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La ricostruzione dei volti delle vittime aveva portato al riconoscimento di tre ragazzi. Anna Franchi, Maurizio Pelli e Federico Caselli, tutti e tre scomparsi a poche settimane di distanza l'uno dall'altro. Anna e Federico erano di un paese vicino, mentre Maurizio viveva in una casetta a poche centinaia di metri dal centro cittadino. Quella ricostruzione e il riscontro compatibile con il DNA dei genitori non avevano lasciato dubbi. Tre famiglie potevano piangere i corpi dei loro cari. Gli altri tre ragazzi erano invece ancora senza nome. Il più grande, il corpo numero tre ritrovato senza testa, era ancora un mistero. L'esito del DNA raffrontato con quello dei genitori che avevano presentato denuncia di scomparsa non aveva dato nessun risultato. Gli altri due, un ragazzo e una ragazza, anche con la ricostruzione del viso risultavano inesistenti. Nessuno aveva denunciato la loro scomparsa in quel commissariato, non c'erano fotografie e nemmeno DNA compatibili. Sembravano essere tre fantasmi. Le strane impronte trovate nella grotta non avevano portato a nessuna conclusione, al momento, sembravano appartenere alla stessa persona che però in alcuni momenti iniziava a trascinare la gamba sinistra come una leggera zoppia.

Elisa era seduta nell'ufficio di Gualtieri, difronte alla sua scrivania, con gli esiti delle ultime analisi fatte. La seconda giornata di sole alla fine di quel lungo inverno non serviva a scaldare i loro animi

«Avete scoperto altro?» chiese Francesco.

Elisa scosse la testa «purtroppo no» disse con un senso di sconforto «il minuscolo strato di pelle trovato non ha dato nessun indizio come la traccia di sangue, credo sia possibile che quella piccola traccia sia stata assorbita dalla vittima nel momento che è stata costretta a sdraiarsi su quel masso in quella grotta, ma non penso appartenga all'assassino»

«Quindi crede che sia di un'altra vittima?»

«È possibile, anche se non corrisponde a nessuno dei sei corpi ritrovati e questo significherebbe purtroppo che ce ne sono altri»

«Allora perché pensa che non sia dell'assassino?»

«Perché il piccolo pezzo di stoffa trovato corrisponde a quello di una tuta che usano i medici virologhi nei reparti di malattia infettiva, la stessa più o meno che utilizzano anche i RIS per fare i rilievi e non lasciare tracce in giro»

Gualtieri annuì «capisco» se utilizzava quella tuta per proteggersi non poteva di certo essere suo quel lembo di pelle

«È furbo» continuò Elisa «non lascia tracce, si siede a guardarli morire con la tuta indosso e probabilmente con guanti e stivali. Credo altamente improbabile che si sia lasciato scappare una traccia così rilevante»

A quel punto Gualtieri decise di forzare «che idea si è fatta di questo assassino?» chiese

Lei lo guardò «non abbiamo molti elementi per fare un profilo ancora» rispose

«Non voglio un profilo, voglio solo le sue sensazioni»

Lei sospirò «credo sia un uomo solo» disse «ha conoscenze mediche»

«Un dottore?» chiese Francesco interrompendola

«Non è detto» rispose «potrebbe avere solo conoscenze limitate, in ogni caso è scaltro, insospettabile altrimenti non riuscirebbe ad avvicinare tutti quei ragazzi senza dare nell'occhio»

Gualtieri annuì

«E come ho già detto all'ispettore Ricciardi a lui non interessa la morte» continuò Elisa «a lui interessa l'attesa della morte»

Gualtieri rimase un attimo interdetto, Ricciardi non aveva menzionato questa discussione con la dottoressa Ricci nel suo rapporto. Accantonò per qualche momento quel pensiero e ritornò sulla donna che aveva difronte «perché è così importante per lui quest'attesa?»

«Perché probabilmente quel momento lo fa entrare in perfetta sintonia con le sue vittime, lo fa sentire onnipotente, lo rende vivo»

Gualtieri scosse la testa «è assurdo»

«È folle, è probabile che finito l'attimo di piacere lui non si renda nemmeno conto di ciò che ha fatto, lo cancelli e ritorni alla sua presunta normalità fino a quando il desiderio non si riaccende impossessandosi nuovamente di lui»

«Come una doppia personalità?»

«Si in un certo senso» ammise lei

Gualtieri si sistemò sulla poltrona «la ringrazio dottoressa» disse mentre la sua mente continuava a pensare

«Naturalmente è solo un mio pensiero» disse lei facendo notare nuovamente all'ispettore che gli elementi che avevano in mano erano decisamente pochi e che quella sua analisi poteva anche non essere giusta. Ma Gualtieri sembrava assorto in un mondo tutto suo in quel momento

Lei sembrò accorgersene «qualcosa la tormente ispettore?»

«Si» rispose istintivamente, poi sollevò lo sguardo sulla donna «se l'assassino si dovesse accorgere che qualcuno lo ha scoperto cosa farebbe?»

«Cercherebbe di eliminarlo» rispose «il suo atteggiamento non è diverso dagli altri assassini»

«E se questo qualcuno fosse un ragazzo?» chiese «come si comporterebbe, cercherebbe di rapirlo come ha fatto con gli altri?»

«Non è detto ispettore, sono due cose diverse, quei ragazzi li ha presi perché per lui rappresentano qualcosa, accendono in lui ricordi o sensazioni legate al passato, se quest'altro ragazzo non rientra nei suoi parametri è solo un intoppo da eliminare» rispose.

Si chinò leggermente avvicinandosi alla scrivania dell'ispettore «perché questa domanda? C'è forse qualche testimone?» chiese abbassando il tono di voce

«Un ragazzo morto in circostanze strane che era molto amico di un bambino scomparso di recente» rispose Gualtieri

«Quindi pensa che il bambino scomparso sia nelle mani di questo folle psicopatico?»

«Probabilmente sì» rispose inclinando leggermente la testa con un senso di frustrazione

Lei si ritirò su «posso vedere il fascicolo?»

Gualtieri annuì con un profondo sospiro «glielo faccio portare in laboratorio nel pomeriggio» sembrava sollevato notò Elisa

«Ispettore qualunque cosa possa fare per catturare questo folle psicopatico, io la farò» asserì con convinzione lei prima di alzarsi dalla sedia per lasciare la stanza.

© Dan Ruben

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