Parte 24 Gwen

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Eccomi qui in aeroporto, con la mia valigia, compagna di tante avventure, e Mat, disgrazia della mia vita.
Siamo diretti a Parigi per tutta la settimana. Avevo bisogno di staccare un po', prendere una pausa dalla monotonia di tutti i giorni e Parigi è sempre la soluzione.
Gli aeroporti mi sono sempre piaciuti, sanciscono l'inizio di qualcosa, di un'avventura, di una nuova vita.
Superiamo i controlli e ci dirigiamo al gate.
Quando volo adoro guardare il cielo durante il decollo e l'atterraggio infatti, quando è possibile, scelgo sempre il posto vicino al finestrino. Quella sensazione di vuoto che hai appena l'aereo inizia a salire "più in alto più su delle nuvole" mi fa sentire in pace, come se fosse una sorta di adrenalina che compare prima di qualcosa di nuovo.
Ma, invece, ne è terrorizzata ma almeno ha la forza e l'intelligenza di sconfiggere questa paura e viaggiare lo stesso, credo che poi ormai non lo spavento neanche più di tanto, lui decolla e si addormenta, atterra e si sveglia, ormai non lo accusa proprio.
Mi è mancata Parigi, tanto, è sempre stata la mia casa lontano da casa, il mio posto tranquillo in cui scappare quando si ha bisogno di un po' di quella tranquillità.
Atterriamo a Charles de Gaulle e con un taxi ci dirigiamo verso l'hotel.
Per tutte le volte che sono stata qui ho girato molti posti fino a trovarne uno perfetto.
È un piccolo hotel a conduzione familiare, i suoi proprietari sono due signori, ormai sulla settantina, i loro figli, però, hanno preso strade diverse che li hanno anche portati lontano da Parigi, ma i loro genitori li aspettano lì, nella hall di quello che è un po' il loro rifugio a braccia e cuore aperto:
Hanno il fascino dei nonni, lei sempre con un grembiule con qualche spruzzo di farina sopra e le mani che profumano della cannella con cui poco prima aveva preparato dei biscotti per poi infornarli, lui con un inconfondibile basco nero e un piccolo orologio da taschino attaccato al taschino, appunto, del gilet sempre in mano scandendo ogni azione .
Sono la personificazione dell'amore, ogni attimo si cercano, si guardano si sfiorano.
Quando arriviamo tutto è come l'ho lasciato l'ultima volta, lo stesso arredamento che sa di quelle vecchie case di campagna, le grandi finestre che oggi permettono a dei timidi raggi di sole di entrare, il bancone sul quale ogni giorno c'è un mazzo diverso di fiori preso appositamente dal marito per la sua dolce metà.
Ci avviciniamo e veniamo accolti dalla coppia al completo, mi guardano e sembrano quasi ricordarsi di me ma poi scelgono di non dire nulla.
<< Bonjour.>>
<< Bonjour.>>
<< Avremmo prenotato una doppia a nome Freddi.>> Mat mi guarda è sorride, gli è sempre piaciuto sentirmi parlare francese senza, però, capirci nulla.
Dopo i soliti convenevoli ci danno le chiavi e ci dirigiamo in camera.
Decidiamo di lasciare le valigie e andare in giro, é solo la seconda volta che Matteo visita Parigi.
Passeggiamo sugli Champs-Élysées fino all'Arco di Trionfo, lo porto sul lungo Senna.
<< Parigi è proprio la tua città.>> dice lui osservandomi non appena ci sediamo a un bistrot per pranzo.
<< Tu dici? Io credo di non aver trovato ancora il mio posto nel mondo, forse non l'ho riconosciuto.>>
<< Io invece ti ci vedo proprio, sembri quasi confonderti tra i paesaggi.>>
Gli sorrido mentre lui continua a scrutarmi sembra quasi volermi chiedere qualcosa ma poi non lo fa.
<< Non sarebbe male, i parigini sono eleganti, hanno classe, mi rappresentano proprio.>> dico con fare altezzoso mentre mi sposto i capelli.
<< Sei anche umile come loro.>>
Dopo pranzo ci fermiamo in un piccolo café letterario per un the accompagnato da pasticcini e macarons. Questo posto è pazzesco, ogni parete è occupata da mensole stracolme di libri di ogni epoca dai grandi classici della letteratura e poesia francese facilmente riconoscibili grazie alle loro copertine scure e le pagine leggermente ingiallite, fino a opere contemporanee.
<< Che effetto ti fa rivedere Federico tutti i giorni?>> ecco la domanda che stentava a farmi da tutta la giornata.
<< Sinceramente non lo so. Una parte di me sarà sempre legata a lui, è stato la mia prima vera relazione, il mio primo vero bacio, il mio primo amore, è stato un po' il primo in tutto quindi è logico che mi faccia ancora affetto. Ogni volta che lo vedo crucciarsi perché non sa se avvicinarsi o meno, se parlarmi o meno, mi verrebbe quasi di correre da lui abbracciarlo stretto stretto e dimenticarmi di tutto quello che è successo nell'ultimo periodo, ma non si può. Non posso avvicinarmi e far finta di nulla, perché so che dopo me ne pentirei e non voglio far nulla che mi metta in contrasto con quella che sono.
Lui è scappato, Matteo, lui è scappato, non mi meritavo neanche una spiegazione, un affronto faccia a faccia, poi però penso che non sarebbe servito a nulla, nessun discorso ben confezionato avrebbe cambiato la sostanza.>>
<< Ti manca?>>
<< Si. Mi manca tutto di lui, soprattutto la me che esisteva quando stavo con lui. E il solo pensare che se le cose fossero andate diversamente noi saremmo ancora quelli di una volta, mi fa ammattire.>>
È inutile mentire, ogni volta che lo guardo mi si apre una voragine all'altezza dello stomaco, il mio cuore accelera, ogni volta che mi è vicino mi scatena sensazioni uniche, solo lui ne è capace.
Ah Paris, Paris, ma belle Paris.
<< Mon amour où tu veux aller ?>>
<< Ah?- Mat mi guarda arricciando il naso- mi sono fermato a mon amour.>>
<< Dove vorresti andare?>>
<<Che ne dici di riposarci un po' in albergo e poi uscire per la serata?>> quasi mi supplica facendomi gli occhi da cucciolo, gli sorrido comprensiva perché poverino sta in piedi da quasi 18h, annuisco e lo abbraccio.
<< Ti voglio bene.>> gli sussurro non appena mi stringe nel nostro abbraccio da orso.
<< Moi aussi.>>
———
<< Vuoi stare un po' ferma! Dai Gwen resta in posa per più di due secondi.>>
No, non è io nuovo fotografo di Vogue ma Matteo che si è fissato con l'idea di dovermi fare una foto artistica con la Torre Eiffel, una di quelle che di solito trovi su Instagram e pensi di non poter mai riprodurre nella vita reale, beh, Mat vuole sfatare questo mito.
Dopo quasi un'ora riesci a liberarmi dallo spirito dello scatto perduto e a ritrovare il mio migliore amico.
Vaghiamo senza meta lasciandoci trasportare dal momento seguendo il flusso.
<< Qua, poi, parliamo sempre della mia vita amorosa problematica ma tu con Lucia...>> ammicco con lo guardo dandogli delle piccole gomitate e lo vedo arrossire talmente tanto che addirittura le sue stecchir diventano rosse.
<< Che cosa dovrebbe esserci? Tu vedi proprio cos'è che non ci sono né in cielo né in terra.>> prova a fare il finto basito ma io sono prevenuta. Sabato sera potrei, potenzialmente, essermi divertita con Leonardo a "paparazzarli" mentre si scambiavano sguardi languidi.
Lo guardo con un sorriso perfido, prendo il telefono e gli mostro una serie di "prove".
<< E queste quando le avresti scattate?>>
Alzo semplicemente le spalle, un giocatore esperto non mostra mica tutte le scie carte alla prima manche.
Lui mi guarda e lo vedo che cerca di arrangiare qualche frase che mi faccia i rendere che sia tutto un malinteso ma poi rinuncia.
<< Gwen non mi sento sicuro, ho come un peso che mi blocca, mi sento come se non arrivassi mai fino in fondo, non sento mai quel turbinio di emozioni che dovrei provare. Poi arriva Lucia e stravolge tutto, é come se accendesse tutto solo con uno sguardo per poi far esplodere tutto quando si avvicina. Il mio equilibrio collassa solo a causa sua e io ho paura.>>
Finalmente mi concede di leggere dentro i suoi occhi dandomi così un piccolo accesso al suo cuore.
<< So cosa significa avere paura, chiudere i propri sentimenti a chiave e relegarli in un cassettino del nostro cuore.
Matteo, so cosa significa soffrire, come lo sai anche tu, ma non puoi permettere che la paura ti precluda la possibilità di essere felice.
Lucia è una brava ragazza, sai che per come sono gelosa di te non ti lascerei mai in balia di una megera, lei è quel che ti serve, tutta pepe e sorrisi smaglianti, sono sicura che non ti annoierai mai.>> gli tocco un braccio cercando di rassicurarlo e lui mi regala uno dei suoi sorrisi più timidi e sinceri. Mi ancoro al suo braccio e così continuiamo a passeggiare per le ville lumiere.

Stuck in her daydreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora