Spalanca la porta saltellando, ancora avvolta nel suo spesso accappatoio giallo canarino. In una mano regge una tazza, nell'altra una fetta biscottata. "Ros: è arrivato, è qui!", urla tutta formicolante. "Vuoi che vada a sbirciare com'è questa mattina? Mi basta sporgermi un pelo dal balcone...".
"Ti basta, eh? Non l'hai già fatto, forse, Danny?".
Una scossa di divertimento la fa vibrare ancora: "Sì che l'ho già fatto! Allora, cosa vuoi sapere? Com'è vestito? O come si è pettinato quei meravigliosi capelli lunghi? Posso anche anticiparti di che umore è, sai?".
Sbuffo davanti allo specchio: "No, taci e resta qui. Sono presentabile?", le chiedo. Non sono abituata alle uscite di un lavoro che non sia il mio. Come si presenta una pubblicitaria a un pranzo informale, per di più al mare? Che tipologia di clienti sono quelli che conoscerò oggi? Aslan mi metterà alla prova anche stavolta? Tutti questi dubbi mi rendono particolarmente ansiosa.
So che lui mi guarderà spesso, so che ascolterà ogni mio intervento, e mi aspetto valuti ogni mia proposta. Sbaglio nel voler catturare la sua attenzione, nel farmi più attraente? L'ho avuto così vicino, ieri, in una condizione tanto estrema, per me, che non riesco a immaginarci insieme all'opera, come se niente fosse successo. Era bella la canzone che mi ha fatto ascoltare, bello quel piccolo spazio, ritagliato nel tempo, che abbiamo trascorso fuori dai ruoli che l'Agenzia Re impone. Soltanto un uomo e una donna, una zuppa e un tè.
Daniela mi squadra: "Fatti vedere", dice mentre mi traccia un cerchio attorno. "Vestito corto al ginocchio", si appunta, grattandosi il mento. Alza un lembo di tessuto: "Leggero e morbido, a fiori. Fammici un po' pensare...".
Un messaggio interrompe l'attesa del suo verdetto.
Signor Aslan: Rossella, eccomi sotto casa tua. Ti aspetto, sono in anticipo: hai ancora cinque minuti.
D'istinto, punto le mie pupille sgranate nelle sue: "Ho cinque minuti, Danny, aiutami!".
"Be', amica mia - Daniela intinge con calma la fetta biscottata nel suo latte e cacao - Dal momento che mi sono presa la briga di capire come è arrivato il tuo capo fino a qui, notevolmente sexy e casual, posso dirti che non sfigurerai. Sei semplice, ma graziosa". Briciole di fetta biscottata le cadono sul mento: "Finalmente ti vedrà le gambe, che ti ostini a tenere sempre avvolte nei jeans, e sarà fatta!".
"Come fatta? Ma cosa dici, Danny!". Scappo a prendere il giubbotto.
"Dai, non dirmi che sei ancora convinta di poter conquistare Re Damiano!", provoca lei, maestosa nel suo mantello di spugna giallo.
"Questo è il piano, ricordi?", le faccio notare. "Ma dove ho messo la borsetta con la tracolla?", giro a vuoto nel salotto.
"Ce l'hai già addosso, Ros", mi sveglia lei.
Oddio.
Daniela mi abbraccia per calmarmi: "Ascolta, tu gli piaci. E lui ti piace. Non era quello che avevi in mente, ma cosa non combina l'ossitocina, dico io! Molecola dell'attaccamento sessuale, salda il legame tra madre e figlio, ci mette lo zampino anche nell'instaurazione dei rapporti di fiducia tra le persone. Non puoi combattere la chimica, perché la chimica sei tu".
"Fantastico", sospiro. "Adesso, però, devo proprio andare".
Daniela mi indica i piedi e ridacchia: "In pantofole?".
Guardo anch'io giù: "Lo vedi? Mi stai facendo ammattire, a poco a poco, con questa storia!".
"Non agitarti, Ros. Ho io quel che fa per te!".
Torna con un paio di espadrillas, che mi porge orgogliosa: "Il tacco è basso, però c'è la zeppa; quindi, ti slanceranno la figura e ti regaleranno un portamento elegante. Camminerai senza problemi".
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Crisantemi fritti a colazione
RomanceVINCITORE WATTYS 2020 - CATEGORIA ROMANCE Qual è la più grande bugia che avete detto? Pensateci. Qualunque cosa vi torni alla mente non sarà una bugia grande quanto la mia. Sapete, è imbarazzante confessarlo: mi sono inventata un fidanzato. E gli h...