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Gualtieri si era fatto mandare dal commissariato di Bordighera il fascicolo inerente alla scomparsa di Fabio. Considerando che i corpi senza nome erano ancora tre, ebbe l'intuizione di chiedere allo stesso commissariato di inviargli tutte le denunce di scomparsa di minori che avevano archiviato in quello stesso periodo. Senza esserne particolarmente sorpreso trovò una notevole similitudine tra una ragazzina di nome Maria, la cui denuncia di scomparsa era stata inoltrata due giorni dopo quella presentata dalle suore dell'istituto santa Teresa, a uno dei volti senza nome ricostruiti dalla dottoressa Ricci. La foto di quella ragazzina somigliava molto alla ricostruzione del volto del corpo numero due. Questo particolare abbinato al referto della dottoressa che dichiarava che il corpo numero due e il corpo numero tre erano morti a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro, gli diede la quasi assoluta certezza di essere sulla strada giusta. Avrebbe mandato una squadra di agenti a prelevare il tampone del DNA dalla famiglia della ragazzina anche se il suo istinto gli diceva che aveva trovato l'identità del corpo numero due. E ora che, tranne il corpo numero sei, avevano individuato finalmente quasi tutte le identità delle vittime, doveva cercare cosa avessero in comune quei ragazzini. Se la sua analisi era corretta, Willy non era un serial killer che uccideva a caso, tutt'altro. Lui era preciso, selettivo nella scelta delle sue vittime e questo significava che quei ragazzini in qualche modo avevano tutti un punto in comune. Doveva trovare cosa li accomunasse, solo così sarebbe riuscito a catturare quel folle. Se per la gran parte di loro poteva essere il luogo della scomparsa, per Fabio e Maria, se avessero stabilito che la ragazzina numero due fosse realmente lei, era invece diverso.

Gualtieri si alzò dalla sua sedia e iniziò a camminare lungo la stanza. Tre erano sicuramente scomparsi nel suo territorio. Uno ancora non ne conoscevano l'identità quindi non potevano fare nessuna deduzione, ma Fabio e Maria erano scomparsi però da un'altra parte. Fabio proveniva dall'orfanotrofio che era nel suo territorio, quindi lo riportava tra quelle montagne. Ma Maria? Doveva assolutamente scoprire se in qualche modo anche Maria fosse collegata a quelle montagne. La sua priorità in quel momento era stabilire che il corpo numero due corrispondesse realmente all'identità di Maria e poi cercare qualcosa che la collegasse agli altri e a quelle montagne.

Bussarono alla porta

«Avanti» urlò Gualtieri, era fermo davanti alla finestra in quel momento

L'agente entrò «ispettore c'è suor Beatrice che chiede di lei»

Francesco corrugò la fronte leggermente perplesso "cosa voleva la madre generale da lui?" Non aveva ancora il mandato per accedere all'archivio dell'orfanotrofio «la faccia entrare Gaetani» disse ritornando alla sua scrivania

Dopo qualche secondo, la suora entrò «buongiorno ispettore»

«Buon giorno madre» Francesco che era rimasto in piedi le fece cenno di accomodarsi «cosa posso fare per lei?» chiese vedendo che la suora aveva tra le mani un fascicolo

«Ho riflettuto sulla situazione» iniziò la suora posando la risma di fogli sulla scrivania «questi sono tutte le informazioni che abbiamo in archivio su Fabio» disse

«Non ho ancora il mandato» rispose Francesco sulla difensiva sedendosi anch'egli.

La suora accennò un sorriso dolce «quello che mi ha detto ieri la dottoressa Ricci mi ha fatto riflettere» congiunse le mani come in preghiera «non potrei sopportare di essere d'intralcio a un'indagine così delicata»

Gualtieri era stupito, questo cambio repentino non se lo sarebbe mai aspettato «la ringrazio» sussurrò posando lo sguardo su quel fascicolo, doveva ricordarsi di ringraziare Elisa.

«Le chiedo solo una cortesia» disse la suora

L'ispettore riportò lo sguardo sulla donna «mi dica»

«Fabio era con noi da quando aveva tre anni e vorremo riportarlo a casa per dargli una degna sepoltura il prima possibile, in modo da poter pregare per la sua anima» sembrava sul punto di piangere. Francesco non si ricordava di averla mai vista in quello stato.

«Appena si saranno conclusi tutti gli accertamenti sarà mia cura consegnarle il corpo del ragazzo» disse tristemente

Suor Beatrice si alzò «catturerete chi ha fatto tutto questo?» più che una richiesta sembrava essere una preghiera pensò Francesco

«Ci proverò con tutte le mie forze, madre» alzandosi anche lui

***

Non sapeva più da quanto tempo fosse lì. Non sapeva se fosse notte o giorno, non percepiva nulla oltre il buio che aveva intorno. Non aveva nemmeno più lacrime per piangere, le aveva finite tutte inutilmente appena si era risvegliato in quel limbo tra incubo e realtà. Alcune volte sentiva di non essere solo, percepiva nell'oscurità la presenza di qualcuno, come quando era piccolino e aveva paura dei mostri nella sua cameretta. Li sentiva lì vicini a lui a tal punto che urlava piangente finché sua mamma non andava in stanza, accendendo la luce e magicamente faceva scomparire i mostri. Non sapeva dire perché fosse ritornato con la mente alla sua infanzia, sapeva solo che i primi tempi aveva urlato sperando che la luce si accendesse e comparisse il viso di sua mamma che lo tranquillizzasse. Ma le sue urla si erano spente nel buio. Nessuno aveva acceso quella luce, nessuno era venuto a trascinarlo via da quell'oscurità e quella presenza silenziosa era rimasta lì accanto a lui.

Aveva provato a parlargli, gli aveva fatto molte domande sul perché si trovasse lì, e su cosa volesse da lui. Ma, tranne una volta, non aveva mai ottenuto nessuna risposta. L'unica volta che sentì quella voce, capì che non sarebbe servito a nulla urlare e il sangue gli si era gelato nelle vene.

«Puoi gridare finché vuoi, tanto nessuno ti potrà sentire» gli aveva detto e a lui era venuto quasi un colpo nel percepire quella voce spettrale nel buio

«Cosa vuoi da me?» si era affrettato a chiedergli

Ma nessun suono era più pervenuto alle sue orecchie.

Solo il silenzio, un silenzio denso come non aveva mai sentito. Nemmeno al rifugio che aveva costruito con i suoi amici nel bosco c'era quel silenzio. Tutto sembrava così irreale, così assurdo.

Si sentiva bagnato, probabilmente si era fatto la pipì addosso, era da qualche tempo che non sentiva più la presenza accanto a lui. Improvvisamente una paura folle lo paralizzò: e se quella presenza non fosse più tornata?

Riprese a singhiozzare senza più lacrime, era solo, solo, sepolto nel buio denso delle sue più atroci paure.

© Dan Ruben

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