Diffida di chi attorciglia la erre, cara me stessa. È il consiglio che mi sono data ai tempi del liceo e che continuo a seguire. All'epoca, ho imparato che la peggiore delle notizie mi sarebbe arrivata proprio così, con un roboante Rrr...ossella a fare da apripista. Volete sapere cos'è successo, allora? Vi accontento, ma la farò breve. Eravamo al secondo anno, la mia migliore amica si innamorò del mio fidanzatino dell'epoca e lucida sfortuna volle che altrettanto facesse lui. Fu lei a confessare tutto: "È successo, scusa". E, un bel giorno, mi lasciarono sola, finti afflitti mano nella mano.
Negli anni, mi sono sentita chiamare altre volte Rrr...ossella: la circostanza più triste, all'annuncio della morte di nonna Ines; la più confusa, sulla punta dell'ultimo saluto che mio padre ci rivolse prima di lasciare definitivamente la casa e le nostre vite; sentite adesso amici - la circostanza più scontata - al moto di coraggio che il mio ex convivente ha cavalcato, un paio d'anni fa, per chiudere la valigia e sparire nel buio di una cupa notte di dicembre. Era la vigilia di Natale, a essere precisa: gli tirai dietro l'asinello del presepe, quello mi ragliò al citofono per dispetto.
Stavo dicendo, io sono solita diffidare di chi attorciglia, soffoca, preme la erre del mio nome. Perché un po' sembra stringere le mani al collo pure a me. Anche adesso che Lu sta avanzando a braccia aperte pronta ad accogliermi come mai aveva fatto in questi dieci giorni di servizio all'Agenzia Re, quel dannato "Rrrossella cara!" squarcia l'open space e attiva il mio massimo livello di guardia.
"Eccoti, finalmente. Il team non può cominciare senza di te. Avanti, seguimi!" urlacchia Lu, sbatacchiando il suo codino mesciato.
"Ma, cosa...", riesco a malapena a indicare il camerino della squadra delle pulizie che mi ritrovo già al suo fianco, quel codino puntuto dritto in un occhio.
"Saluta la tua amica. Qui c'è da lavorare sodo alla nuova campagna, forza!", sembra minacciarmi senza stare troppo a sentirmi.
Trasalisco: cosa diavolo ha in mente la ragazza dei pannolini e delle dentiere? Possiamo comportarci come al solito? Facciamo che io esisto e la fantasiosa Lu nemmeno se ne accorge? Torniamo distanti?
Evidentemente no, non è proprio possibile. Lu - ma si chiamerà proprio così, una monosillaba? - mi impedisce di raggiungere il camerino e, prendendomi per un braccio, punta decisa al quartier generale dei creativi.
Daniela, che mi era vicina, boccheggia come un pesce finito fuori dall'acqua. Fa parlare invece le sue cinque dita ossute, che sfarfalla perplessa per dirmi: arrivederci Ros, te la sei cercata e ben ti sta, adesso vai.
Lu si aggrappa allo schienale di una sedia e gli fa fare una mezza giravolta: "Puoi accomodarti alla tua scrivania. Aspetteremo insieme, qui, Corrado".
"La mia...".
Come sarebbe a dire? Da quando ho una scrivania all'Agenzia Re? Chi mi ha fatto spazio? E cosa vorrà Sermenti, adesso?
"Hai una gran bella postazione, sai? - abbassa la voce Lu - Proprio davanti a quella del tuo superiore... È normale, per un'assistente stimata quale tu sei diventata, ben due anni fa".
"Due anni fa?", ripeto confusa.
"Hai avuto la promozione in questi giorni. Prima, il tuo apporto non è stato, diciamo, così evidente, ma Corrado ha trovato in te la persona giusta, capace di mediare con Damiano e di proporre progetti interessanti".
Damiano? Quel Damiano? Ma se io non ho potuto che incrociare le sue pantofole, sino ad oggi? E, poi, cos'è questa storia della promozione ad assistente?
"Lu, per piacere! - la freno - Io non riesco a capire: ho dato una mano, tutto qui. Vorrei tornare al camerino e cominciare a pulire la sala riunioni, se mi è concesso...".
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Crisantemi fritti a colazione
RomanceVINCITORE WATTYS 2020 - CATEGORIA ROMANCE Qual è la più grande bugia che avete detto? Pensateci. Qualunque cosa vi torni alla mente non sarà una bugia grande quanto la mia. Sapete, è imbarazzante confessarlo: mi sono inventata un fidanzato. E gli h...