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Anche se c'era il sole alto nel cielo, quando attraversavano qualche zona d'ombra il freddo gelava le ossa. Il bosco era fitto di vegetazioni e il sentiero scosceso e innevato in alcuni punti era ghiacciato. Guidati da Marco percorsero il lungo sentiero che si inoltrava nella boscaglia. Erano circondati dal silenzio e da un leggero vento freddo che sferzava sui loro volti.

«Siamo quasi arrivati» disse il ragazzo in testa al drappello

«Da quanto tempo venivate in questo posto segreto?» chiese Massimo

Marco sorrise ricordando «lo abbiamo costruito circa tre anni fa» rispose «venivamo qui maggiormente in primavera e in estate»

«Di chi era stata l'idea?»

«Giuliano»

«Lo conosceva qualcun altro?»

Il ragazzo si girò verso l'ispettore che lo seguiva «no, era il nostro rifugio, il nostro segreto un posto solo per noi»

«Capisco» rispose Massimo mentre le due donne lo affiancavano.

«Siamo arrivati, è dietro quella curva» affermò Marco indicando davanti a sé. Aveva il viso rosso per il freddo e la tensione.

Massimo perlustrò la zona con lo sguardo, era davvero un posto isolato, non sentivano nemmeno il rumore delle auto dalla statale da lì. Dovevano essere in un punto della vallata completamente insonorizzato, sembrava irreale il silenzio che li circondava.

Marco riprese a camminare e loro lo seguirono, fino a scomparire dietro la curva del sentiero.

***

Gualtieri prese il telefono e con un profondo sospiro compose il numero. Anche se il comportamento della donna era decisamente migliorato, gli costava ancora parecchio dover chiamare suor Beatrice visto i trascorsi.

Al quinto squillo lei rispose «pronto»

«Buon giorno madre sono l'ispettore Gualtieri»

Lei sospirò «mi dica?»

«Avrei bisogno ancora di un favore da lei»

«Ispettore le ho già detto tutto e le ho dato anche tutto ciò che abbiamo sul povero Fabio»

«Lo so madre ma avrei bisogno di parlare con tutti quelli che in un modo o nell'altro seguivano il ragazzo: insegnanti, suore, medici»

Lei fece ancora un sospiro «credo di averle già dimostrato venendo da lei stamattina tutta la mia disponibilità affinché questa atroce storia si concluda il più presto possibile» rispose «le farò avere un elenco»

«La ringrazio ancora»

«Le chiedo solo una cortesia»

«Mi dica»

«Non si presenti in istituto con duecento poliziotti, non voglio che disturbi la tranquillità dei ragazzi» e sussurrando aggiunse «avranno già molti problemi quando scopriranno ciò che è successo al loro amico Fabio»

***

Avevano raggiunto il capanno. Non avevano trovato nessun elemento utile fino a quel momento. Massimo, che aveva sperato di riuscire a trovare qualche traccia di una possibile altra presenza, si era addentrato nel bosco per controllare la zona mentre Marco si era seduto su un masso davanti al piccolo ingresso della capanna. Il ragazzo si teneva la testa tra le mani. Quel posto non sarebbe stato più lo stesso senza Giuliano e Amedeo.

Le due donne infreddolite e leggermente affaticate dalla camminata erano rimaste in piedi a parlare poco distanti

«Non è stato facile per me» disse Martina guardando suo figlio

«Lo immagino» incalzò Elisa

«Quando mio marito se ne è andato Marco ha sofferto molto»

«Non è mai facile per i ragazzi» parlavano piano, quasi sussurrando

«Vede Marco era molto legato a suo padre, i primi tempi dava la colpa a me per ciò che era successo, mi odiava per le continue liti, non voleva accettarlo»

«Poi ha capito?»

Lei si spostò lasciandosi suo figlio alle spalle «ha capito quando un giorno tornando a casa ha visto come mi aveva conciato suo padre»

Elisa in quel momento ebbe la conferma di ciò che aveva solo supposto fino ad allora: capì che la donna aveva subito violenza «mi dispiace»

«Ora è passata» rispose ingoiando leggermente. Ancora la rabbia le attanagliava la gola

«Lo ha denunciato?»

Fece un profondo respiro «volevo, ma era la prima volta che...» scosse la testa «e aveva bevuto...» sembrò trattenere le lacrime «se lo avessi fatto, lui avrebbe perso il lavoro e io volevo solo che se ne andasse, che sparisse dalla mia vita» si girò verso suo figlio «dalla nostra vita» affermò

Elisa capì il dramma della donna, la paura che ancora percepiva anche solo raccontando quell'episodio «capisco»

«Spero di non aver sbagliato» aggiunse Martina

«Le ha più dato problemi?» chiese ancora lei

La donna riportò lo sguardo sulla dottoressa «no, ci siamo accordati» accennò un sorriso forzato «io non lo denunciavo e lui spariva dalla nostra vita»

«Lo ha fatto?»

«Si, si è trasferito in una cittadina a duecento chilometri da qui, lavora nell'ospedale della città e non ho più sue notizie, se non quando mi manda l'assegno di mantenimento per il figlio, che mi arriva regolarmente tutti i mesi»

"Lavora nell'ospedale della città" pensò Elisa immediatamente «che lavoro fa esattamente?»

«È un infermiere, esattamente capo sala del reparto di terapia intensiva»

© Dan Ruben

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