Elisa alzò la testa dal microscopio. Non riusciva a concentrarsi, c'era sempre qualcosa che gli invadeva la mente. Il colloquio avuto con l'ispettore capo Gualtieri non aveva fatto altro che aumentare la confusione che aveva in testa.
Sospirò alzandosi dalla poltroncina e girandosi uscì dal laboratorio. Era inutile continuare in quel momento. Nel piccolo corridoio che portava alla saletta, dove un distributore di bevande calde alleviava le loro molteplici ore di lavoro, incontrò Stefano
«Vado a prendere un caffè capo» disse sorridendo il ragazzo appena la vide.
Stefano era affidabile e sincero, nel periodo in cui avevano lavorato insieme aveva imparato ad apprezzare le sue capacità deduttive e la sua totale devozione al lavoro e a lei. Era un vero amico oltre che essere un ottimo analista «offro io» continuò il ragazzo facendole segno di seguirla
In effetti una piccola pausa non le avrebbe fatto male «era ora che offrivi, non paghi mai» lo canzonò bonariamente lei sorridendo
«Ma se sto ancora aspettando la cena» rispose
Lei spalancò gli occhi «che cena?»
«Quella che mi sono guadagnato per aver trovato il guano e le tracce di sangue»
«Ti prometto che quando tutta questa storia sarà finita ti offro una cena nel miglior ristorante cittadino» rispose sorridendo. Stefano aveva la capacità di strappargli un sorriso anche nei momenti più pesanti.
L'uomo infilò le monete nella macchinetta e schiacciò il pulsante «cos'è che ti tormenta?» chiese aspettando che l'erogatore iniziasse a buttare fuori quel liquido caldo.
Lei sorrise «mi conosci così bene che non ti sfugge nulla?»
Lui si girò «ormai non hai segreti per me capo»
Lei sospirò «stamattina ho avuto un colloquio con l'ispettore Gualtieri» disse
Lui le passò il bicchierino «e...»
Lei lo prese «e non faccio altro che pensare a questo folle psicopatico» rispose mentre lui selezionò l'altra bevanda
«A cosa pensi di preciso?»
«Al fatto che ho la sensazione che qualcosa ci stia sfuggendo» ammise Elisa
Lui prese la sua bevanda «parliamone» indicando la piccola panchina in ferro contro la parete
Si sedettero «segue sempre lo stesso modus operandi» disse lei «li guarda morire lentamente»
«Questo lo abbiamo appurato» rispose Stefano sorseggiando il suo caffè «tutto quello che fa è probabilmente legato a qualcosa che è successo nel suo passato» continuò
«Si, qualcosa che lo ha segnato profondamente...»
«Quando era un ragazzo visto che sono ragazzi le sue vittime»
«Non lascia indizi, ha conoscenze mediche, ed è sicuramente una persona affabile che riesce a guadagnarsi la fiducia dei ragazzi» proseguì lei
«Ok, ora che abbiamo fatto il quadro dimmi cosa non ti torna»
«La vittima numero tre» rispose lei decisa «con quella vittima ha cambiato il suo modus operandi»
«Vero» confermò Stefano «perché?»
«Forse lo conosceva?»
«È una possibilità, anche se non ha senso lo stesso»
«Altrimenti perché tagliargli la testa e una gamba?» Elisa sembrò riflettere su quello che aveva appena detto
Stefano la guardò intuendo i suoi pensieri «cosa ti passa per la testa?»
Lei sollevò lo sguardo sul suo assistente «hai ragione non ha senso tagliargli la testa se lo conosceva. Ci sarebbe invece un'altra possibilità?»
«Cioè?»
«Cioè che sugli arti amputati potesse esserci qualcosa che identificasse la vittima»
«Tipo un tatuaggio?»
«O un intervento chirurgico» asserì lei
«Questo avrebbe sicuramente più senso» sorrise Stefano
«Quindi dovremmo cercare tra i ragazzi scomparsi quelli con un tatuaggio o un intervento all'arto» affermò lei
«Però non abbiamo riscontri tra gli scomparsi con il DNA» sapendo che se il DNA dei i genitori che avevano sporto denuncia non corrispondeva, significava probabilmente che quel ragazzo non fosse del luogo.
«Vero» una smorfia di delusione comparve sul suo viso. Avevano già controllato il DNA di tutte le famiglie che avevano presentato denuncia di scomparsa di minore, senza ottenere riscontri con quello della vittima numero tre. Continuava a riflettere. "Non aveva pensato a questo particolare, il numero tre non era tra gli scomparsi. A meno che..."
Improvvisamente il viso di Elisa si illuminò «abbiamo controllato le denuncia fatte dalle famiglie» disse
«Si tutte senza tralasciare nulla» rispose Stefano
Lei lo guardò «e se non appartenesse a nessun nucleo famigliare?»
«Cioè che la famiglia non è di qua?»
«No»
«Allora non capisco» disse lui guardandola con curiosità «cosa vuoi dire?»
«Che c'è un orfanotrofio nella vallata» disse Elisa mentre il viso si illuminava «potrebbe essere fuggito da lì»
«Ci sarebbe una denuncia?»
«Probabilmente sì» sospirò lei «ma provare a chiedere non costa nulla»
***
Fa freddo ma lui non lo sente. È nascosto dietro il tronco di un grosso albero, i tre ragazzini sono leggermente più a valle, ne sente il chiacchiericcio, quasi ne percepisce il profumo. Li osserva in silenzio, cercando di catturare tutto quello che succede. Inspira l'aria fredda provando di regolare il respiro per controllare l'eccitazione, mentre li segue con lo sguardo. È uno quello che vuole, è solo uno. Ma lui sa aspettare. Attende con calma. Vuole essere sicuro, non ha fretta. Lo ha scelto, lo ha seguito per giorni, ne conosce tutte le abitudini e lo vuole. Ne ha bisogno. Sorride leggermente gustando l'attesa, assaporandola come un cacciatore che inquadra la preda nel mirino, quell'attimo prima dello sparo, quell'attimo prima di prendersi la sua vita.
© Dan Ruben
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INSIDE THE MIND
Mystery / ThrillerUna piccola cittadina di montagna dove non succede mai nulla, dove tutti si conoscono, dove la vita scorre sempre uguale. Un piccolo paradiso, il posto ideale dove provare a riprendere in mano la propria vita. Fino a quando... Una scoperta casuale t...