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Seguirono la strada principale passando per il centro. Normalmente non c'era mai molto traffico in quella cittadina, e a quell'ora era ancora minore. La radio stava passando una musica dolce. Elisa si voltò a guardare la chiesa della piazza principale illuminata dalle luci della sera. Era davvero molto bella.

«Stai meglio?» chiese Massimo

«Meglio cosa?» girò lo sguardo perplesso verso di lui

«Dico per lo spavento che ti ho involontariamente fatto prendere» la musica si fermò per lasciare il posto al notiziario

Lei accennò un sorriso rilassandosi «si»

La notizia straordinaria che stava rimbalzando da qualche minuto sui notiziari era del ritrovamento di quel cimitero di bambini: "A breve vi aggiorneremo sugli sviluppi di quello che si presenta come il caso del serial killer della montagna..."

Lei aggrottò la fronte «stanno parlando di Willy?» chiese

«Si» affermò lui «era scontato che prima o poi avrebbero scoperto tutto»

«Com'è possibile, il procuratore non aveva ordinato di non coinvolgere la stampa?» sentiva la rabbia montarle nel petto

Massimo spense la radio «sai meglio di me che non è sempre possibile»

Lei annuì

«Sei arrabbiata per questa fuga di notizie?»

«Sono arrabbiata perché ancora non riesco ad inquadrare questo mostro e non vorrei che ora la situazione peggiorasse»

«In che senso?»

«Che scappi e non riusciamo a prenderlo, oppure che colpisca ancora» disse lei

«Capisco» rispose lui «dobbiamo stringere il cerchio su Brugoli»

«E se non fosse lui?»

«Hai dubbi?»

«Non ho certezze è diverso» rispose lei, «e questo mi spaventa» poi si girò verso l'uomo tirando leggermente la cintura di sicurezza che le stringeva il petto «e tu non sei spaventato?»

Massimo cercò di guardarla senza perdere l'attenzione alla strada «io sono sicuro che lo prenderemo» disse «prima o poi tutti commettono degli errori, che sia Brugoli o un altro»

«Sei sempre così sicuro?»

Lui sorrise «quasi sempre» ammise con calma

Lei si rimise in posizione guardando la strada che avevano davanti «io no» sospirò. Stavano quasi per raggiungere il suo appartamento «e ho bisogno di sentirmi sicura prima di prendere una decisione qualunque essa sia»

***

Era rimasto solo nel suo ufficio, il commissariato si stava svuotando, il cambio turno aveva svuotato quasi tutte le stanze, ma lui era ancora intento a controllare quei fascicoli. D'altronde a casa non aveva nessuno che lo aspettasse. Francesco Gualtieri era perplesso. La stampa aveva cominciato a far trapelare qualche notizia, sapeva che prima o poi sarebbe successo. Ora avrebbero avuto un problema in più: quello di cercare di arginare quella psicosi collettiva che quelle notizie avrebbero creato nella gente. Gli uffici del piccolo commissariato si sarebbero riempiti di folle di curiosi. Gente spaventata e avida di notizie, mitomani, o semplici sciacalli. Non avevano più molto tempo, lo sapeva, e Brugoli era un candidato probabile, anche perché risultava assente dal lavoro nel periodo in cui erano scomparsi Fabio e Maria a Bordighera. Aveva richiesto indagini precise su quel periodo in particolare, senza ottenere risposte al momento. Quel buco restava, ma nonostante tutto, lui non era convinto. Qualcosa non gli tornava e quel tarlo del dubbio che gli girava nella testa non riusciva a sopportarlo. Spesso, molto spesso, i comportamenti criminali sono legati da qualcosa successa nel passato dei soggetti. Ne aveva già parlato con Elisa, era già capitato negli anni di aver indagato su crimini seriali e sapeva benissimo che nel passato del criminale si trovavano le risposte ai comportamenti presenti. La sua perplessità era appunto questa, nulla nel passato di Brugoli rappresentava questo schema. Famiglia normale, nessuna molestia, nessuna denuncia o particolari coinvolgimenti in atti di violenza. Studente universitario quasi modello, non aveva saltato nemmeno un anno nonostante avesse trovato un piccolo lavoro in un negozio. Non riusciva a capire come mai un soggetto simile avesse perso le staffe usando violenza sulla moglie, figurarsi poi commettere quegli omicidi su dei bambini.

Assurdo.

Riprese i fascicoli e li riaprì. Doveva ricominciare da capo, era sicuro che qualcosa gli era sfuggito. Brugoli lo poteva legare solo all'orfanotrofio e forse alla scomparsa dei due ragazzi a Bordighera, ma in quell'elenco di nomi che gli aveva girato suor Beatrice c'erano anche altri che avevano bazzicato in quella struttura negli anni. Ripercorse l'elenco, perfino Bisleri faceva sedute psicologiche su quei ragazzi.

"Bisleri" pensò improvvisamente.

Uno stimato psicologo di fama internazionale. Un'idea assurda gli balenò nella mente. Lo sguardo strano e curioso del professore quando aveva chiesto di Giuliano: "Bisleri lo aveva guardato «Sta pensando che non sia un incidente?» con gli occhi attenti ad ogni piccolo dettaglio."

Si alzò con un profondo respiro e si avviò alla porta «Gaetani» chiamò urlando dalla soglia aperta.

L'agente si precipitò «comandi ispettore»

«Chi abbiamo in ufficio a quest'ora che sa usare bene i computer?»

L'agente ci pensò qualche secondo «ci sarebbe l'agente Tommasi» rispose

«Fallo venire immediatamente nel mio ufficio, ho bisogno di una ricerca urgente» ordinò girandosi per tornare alla sua scrivania

«Agli ordini ispettore» rispose Gaetani scomparendo lungo il corridoio.

© Dan Ruben

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