Capitolo 13 "l'eroe"

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Il cuore iniziò a martellarmi nel petto.

<<Mi dispiace ma ti devo uccidere, non voglio farti del male ma sono costretto. Non so se cospiri alle mie spalle e non so neanche se è MoonRed, la luna, che ti ha condotto da me, non posso rischiare la vita di nuovo!>>

Le lacrime gli scorrevano veloci, non lo avevo mai visto piangere, la sua mano, quella che impugnava la spada tremava come le sue gambe. Ero in bilico, cercavo di tenermi in equilibrio come su un filo dal fuso filato dalla morte. Alle mie spalle il fiume in piena correva impetuoso e davanti una spada affilata era puntata sulla mia gola.

Cercai di usare la mia unica arma, la parola.

<<Io non so di cosa tu stia parlando, non sono un'inviata da MoonRed e sopratutto non cospiro su di te! Sono solo un'orfana che è scappata dal suo destino, perdendo tutto quello che aveva di più caro >> Iniziai a piangere. <<E non ho fatto nulla per rimediare! Sono solo una codarda! Ma per favore risparmiami ... lasciami andare e ti prometto che dimenticherò tutto, non dirò a nessuno della tua presenza, abbi pietà e si clemente per favore!>>

Lo implorai con voce tremolante e soffocata.

I suoi occhi lucidi carichi di lacrime non si mossero dai miei, la sua bocca tremava. Era in conflitto con se stesso, indeciso tra l'uccidermi o il liberarmi.

<<Mi dispiace... ma devo farlo!>>

Vinse il male.

Anche questa volta.

Afferrò la spada e l'alzò al cielo per caricare il colpo, quando il bordo della lama stava per tagliare a metà il mio collo, qualcosa lo fermò La lama si bloccò nell'aria prima che fosse troppo tardi e cadendo tagliò in due la fune che teneva strette le mie mani in grembo.

Ero libera!

Accarezzai il mio collo, avevo solo un piccolo graffio che iniziò a sanguinare. Il ragazzo si accasciò gemendo di dolore, lo guardai cercando di capirne il motivo. Una chiazza rossa vicino al fianco si propagò sulla sua casacca blu impregnandola di sangue. Mi buttai vicino a lui toccandogli la ferita, con le mani sporche del suo sangue cercai di vedere cosa lo aveva colpito. Il ragazzo indicò la sua schiena. Mi sporsi in fretta e trovai una freccia infilzata dentro la carne. Lo spogliai dalla sua maglia, il sangue traboccava copioso colando sino al fianco. Presi la freccia con forza e gliela strappai dalla schiena con vigore. Gemette ancora più forte, boccheggiando in cerca d'aria a causa del forte dolore.

Sussurrò qualcosa di incomprensibile con le labbra.

<<Cosa?>> Chiesi singhiozzando.

Ritentò

<<Dietro di-me>> Scandì con grande sforzo.

Alzai gli occhi e dietro di lui, a pochi metri trovai tre uomini. Erano vestiti di nero ed indossavano un cappuccio a scopo di coprire il volto. Al centro uno teneva un arco con delle frecce, mentre i due ai lati sguainarono la spada. Mi alzai di scatto, in preda al panico. L'uomo al centro si avvicinò a me, diede un calcio sulla ferita del ragazzo che si piegò in due dal dolore.

<<NOO!>> Urlai piangendo.

L'uomo fece altri passi, rimasi immobile. Quando un metro di distanza ci divideva ed il suo respiro acido premeva sulle mie labbra, l'uomo alzò la mano e con un gesto lieve e lento mi toccò la guancia.

<<Non la toccare!>> Urlò il ragazzo a terra sanguinante.

L'uomo si girò verso di lui, di scatto mi prese il polso e con un gesto teatrale me lo strattonò davanti a lui.

<<Che c'è? Non posso toccare la tua dolce ragazza?>> Chiese scherzoso, prendendomi questa volta dai fianchi. Non lo guardai in faccia, non ne avevo il coraggio notai solo che sfoggiava orgoglioso un ghigno malefico. Iniziò a palpeggiarmi i fianchi.

<<Dimmi, amico mio, se in questo momento toccassi i fianchi della tua amata cosa faresti>> Il suo volto divenne furioso

<<Non provarci Zest!>>

Si conoscevano?

Le mani sopra i miei fianchi si abbassarono toccandomi le cosce. Iniziai a dimenarmi, ma fu inutile, la sua presa era troppo salda.

<<E se le toccassi le cosce?>> Chiese divertito Zest.

<<PROVA E SFIORARLA UN'ALTRA VOLTA E TI UCCIDO>> Urlò ancora più furioso di prima.

Questa volta le sue mani si muovevano su tutte la parti del mio corpo, iniziai ad urlare cercando di scappare dal suo abbraccio violento. Sulla mano destra tenevo ancora la freccia insanguinata del ragazzo. Presi coraggio e gliela infilzai sulla coscia.

Zest urlò toccandosi il punto dolente.

Lo spinsi all'indietro, cadde nel fiume in piena. Zest iniziò a nuotare verso la riva, ma la corrente troppo forte lo spinse via,  l'uomo sprofondò nell'acqua.

Mi girai di scatto ne avevo ancora altri due. Il mio sguardo si spostò sul ragazzo insanguinato.

Non c'era!

Mi guardai in torno in preda al panico, non lontano da me vidi un combattimento. Il ragazzo stava duellando con i due uomini. Teneva il corpo eretto e la mano sinistra premeva sul fianco ferito. I suoi passi erano eleganti ed abili. Sembrava che avesse studiato scherma dal miglior spadaccino del territorio.

Quella era l'opportunità di scappare una volta per tutte. Potevo tagliare la corda con quel ragazzo. Potevo essere di nuovo libera.

Ma non lo feci...

Ero immobilizzata, i miei piedi volevano stare saldi sul posto, desideravo stare con lui... ancora una volta..

Volevo stare al suo fianco!

Dovevo fare qualcosa, i colpi e gli affondi del ragazzo si fecero sempre più lenti ed impacciati. Stava perdendo troppo sangue. Allora presi l'archetto che il ragazzo aveva poggiato sopra uno scoglio. Presi le frecce, erano solo tre. Incastrai la prima, mirai verso uno dei due uomini, ma la mira fallì, colpì un albero. Ritentai, beccai in pieno un cespuglio.

Avevo solo una possibilità!

finalmente fu la volta buona, presi il primo al petto. Cadde di colpo.

L'ultimo uomo appena si accorse della mia presenza corse verso di me, trascurando il duello che stava portando a termine con il ragazzo. il suo avversario avanzò bellicoso dietro le sue spalle, impugnò la spada e gliela infilzò nella schiena. Mi aveva salvato la vita. L'uomo cadde a terra morente. Corsi verso il mio salvatore.

Si accasciò a terra sfinito.

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