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«Come siamo arrivati a questa grotta?» chiese Massimo una volta fuori da quel luogo lugubre di sacrifici umani. Erano rimasti in quella grotta per più di due ore.

Gualtieri si stropicciò gli occhi, la luce dopo tutto quel buio dava enormemente fastidio «la dottoressa Ricci ha avuto un'intuizione» rispose «ha trovato tracce di guano di pipistrello che abbinate ai residui minerari sui corpi ha ristretto le ricerche a una zona precisa»

Massimo si guardò intorno «qua?»

«Ci sono solo due zone minerarie dove sono presenti insediamenti di pipistrelli nel nostro territorio così di prima mattina abbiamo sguinzagliato gli agenti» affermo l'ispettore

Massimo sembrò sorpreso «decisamente una grande intuizione» constatò ma con una certa dose di ironia nella voce. Ci avevano messo davvero poche ore a trovare il posto.

«Abbiamo avuto fortuna» continuò Gualtieri come a leggergli nella mente «qualche volta capita anche a noi»

In quell'istante Elisa e Stefano uscirono dalla grotta. Lei si tolse la mascherina che aveva messo sul volto per proteggersi da quell'odore di gas che si respirava in quella grotta. Massimo inizialmente sorrise vedendo i segni che l'elastico aveva lasciato sul suo viso arrossato, ma guardandola negli occhi intuì subito il suo stato d'animo.

Lei si avvicinò con passo malfermo ai due uomini «è senza ombra di dubbio il luogo dove ha ucciso» disse Elisa con un senso di rabbia «non possiamo ancora affermare che tutte le esecuzioni siano avvenute in questa grotta, ma sicuramente più di un omicidio è avvenuto lì dentro»

«Come ti senti?» Massimo aveva notato la sua andatura e il viso stanco della donna

Lei cercò un sorriso forzato «a pezzi ispettore Ricciardi» si passò una mano sul volto, quello che aveva visto in quella grotta e il pensiero di ciò che quel folle aveva fatto a quei bambini le stavano procurando crampi alle budella «decisamente a pezzi» continuò passandogli accanto e andando a sedersi su un masso poco distante.

Stefano le si avvicinò «tutto bene capo?» chinandosi leggermente

Lei sorrise «sì, ho solo bisogno di sedermi qualche minuto»

«Che si fa ora?» chiese ancora il suo assistente

Lei rialzò la testa cercando sul viso quel raggio di sole che cadeva filtrando tra gli alberi «se l'ispettore gentilmente ci fa riaccompagnare andiamo in laboratorio e iniziamo a esaminare e catalogare i campioni prelevati» catturando quel calore che sperava riuscisse a scaldarle quel gelo che le immagini di quella grotta aveva insinuato in lei.

Massimo le si fece accanto «tutto bene Elisa?» chiese preoccupato da come la donna stava reagendo

«No Massimo» scosse la testa cercando però di reagire a quello sconforto che le aveva invaso l'animo «ci sono delle orme in quella grotta che sembrano uguali ma sono diverse. Probabilmente stessa misura di piede e forse stesse scarpe ma uno sembra trascinare la gamba sinistra, l'altro cammina normalmente. E poi quello che gli ha fatto... Ho visto molte scene come queste, ho effettuato molte autopsie, ma nessuna mi ha lasciato questo senso d'impotenza e questa rabbia che provo ora»

«Sono in due?»

«Non lo so, le orme sono due serie distinte ma a prima vista il piede sembra lo stesso» disse scuotendo la testa «ho dentro tanta rabbia» continuò

Lui si accovacciò accanto a lei «perché?»

«Li teneva legati a quelle catene, come animali, finché non decideva di sacrificarli, capisci?» stava buttando fuori la rabbia che aveva.

«Sì!» rispose con un nodo alla gola

Lei sospirò «c'è un masso accanto a quello enorme che utilizzava come altare sacrificale» rialzò leggermente la testa per guardare i suoi occhi «era lì che si sedeva» trattenne a stento la rabbia «era lì che li vedeva morire lentamente, lì che si gustava tutta la scena»

Massimo inclinò la testa «mi dispiace» capiva lo stato d'animo della donna e non sapeva cosa dire in quel momento. Avrebbe voluto aiutarla ma si sentiva così impotente davanti a quel dolore

«A lui non interessa la morte» continuò Elisa alzandosi dal masso «gli interessa l'attesa della morte, è attratto da quella» confermò decisa «e se non lo fermiamo lo farà ancora»

***

Apre gli occhi.

C'era sempre il buio, un buio intenso e profondo. Non capiva se fosse sveglio o se stesse ancora dormendo e magari, quello fosse solo un brutto sogno. È disteso lì, legato a quel letto da un tempo interminabile. Giorni, settimane, mesi... Ormai lo sa, lo ha capito, il tempo non esiste, non serve a niente, vorrebbe solo sapere quando finirà. Nella mente si è pentito miliardi di volte di non essere andato a scuola quel giorno, se solo non avesse seguito i suoi amici, se solo non avesse dimenticato il cellulare al rifugio, se... Ma non può tornare indietro. Non può nulla. Quando è sveglio in quel buio prova a chiedersi perché a lui? Perché non ha preso Giuliano o Marco? Cosa vuole da lui? Ma non trova nessuna risposta, non sa, non capisce, e soprattutto è stanco del buio e della paura che si nasconde in quel buio. Si sente soffocare e aspetta quasi con ansia quei brevi momenti dove il mostro viene a fargli visita. Gli dà da mangiare, lo pulisce, lo cura. Le prime volte aveva paura di essere toccato, ma col tempo aveva capito che non gli voleva fare del male. Non gli ha mai fatto del male. Aveva provato a chiedergli perché? O cosa volesse da lui? Ma il mostro non aveva mai risposto, si limitava a pulirlo, dargli da mangiare e da bere e a scomparire in quel buio che lo circondava.

A volte gli sembra di sentire quella presenza intorno a lui, lo sente muoversi, altre volte sembra che fosse lì immobile nel buio a guardarlo. Altre volte dei flash improvvisi lo svegliavano facendolo sussultare.

Ma il più delle volte sente solo la solitudine intorno a lui.

È solo, immerso nel buio e nel terrore, e non ha nemmeno più lacrime per piangere. Ha già pianto tanto, troppo e tutte quelle lacrime non sono servite a far cessare quella paura e quel buio.

Non sa dov'è.

Non sa cosa vuole da lui.

Non sa nemmeno se è notte o giorno, nemmeno se è sveglio o è un brutto sogno.

L'unica cosa di cui è certo, è di quel buio che lo circonda. Quel buio denso che lo avvolge e lo trascina dentro un vuoto immenso.

Lì dove il mostro lo tiene segregato.

© Dan Ruben

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