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Avvicinandosi al tavolo di lavoro, Elisa urtò qualcosa con il piede. Si chinò e vide la vecchia e consumata borsa da viaggio del suo assistente Stefano. Sorrise e la sollevò per spostarla all'altro lato della scrivania. Stefano dimenticava sempre tutto in giro. Il ronzio metallico dell'apparecchiatura d'analisi era l'unica compagnia che aveva in quel momento. Avevano preparato i pochi reperti che avevano recuperato da quei corpi, prima per un'analisi microscopica, poi per un'analisi fotometrica. Per riuscire a datare un reperto e accertare esattamente il materiale e la sua provenienza, bisognava fare tre piccoli prelievi di campioni del materiale ritrovato in tre zone diverse del reperto stesso e fare le analisi. I risultati pervenuti dovevano essere messi in un computer dove un programma apposito chiamato MMC (macchina di misura a coordinate) li incrociava collocandoli esattamente nel tempo e nel luogo originario, fornendo loro le risposte che cercavano.

Elisa poggiò i gomiti sulla scrivania e si prese la testa tra le mani chiudendo gli occhi per un breve momento. Non potevano fare altro che aspettare che le analisi terminassero, per questo aveva mandato a casa sia Stefano che Marcello, in modo da riuscire a farli riposare per qualche ora. Li avrebbe chiamati lei se fosse successo qualcosa.

Il ronzio persistente significava che la macchina ancora stava lavorando e lei sfinita si accasciò lentamente con la testa sulla scrivania.

***

Parlare con Elisa anche se per un breve momento aveva acceso in lui il desiderio di conoscerla meglio. Appena avesse avuto un attimo di tempo avrebbe cercato sue notizie sui social, e magari le avrebbe anche chiesto l'amicizia, in fin dei conti oggi funzionava così. Quella donna era estremamente intelligente e aveva uno sguardo magnetico. Nonostante la stanchezza accumulata in quei giorni riusciva a rimanere estremamente posata sia nel linguaggio che nel modo di fare. In un'unica parola quella donna aveva classe si convinse Massimo, decisamente classe da vendere...

«Ispettore Ricciardi» Francesco Gualtieri attirò la sua attenzione. Gualtieri era un ispettore vecchio stampo ligio alle regole ma con un ottimo intuito, tanto da farlo diventare ispettore capo in pochissimi anni, anche se nell'ultimo periodo su di lui giravano parecchie voci.

Massimo si girò verso l'uomo «sì»

L'ispettore Gualtieri gli allungò un fascicolo «tenga»

Massimo prese la cartelletta «di che si tratta?»

È la denuncia di scomparsa di un bambino, un certo Amedeo Nutti, voglio che se ne occupi lei e che controlli se ha a che fare con questa storia, senza abbandonare la pista dei farmaci che sta seguendo»

Massimo asserì «va bene ispettore» avrebbe dato un'occhiata a quel fascicolo prima di cercare in rete notizie su Elisa Ricci. Ormai la curiosità si era impadronita di lui.

***

«Mamma puoi lasciarmi qui» l'auto era incolonnata dietro una lunga fila di altre auto che andavano tutte in direzione della scuola media Emanuel Kent

«Ma manca ancora per la scuola» erano solo all'inizio della via

«Ci sono Marco e Giuliano lì, guarda» disse il bambino indicandoli «vado con loro» aggiunse

La donna sorrise guardando dallo specchietto retrovisore suo figlio. Stava crescendo, stava diventando grande e probabilmente si vergognava di far vedere agli altri che lo accompagnava ancora sua mamma «va bene Amedeo, ora accosto»

Il bambino sorrise «grazie mamma» iniziando a slacciarsi la cintura.

Appena la macchina si fu fermata a bordo del marciapiede, il bambino aprì la portiera «ci vediamo stasera mamma» lanciandosi fuori con lo zaino in spalla per raggiungere i suoi amici

«Stai attento» gli urlò la donna, ma suo figlio non la sentiva più, era già lontano. Lo vide avvicinarsi ai suoi amici e sorrise con gioia, Dio come stava crescendo. Senza sapere che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto suo figlio.

***

Il computer alla sua destra emise un segnale forte e improvviso che la fece schizzare quasi dalla sedia. Elisa tirò su la testa guardandosi intorno come stordita non riconoscendo immediatamente il posto. Si era addormentata nell'attesa dei risultati. Trasse un profondo respiro e si mise una mano sul petto cercando di calmare il cuore che era partito al galoppo. Sul monitor la scritta verde "End" lampeggiava a significare che avevano i risultati dallo spettrometro delle prime analisi.

***

«Raga oggi il vecchio interroga e io non so nulla» Marco sembrava preoccupato mentre camminavano a passo lento sul marciapiede.

«Anche io non sono pronto» aggiunse Giuliano

I due amici si girarono a guardare Amedeo. Il bambino si fermò pensieroso in verità lui aveva studiato tutto il pomeriggio del giorno prima e sapeva di essere preparato ma non avrebbe mai lascito i suoi amici da soli «Boh, io penso di cavarmela ma se volete balzare...»

I due amici sorrisero «al solito posto?» chiese Giuliano guardandosi intorno.

Il solito posto era un piccolo rifugio segreto poco fuori città all'interno del bosco grande, lo avevano trovato la primavera di due anni prima e piano piano avevano costruito una piccola capanna di legno e cartone. Anche se probabilmente la neve caduta in quell'inverno aveva buttato tutto a terra, quello rimaneva il loro nascondiglio segreto.

«Al solito posto» risposero gli altri due in coro.

© Dan Ruben

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