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Quando Massimo Ricciardi arrivò in ufficio quella mattina, l'ispettore capo Gualtieri era già seduto alla sua scrivania

«Buongiorno ispettore» passando davanti alla sua porta

Francesco alzò lo sguardo «ispettore Ricciardi» lo chiamò

Massimo si fermò sull'uscio.

«Ieri ho avuto un lungo colloquio con la dottoressa Ricci, a cui ho dato il referto autoptico e il rapporto sulla morte di Giuliano Manfredi» disse guardando l'uomo «era un caso che stava seguendo lei mi pare?»

«Si» rispose dubbioso. Non capiva perché coinvolgere la dottoressa

«Quindi appena può vada da lei si faccia dare le novità e continui a seguire la pista di Giuliano»

«Insieme alla dottoressa?»

Alzò un sopracciglio «non credo che le dispiaccia» rispose con un ghigno

«No, non è per quello, ma quel ragazzo è morto per una disgrazia, non capisco cosa c'entri con questo caso?»

«Mi pare che sia stato lei il primo ad avere dubbi»

«Si ispettore ma non ho trovato riscontri ai miei dubbi»

«Per questo ho passato tutto alla dottoressa, per essere sicuri di non aver tralasciato nulla specialmente sul referto autoptico»

Ricciardi sospirò «come vuole ispettore» rispose voltandosi per scomparire lungo il corridoio. "Gualtieri pensava che non sapesse fare il suo mestiere?" Massimo non aveva preso benissimo quella svolta, l'unica nota positiva, in tutta quella faccenda, era che avrebbe avuto una scusa per vedere Elisa, pensò.

***

Elisa alzò gli occhi dal rapporto che stava leggendo mentre Stefano entrava nel suo studio «mi hai cercato capo?»

«Si, voglio farti vedere una cosa» facendo cenno al suo assistente di avvicinarsi. Era quasi mezzogiorno ed Elisa aveva passato tutta la mattina sul rapporto di Giuliano Manfredi che le aveva dato Gualtieri.

«Dimmi» portandosi accanto a lei

«Ieri l'ispettore Gualtieri mi ha chiesto di dare un'occhiata a questo rapporto sulla morte di un bambino»

«Un altro?» chiese Stefano

«Non sappiamo ancora se è legato a questo caso» rispose lei «ma volevo la tua opinione sul referto dell'autopsia» passandogli i fogli

Stefano iniziò a passeggiare intorno alla scrivania mentre leggeva con attenzione il referto che gli aveva dato Elisa. Lei lo guardava annotando mentalmente tutte le espressioni del suo viso, ormai lo conosceva benissimo. Stefano aveva un anno in meno di lei, era un bel ragazzo e si era dimostrato in questo anno che avevano lavorato insieme, anche un ottimo amico, decisamente la persona giusta da avere accanto, sbadato e distratto nel quotidiano ma preciso e intuitivo nel lavoro. Un po' come lei, pensò, avevano anche lo stesso gusto in fatto di uomini, sorrise mentalmente.

«Ha fatto un gran volo» disse Stefano riportandola alla realtà «gli organi interni sono ridotti in poltiglia»

«È caduto dal sesto piano»

Lui gli ripassò i fogli «perché credi che c'entri con il nostro caso?»

«Questo bambino si chiamava Giuliano e soffriva di una forte forma di acrofobia ed era molto amico di un altro bambino, Amedeo, scomparso tre giorni prima dell'incidente» disse lei «Gualtieri sospetta che Giuliano sia stato eliminato perché ha riconosciuto il rapitore di Amedeo»

«Rapitore che potrebbe essere il nostro Willy» affermò lui

«Esatto»

«Perché pensa che sia stato ucciso?»

«Perché secondo lui Giuliano non sarebbe mai salito da solo sul terrazzo del sesto piano per la patologia che aveva»

«Siamo sicuri della patologia?»

«Si, è stata confermata dalla madre e dal suo medico curante» Elisa cercò il nome sul rapporto «un certo dottor Bisleri. Un noto psicologo che aveva in terapia il ragazzo»

«Cosa vuoi sapere da me?» chiese Stefano

«Cosa ne pensi?»

«Dal referto autoptico non c'è nulla che faccia supporre un omicidio, non so il rapporto della polizia»

«Il rapporto conferma l'incidente» la voce giunse improvvisa dietro di loro, Massimo Ricciardi comparve sulla porta «scusate l'intromissione» sorrise

«Ispettore Ricciardi prego» Elisa gli fece cenno di entrare mentre sul suo viso comparve un sorriso sincero «stavamo cercando di capire cosa è successo?»

«Quando sono arrivato sul posto, per il povero Giuliano non c'era più nulla da fare» disse lui «sono salito a controllare la terrazza insieme ad un agente della volante che era intervenuto e non ho visto nulla di sospetto»

«Cosa c'era sul terrazzo?»

«Niente aveva appena nevicato e c'erano solo le impronte nella neve di Giuliano»

«Come mai solo quelle di Giuliano?» si intromise Stefano «non c'erano impronte di altri agenti?»

«No, sono arrivato per primo sul luogo dell'incidente, confermo che non c'era nulla di anomalo»

«Com'erano le impronte? Hai fatto qualche fotografia?» chiese Elisa

«No!» si schernì lui «credevo fosse solo un maledettissimo incidente, non ho fatto fotografie, Non credevo servissero»

«Capisco» rispose Elisa «le impronte sei sicuro fossero del bambino?»

«Corrispondevano alle suole degli scarponcini che aveva indosso» rispose «almeno per forma e dimensione»

«Cosa ricordi?»

«In che senso?»

«Quando hai visto quelle impronte, che sensazione hai avuto, cosa hai pensato?»

«Stava camminando» disse come a ricordare «le impronte avevano la stessa distanza e la stessa pressione sulla neve. Poi dopo qualche passo ha iniziato a correre, le impronte erano più distanti e la pressione nella neve del tallone era minore»

«Come volesse scappare?» chiese Stefano

«Oppure come voler prendere la rincorsa per saltare sul terrazzo difronte» rispose lui alzando le spalle e confermando la tesi dell'incidente.

«Ma non lo avrebbe mai potuto fare» l'interruppe Elisa sorridendo e catturando completamente l'attenzione dei due uomini «visto che soffriva di acrofobia»

© Dan Ruben

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