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Era uscita da quella stanza con una miriade di pensieri in testa che le intasavano la mente. Il primo ad avvicinarsi fu l'ispettore capo Ambrogi seguito dalla procuratrice Nalin.

«Abbiamo ascoltato tutto» disse Ambrogi «non ha ammesso nulla e si continua a proclamare innocente»

«Mi dispiace non sono brava a guidare un interrogatorio» rispose lei continuando però ad avere molti dubbi nella mente.

L'ispettore capo sembrò capire le nubi che le attanagliavano la mente in quel momento «conosco Gualtieri da diversi anni ormai e faccio fatica anche io a considerarlo colpevole» disse attirando l'attenzione di Elisa «è sempre stato un ottimo investigatore, schivo, riservato che non amava mettersi in evidenza ma lasciava che i risultati parlassero per lui, per questo quando ha attraversato quel brutto momento legato al divorzio ho cercato di chiudere un occhio su alcuni suoi comportamenti» affermò «forse avrei dovuto obbligarlo ad andare in assistenza psicologica, ma ho avuto la sensazione che l'avesse superata, ma a quanto sembra probabilmente ho sbagliato»

Elisa lo guardò diritto negli occhi «lei crede che sia colpevole?» chiese a bruciapelo

Ambrogi guardò prima il procuratore poi ritornò da lei «le prove, se venisse confermato che quella tuta è la stessa che usava Willy, sono schiaccianti» rispose

«Sto parlando di lei come uomo, per come lo ha conosciuto in questi anni, lasci da parte le prove» disse lei

«Per come lo conosco, no, assolutamente non può essere lui, ma nel nostro lavoro non sono importanti i giudizi personali ma le prove accumulate purtroppo» rispose convinto

«Lei cosa crede?» si intromise il procuratore rivolgendosi ad Elisa

«Sinceramente non lo so più» rispose abbassando leggermente lo sguardo

***

Era ritornata in laboratorio confidando a Stefano tutti i dubbi che aveva in quel momento. La chiacchierata con Francesco aveva solo incrinato le sue presunte sicurezze. Ma quando arrivò l'esito dell'esame sul pezzo di stoffa, per diversi minuti cadde nello sconforto. Il pezzo di stoffa trovato nella fossa numero tre corrispondeva inequivocabilmente alla tuta trovata a casa di Gualtieri.

Elisa si alzò dalla sedia e iniziò a camminare nervosamente nella stanza.

«Sembri un animale in gabbia» disse Stefano «hai trovato il tassello di congiunzione dovresti essere contenta»

«Non ne sono più sicura» rispose

«Cosa non ti convince?» chiese il suo assistente voltandosi verso di lei

«Ho basato tutte le indagini su delle sensazioni, ho cercato e costruito le prove basandomi esclusivamente su quello che sentivo» rispose

«Quindi?» alzò le spalle «hai dato retta al tuo sesto senso, non è così che si risolvono gran parte dei casi?»

«Possibile che mi sia lasciata trasportare?»

«La tuta era nel suo appartamento» rispose «e quella non è una sensazione, è una prova schiacciante. Lo abbiamo appena appurato»

«E se fosse vero che l'hanno messa lì apposta?» alzò le spalle «i graffi sulla serratura sul retro ci sono realmente»

«Graffi che avrebbe potuto fare lui di proposito» rispose Stefano «per manipolare le indagini»

«Avrebbe anche fatto la denuncia a quel punto» continuò lei cercando conferme.

Stefano asserì «in effetti sarebbe stata la cosa giusta da fare per sviare l'attenzione su di lui»

«E poi è vero quello che mi ha detto, l'altro giorno nel bosco entrambi abbiamo avuto la sensazione che l'altro avesse capito» continuò lei «quindi la cosa più logica sarebbe stata quella di sbarazzarsi di quella tuta»

«Quindi?»

«Quindi o Gualtieri è il serial killer più furbo che sia mai esistito, oppure è davvero stato messo in mezzo senza colpe» disse lei convinta

Stefano sospirò «questo significa che non andiamo via da questa cittadina?» accennò un sorriso rassegnato

«Ancora no, almeno fin quando non saremo sicuri» rispose lei seria «e poi...»

«Cosa?»

«Nella stanza degli interrogatori, Gualtieri ha detto una cosa ma guardando lo specchio a parete dietro dove ero seduta io, sembrava essere rivolto a qualcun'altro» aggiunse lei pensierosa

«Cosa ha detto?»

«Di non fidarmi di nessuno, ma lo ha detto guardando quello specchio e sapendo di essere spiato»

«Chi c'era dietro lo specchio ad ascoltare?»

«Non so quanti fossero, di sicuro la procuratrice Nalin e l'ispettore capo Ambrogi» sospirò lei

Anche Stefano fece un profondo respiro. Quell'indagine si stava complicando sempre di più «cosa vuoi che faccia?»

«Riprendiamo tutto dall'inizio, da ciò che sappiamo e ripercorriamo tutte le tappe» ordinò lei, ripensando a quello che le aveva detto Gualtieri.

***

Lo avevano accompagnato in cella. Durante il tragitto l'agente Maffei con lo sguardo basso nascosto dai folti capelli ricci non aveva proferito parola mentre lo scortava.

«Cosa c'è Agostino?» chiese arrivando alla porta di ferro

Maffei sussurrò «mi sembra assurdo ispettore»

«Cosa?»

«Doverla chiudere dietro le sbarre»

Lui sorrise «sei un ottimo poliziotto, fai il tuo dovere»

«Non li ha uccisi lei?» per la prima volta Agostino sollevò lo sguardo da sotto i folti capelli neri per guardarlo negli occhi.

Francesco notò la tristezza e la confusione che avvolgeva quell'uomo in quel momento «non ho ucciso nessun bambino» disse con decisione «ma tu hai fatto un giuramento e deciso di onorare la divisa che indossi quindi comportati di conseguenza» si ingobbì leggermente nelle spalle attraversando la porta di ferro «chiudi questa porta e cerca la verità»

© Dan Ruben

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