Capitolo 8 "il battesimo"

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Le lacrime scorrevano da sole, le mie mani tremavano senza fine, come potevo essere così stupida! Il Pic-nic al confine, la reazione psicopatica di Peter! Il cibo in più che mi aveva raccomandato e un cambio di vestiti in caso di emergenza.

Era tutto un piano per scappare dal nostro destino! Perché quella sera, era il tempo del Battesimo.

Eravamo fuori il confine, lontani dal pericolo... però avevamo infranto la legge più importante, la decima. "Abbandonando Greenhmon il giorno del Giudizio, il colpevole diverrà esiliato dal paese natale senza nessun'udienza preliminare".

Avevo tutto lì, una casa, un letto, un posto per rifocillarmi, avevo Melody!

MELODY!

L'avevo abbandonata! Le avevo promesso la mia presenza, avevo promesso che sarei stata al suo fianco! Tutto questo per seguire un ragazzo...

UNO STUPIDO RAGAZZO!.

Presa dall'ira mi buttai a capofitto sul corpo di Peter. Iniziai a prenderlo a pugni sullo stomaco piangendo e maledicendo tutto quello che aveva fatto.

Si contorceva dal dolore e cercava di comprimere la mia rabbia con un abbraccio. Mi dimenai ancor di più.

-Ti odio, TI ODIO, MI HAI ROVINATO LA VITA!-

Urlai isterica, schiaffeggiandolo sul volto.

-CALMATI SUSAN, CALMATI-

Mi bloccò le braccia ansimante.

Iniziai a calmarmi, ero stanca di tutto, la testa mi bruciava. Mi buttai sul suo petto ed iniziai a piangere

-Peter, mi hai rovinato la vita, Melody è sola, senza di me. Come farò ora a ritornare al villaggio, come?-
Mi accarezzò la testa, stava piangendo anche lui

-Io non voglio più stare accanto a te.-

Mi staccai dal suo petto ancora una volta e lo guardai con disgusto.

Piangendo cercò di prendermi le mani, sperando di farmi cambiare idea.

-Non mi toccare Peter, non osare mai più!, mi hai spezzato il cuore, vai all'inferno.-

Finalmente libera dalle sue mani scappai via da lui.

-SUSAN NOO!-

Sentì la sua voce ed i suoi lamenti in lontananza propagarsi lungo l'oscuro bosco. Non volevo più udire la sua voce, mi aveva strappato via tutto quel poco che avevo. Iniziai a correre ancor più forte, come se quel movimento potesse far sfogare tutta la rabbia accumulata in quelle poche ore.

Il vento spazzava via le mie lacrime e la pioggia scioglieva tutte le mie paure.

Mi sentivo libera.

Dovevo salvare al più presto la mia amica.

Con le scarpe consumate, come il mio vestito ormai in brandelli ed i miei capelli fradici dalla pioggia giunsi ai piedi della piazza di Greenhmoon. Riuscivo a sentire solo il mio respiro affannato, il battito accelerato del mio cuore e la stanchezza fisica che mi circondava.

il dolore mi opprimeva, come se un masso schiacciasse il mio corpo, un masso pesante, che non riuscivo più a reggere.

La piazza era al centro del paese, e non era mai stata così gremita di gente come quella notte. Un migliaio di persone circondavano la piazza.

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