Vide i suoi occhi castani entrare leggermente nel panico. Aveva fatto centro.
Doveva calmarsi, riprendere il controllo del respiro. "Non pensare alla pistola, mantieni la calma, non può uccidermi ora che gli ho messo un tarlo nella mente. Lo farà, mi ucciderà sicuramente se non succede qualcosa, ma non ora" riprese a respirare normalmente. Doveva contare sulla sua mente, solo sulla sua mente in quel momento.
«Non è stato un incidente vero? È stata tua madre ad uccidere tuo fratello?» disse spostando leggermente il peso sull'altra gamba.
Era un movimento quasi impercettibile che però le diede la certezza assoluta che la mente di Massimo fosse occupata in quel momento, altrimenti l'avrebbe fermata subito.
Lui provò a dire qualcosa, ma il suono della sua voce sembrava soffocato in quel frangente. Era simile a un lamento gutturale, diverso, quasi spettrale.
Continuò a spostarsi lentissimamente cercando di controllare il respiro «ed è sempre tua mamma che ha ucciso tutti quei bambini» sibilò sentendo i battiti del suo cuore come volessero esploderle nel petto.
Lo sguardo di Massimo riprese vivacità, fu un lampo che le gelò il sangue nelle vene e la paralizzò all'istante «Volevo solo il loro bene» la voce, quella voce non era la sua, era irreale.
Deglutì "stai calma, guadagna tempo, entra nella sua mente" «ma sono morti» disse con un filo di voce.
"Se scopri perché ne rallenta la morte scopri anche chi è"
Lui inclinò la testa di lato guardandola. Gli occhi sembravano spenti di nuovo. Era stupefacente come cambiasse personalità in poche frazioni di secondo.
«Lo so che non sei stato tu» continuò lei «tu non volevi» riprese a muoversi lentissimamente.
«Io...»
«Tu li curavi, gli davi i farmaci per cercare di fermare l'emorragia» la voce di Elisa era dolce e calma. Aveva un suono quasi melodioso.
«Io non...»
«Lo so Massimo» usò il suo nome per riportarlo al presente, con lui forse aveva qualche speranza, con sua madre nessuna «tu non volevi»
Lui la guardò e il suo viso sembrò rilassarsi.
«Posso aiutarti, possiamo trovare una soluzione insieme» continuò Elisa «dimmi solo dov'è nascosto Amedeo»
«Non posso, lei non vuole»
«Andiamo a prenderlo insieme» era arrivata al tavolino, lo sentiva contro la gamba.
Poi successe qualcosa, improvvisamente Massimo sembrò ingobbirsi, la sua espressione cambiò nuovamente diventando severa e iniziò a muoversi verso di lei trascinando la gamba sinistra.
«È il mio bambino, non me lo puoi portare via» di nuovo aveva cambiato voce. Gutturale e spettrale.
Elisa era vicinissima al suo cellulare, aspettava solo un momento di distrazione di Massimo per afferrarlo. Non aveva nemmeno un'arma con lei, non le erano mai piaciute le pistole nonostante il lavoro che faceva la mettesse spesso a confronto con la violenza. Lei non l'amava.
«Non lo voglio portare via, voglio solo vederlo» rispose non sapendo più nemmeno a chi
«Pensi che io possa fargli del male?» gridò quella voce spettrale
«Non lo so Massimo» nuovamente chiamò il suo nome, voleva riportarlo da lei «tu vuoi fargli del male?» forse se riusciva a metterlo in competizione, pensò che continuando così avrebbe creato quel minimo di confusione nella sua mente in modo da riuscire a guadagnare qualche minuto. Perché si era resa conto che la sua vita, quella che le restava, era legata solo a una debole speranza e ai secondi che scorrevano.
Lui ebbe un attimo di smarrimento, lo vide nei suoi occhi, lo percepì nell'andatura e immediatamente Elisa cercò di approfittarne «portami da lui Massimo» sussurrò con tutta la tranquillità che poteva «portami da Amedeo. Voglio solo vedere che sta bene»
«Non posso» rispose, ma la voce era nuovamente cambiata. Era lui ora.
«Massimo guardami» lei cercò i suoi occhi. Doveva approfittarne ora «io posso aiutarti, lo sai che posso, ma tu devi fidarti di me» era una supplica, dolce, sincera.
Lui la guardò e il suo sguardo sembrò finalmente lucido. Forse era riuscita a fare breccia nella sua mente. E fu a quel punto che Elisa vide il raggio di luce rossa sulla schiena di Massimo.
«No!» urlò gettandosi verso di lui. Ma il proiettile aveva già trapassato il vetro della finestra conficcandosi nella scapola sinistra dell'uomo mentre, dalla porta d'ingresso sfondata, facevano irruzione poliziotti armati.
Massimo spalancò gli occhi con stupore, fu un attimo, prima che le gambe cedettero accasciandosi in ginocchio davanti a lei. La pistola gli cadde dalle mani mentre Elisa in un ultimo disperato tentativo di salvarlo cercava di afferrarlo.
Il volto dell'uomo era una maschera di dolore e sorpresa.
Una lacrima scendeva lenta sulla guancia di Massimo mentre lo sguardo si stava spegnendo e un rivolo di sangue gli usciva dalle labbra socchiuse.
«Dov'è Amedeo?» gli chiese Elisa, anche lei aveva le lacrime agli occhi, avendo la certezza che, in quel momento, tra le braccia aveva l'ultima speranza di trovare vivo quel ragazzo.
Lui mormorò qualcosa che lei non capì. Mentre i poliziotti la circondavano, si chinò con l'orecchio verso le labbra dell'uomo che aveva tra le braccia «dimmi dov'è Amedeo» chiese un'ultima volta.
Il volto dell'uomo sembrò finalmente rilassarsi, la guardò un'ultima volta, «il... vi... no» soffiò fuori Massimo prima di chiudere gli occhi con un ultimo sospiro, finalmente in pace.
© Dan Ruben
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INSIDE THE MIND
Mystery / ThrillerUna piccola cittadina di montagna dove non succede mai nulla, dove tutti si conoscono, dove la vita scorre sempre uguale. Un piccolo paradiso, il posto ideale dove provare a riprendere in mano la propria vita. Fino a quando... Una scoperta casuale t...