Parte 25 Federico

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Questa settimana con la mia famiglia è volata, ne avevo proprio bisogno.
Avevo bisogno di tornare in tutti quei luoghi che, in poco tempo, sono diventati scenario di tanti miei ricordi di me un po' più ragazzino.
Mi preparo velocemente pensando che nell'ultimo periodo io e Gwen non siamo mai stati "lontani" per così tanto tempo. Ho seguito la sua fuga parigina non perdendo neanche una foto postata da lei o da Matteo.
Ho deciso di rintracciare Antonella, sinceramente non so che fine abbia fatto dopo quel maledetto 18 giugno, vorrei tanto far luce su quello che accadde così da chiarire con Gwen avendo tutti i pezzi del puzzle.
Mi alzo dal letto e volo in bagno, mi butto sotto la doccia incurante del calore dell'acqua ritrovandomi a esser svegliato da una secchiata gelida dritta sul collo.
La primavera si sta presentando pian piano con giornate sempre più calde.
Quando arrivo in ufficio sono stranamente tranquillo, sono rientrato nella routine e questa situazione stazionaria per una volta mi piace, mi fa sentire sicuro non dover vivere ogni giorno con un grande punto interrogativo davanti agli occhi, avere la sicurezza di non ricevere sorprese, o almeno l'illusione di non dover riceverle.
Neanche il tempo ti finire di pensare una cosa del genere che il mio più grande interrogativo compare nella hall in tutta la sua grazia. Non si accorge di me e così come è arrivata va via nel suo ufficio congedandosi con un sorriso da Fabio.
Smembra quasi assente, la vedo guardarsi intorno con gli occhi, ma dietro di essi non vedo nulla, sembrano di vetro.
<< Bonjour>> la saluto e la vedo alzare di scatto la testa come se avesse preso la scossa non aspettandoselo.
<< Non sapevo, o meglio, non ricordavo parlassi francese.>>
<< Sono un uomo pieno di risorse.>> accompagno il tutto con un occhiolino.
È normale che una ragazza mi scoppi a ridere in faccia?
<< Ti metterò alla prova allora.>> quel ghigno sul suo volto mi fa capire che anche lei se lo ricorda.
Cazzo.
<< Tutto tuo, quando vuoi.>>
Ma perché non sto mai zitto.
Lei mi sorride aprendo il viso in uno dei più bei sorrisi che le ho mai visto fare, un sorriso da bimba un po' dispettosa, e scompare dalla mia visuale, concedendomi solo di ammostare la sua cosa oscillare ad ogni passo.
———
<< Paolo, tu non capisci, devo capire cosa sia successo realmente quella sera.>>
Sto parlando da più di un'ora al telefono con Paolo che sembra però non capire quello che dico è la situazione sta diventando frustrante.
<< No Federico sei tu quello che non capisce, nel caso ti avesse mentito, cosa le impedisce di farlo ancora ?>>
<< So capire quando una persona mente.>>
<< Certo e io sono Paulo Dybala. Se lo avessi davvero saputo fare adesso non avresti questo dubbio.>>
Touché.
<< E allora lei signor Dybala cosa propone?>>
<< Vado io.>>
<< Cosa?>>
Questo è tutto scemo.
<< Tu non preoccuparti, dammi una settimana e avrai le tue risposte.>>
<< Non voglio metterti nei miei casini.>>
<< Si fa così tra fratelli, adesso vado stronzo che la bolletta la pago io.>>
Chiude. Io basito.
Una settimana, una settimana e questo limbo svanirà.
In tutto ciò devo imparare almeno qualche frase di francese sennò farò la figura del deficiente come feci agli inizi.
———
<< La settimana prossima ho l'ultimo esame di francese quindi andrò tutti i pomeriggi a lezione quindi non ci vedremo.>> sgancia questa bimba guardandomi negli occhi. Era appoggiata al mio petto mentre facevamo un picnic, glielo avevo promesso dopo aver scoperto che non ne avesse mai fatto uno.
<< Beh, potresti ripetere con me.>>
<< Tu conosci il francese ?>> sembra così sorpresa.
<< Perché sei così sorpresa?>>
<< Non volevo offenderti, solo non me lo aspettavo.>>
Infatti è così, solo che la prospettiva di non vederla per una settimana intera mi ha fatto dire questa cazzata, non lo avessi mai fatto.
In tutto ciò lei si è anche preoccupata di poterli offendere.
<< Allora proviamo adesso, così nel caso riduco le lezioni.>>
-Ben ti sta
-Ma una volta che stai dalla mia parte no eh?
-No, questo è il Karma
<< Vai, iniziamo con qualcosa di semplice, giusto per sciogliere la lingua.>>
<< Bonjour.>> ci provo tanto peggio di zero.
<< Bonjour, comment ça va? >>
Cazzo angelo.
<<Bien?-lei annuisce- et toi?>>
<< Bien, ma vorrei un fidanzato un po' più sincero, se non sai mentire, evita di farlo.>> non capisco se sia divertita o infastidita.
<< Hai due occhi che ti tradiscono quando racconti le palle.>> continua lei mettendosi a cavalcioni su di me in modo da essere faccia a faccia.
La sento giocare con i miei capelli mentre accenna un piccolo sorriso.
<< Dai almeno sai che sono sempre sincero.>> dico con la faccia da cocker rubandole un bacio mentre la incateno al mio petto.
<< E chi me lo garantisce questo?>> fa la sostenuta restando però a portata di bacio, non che avesse modo di allontanarsi.
<< I miei occhi, quelli non ti mentiranno mai.>> alza gli occhi al cielo e mi bacia, quando è bello quando è lei a prendere l'iniziativa, mi fa capire che anche lei prova quello che provo io, quel senso di possessione, quella strana attrazione che non mi fa staccare da lei, quel senso di gelosia che sa scatenarmi solo lei, tutte quelle sensazioni riconducibili solo al piacere più carnale, alla pura passione.
———
Io e il francese siamo come due rette parallele con un unico punto d'incontro:Gwen.
Lei lo ama, come ama Parigi, credo che l'abbia visitata almeno 5 volte o forse più.
Se semplicemente parlando di quel mondo le si illuminano gli occhi mi immagino vedercela dentro, non ho mai avuto l'onore.
La mattina dopo mi sveglio tranquillamente e la routine riprende normalmente. Arrivo in ufficio trovando sulla mia scrivania un biglietto da parte del signor Magamelli.
Busso al suo ufficio sentendo delle risate al di là della porta.
<< Federico, prego, entra.>>
Entro e vedo Gwen appoggiata alla sua scrivania mentre mangia un cornetto e il capo seduto dietro la sua scrivania mangiare a sua volta un cornetto mentre reprime a stento un sorriso.
<< Vuoi favorire? Oggi toccava a Gwen portare la colazione e ha esagerato un po'.>>
La vedo sorridere mentre continua a mangiare quello che, da quanto so, deve essere al cioccolato bianco. Nego con la testa ringraziandolo.
<< Peggio per te, non ne ho mai mangiati di così buoni. Dove hai detto che li hai presi?>> continua la sua specie di monologo provando a coinvolgerci.
Lei arrossisce, si pulisce gli angoli delle bocca come se fosse un riflesso incondizionato.
<< Da " Morsi e rimorsi">> mi guarda, blocca il suo sguardo nel mio, il nostro bar, li frequenta ancora.
<< Lo conosco, prima lo frequentavo assiduamente, ora di meno.>> continuo a guardarla, la sfido e lei di certo non cede.
<< Federico ti ho chiamato perché mi servirebbe che eri andassi con Gwen per filmare e fare delle foto e Gwen tu dovresti accompagnarlo per prendere tutto il materiale necessario perché questo articolo sarà il tuo.>>
<< E la rubrica?>>
<< Diciamo che Anna non sarà in maternità per sempre, quindi voglio testarti in vari contesti.>>
La vedo annuire per poi alzare lo sguardo e guardarlo strano, non avrebbe mai avuto il coraggio di contraddirlo, non per paura di quel che provvedimento ma solo per una questione di rispetto.
<< I ragazzi non leggono più, non sono più affascinati dal piacere di un libro cartaceo. In quest'epoca dove tutto è digitale le librerie stanno scomparendo e con loro anche il bello del sapere.
Il vostro compito è quello di organizzarci su un articolo portando avanti una tesi che deve esser retta da sondaggi e ricerche.>>
Lo guardiamo allibiti. Questo è un lavoro che ci terrà impegnati per molto tempo e quindi, passeremo tutto questo tempo a stretto contatto, solo noi due, nessuna scappatoia.
<< Devo quindi scrivere un articolo complessivo ?>>
<< Esattamente, una sorta di resoconto che Federico organizzerà come se dovesse esser impaginato e stampato, so che hai seguito dei corsi a riguardo sulla resa visiva no?>>
Annuisco.
<< Perfetto, avete due settimane.
Ora andate, andate, iniziate a creare.>>
———
POV'S ARTURO
Quei due si mangiano con gli occhi, si accendono ogni volta che si incrociano.
Si parlano attraverso uno sguardo, l'ortano per non avvicinarsi, anche un ceco noterebbe che tra di loro ci sia qualcosa, di irrisolto credo.
Spesso sembra che si siano solo loro due nella stanza, come se si creasse un universo a parte, una bolla solo loro.
Ho visto gli occhi di Ginevra feriti mentre lo guarda, luccicare al solo sentire il nome di Federico, lei non se ne accorge nemmeno ma tutto il suo viso si illumina, quando poi, però, è Federico a guardarla il suo volto si indurisce e i suoi occhi si nascondono dietro un muro, però non sempre fa in tempo a indossare la maschera, la scopre e lì sembrano due pizze azzurre chiarissime.
Federico, invece, non cambia, la guarda e l'ammira, la venera, segue ogni sua mossa, coglie ogni sua minima sfumatura.
Quando i loro occhi si incontrano è un'esplosione, due universi in collisione.
Non capisco questa sofferenza a cui si sottopongono entrambi, guardarsi senza avvicinarsi.

Stuck in her daydreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora