sarà per questo che ha legato così tanto anche con te.
Ho paura di questo nostro essere così diversi, ho paura che possa finire male, quando sono con lei, però, tutto scompare e a stento mi ricordo come mi chiamo.>> sospira.
<< Non rinunciare a nulla solo per paura, se un domani dovessi guardarti indietro non sarebbe meglio vedere che dopo tutti i tuoi sforzi qualcosa è andata storto ed è finita anziché vedere che non è iniziata proprio perché non hai avuto il coraggio di provare.>> gli accarezzo il braccio e lui si rigira a guardarmi.
<< Perché sappiamo dare fantastici consigli quando si parla della vita degli altri ma quando tocca a noi facciamo schifo.>>
Lo guardò, ha una faccia davvero esasperata, lui è serio ma io a vederlo così non posso trattenermi da ridergli in faccia.
<< Perché è più facile mettere in gioco la vita degli altri.>>
Gli bacio la guancia a mo di buonanotte e lui mi stringe in un abbraccio come se fossi un orsacchiotto e io mi sento al sicuro.
Ci addormentiamo così lasciando libero accesso ai nostri sogni.

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