14. Nessuno lo sa

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Non ho mai visto nulla di simile. Disegno giravolte sull'erba, strofinando i piedi nudi tra i ciuffi, con il viso puntato alle fronde di un albero dai rami carichi di foglie e di amuleti. L'ho notato appena arrivata, solitario eppure esposto nel bel mezzo del giardino della grande casa che ci schiude, almeno un poco, l'intimità di Alessandro Aslan.

Mentre gli altri, liberatisi come me delle scarpe, sono intenti a brindare nell'ampia veranda che si affaccia sulla piscina privata di Aslan, io me ne sto qui sotto, persa nella contemplazione di questa cascata di vetrini tondi e colorati che il sole in fase calante colpisce ormai dal basso, ma fa brillare dei toni caldi del tramonto.

Un albero dai lunghi amuleti, e chi se lo sarebbe aspettato? Appoggio la schiena contro il tronco nodoso, cercando di indovinare il numero di ciondoli che Aslan, solo in tutta probabilità, ha meticolosamente annodato ai rami. Saranno, conto, una ventina. Tutti identici a quello che lui porta appeso al collo.

Un'ombra passa leggera tra i ciondoli. Con la mano spiegata li sfiora e quelli tintinnano, allegri. Mi volto di scatto, è Daniela.

"Dovresti raggiungere il resto del gruppo, Vasaia" mi dice, puntando su di me le sue lenti a contatto gialle da gatta. "Lui non fa che guardare in questa direzione. Sei il suo spettacolo preferito, lo sai?", sbatacchia il cappello di velluto oliva che le pende da un lato. Vestita ancora così, da Cappellaio Matto, e sotto questo albero dai frutti incantati, la mia coinquilina sembra davvero una creatura dall'essenza magica.

"Di chi parli, Danny?", le domando per finta. Già conosco la risposta, ho solo bisogno che qualcun altro la pronunci per me.

"Come sarebbe chi? Alessandro Aslan, no?", e nello scandire il nome mi volta verso di lei. "Non guardare, per carità! O penserà che stiamo parlando di lui...", si paralizza.

"Figurati, stai prendendo un granchio...", la sgonfio. Non so perché, ma il solo pensiero che quell'uomo estroso e pieno di curiosità stia concentrando le sue attenzioni su di me, mi rende nervosa e stranamente poco socievole. Ha tutte le qualità per piacere alle donne, Alessandro Aslan: è bello, ricco, intelligente, sfrontato quando serve e distaccato se conviene. Cosa potrebbe mai trovare in me che non abbia già gettato di qualcun'altra?

"Come al solito ti sottovaluti, Rossella Mossetti", fa Daniela per calmarmi. "L'ho osservato bene, per tutto il giorno, e ti posso assicurare che il linguaggio del corpo non mente: tu gli piaci".

Gli piaccio? Per carità, che fesserie s'è messa in testa Daniela, adesso! Inspiro, salda al tronco: "Danny, ti sei dimenticata per quale motivo ci troviamo qui?".

"Damiano Re", alza un sopracciglio.

"Brava, vedi di non dimenticarlo. Appena Damiano Re sarà tornato tra noi, mi impegnerò per ottenere quel dannato gossip".

"Così era stabilito. Dimmi solo: ne sei sicura?".

Inspiro ancora. Quanto vorrei che questo albero avesse un paio di braccia, e forti abbastanza, per sostenere me con il carico di bugie che mi sto raccontando! E Daniela, almeno lei, ci starà credendo?

"Certo che sono sicura", sparo. "Cosa ci siamo sempre dette? Focalizziamo l'obiettivo".

Sarà la grinta fin troppo contenuta che metto nell'incoraggiarci a proseguire con il piano, sarà l'espressione combattuta che - ne sono certa - mi è calata sul viso al solo pronunciare il nome di Damiano Re, fatto sta che Daniela non sembra affatto convinta.

"Sai che pensavo che questo Alessandro Aslan ti piacesse anche più del nostro immaginario Samurai?" butta lì, a bruciapelo. E mi colpisce.

Samurai, il mio Samurai. E Aslan. Faccio per ribattere, ma vengo zittita dalla comparsa di un terzo incomodo.

Crisantemi fritti a colazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora