Capitolo 10 "lo straniero"

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Un cinguettio stridulo penetrò le mie povere orecchie.

Aprì gli occhi di scatto e mi ritrovai un piccolo uccellino che beccava allegro le mie caviglie. Le ritrassi subito e l'uccellino volò via.

Era mattina, le foglie erano bucate dai raggi caldi del sole, il tubare delle tortore e dei colombi nei loro nidi risuonava beato percorrendo il bosco inebriato dal profumo fresco e selvaggio della brina.

Mi alzai lentamente, stropicciandomi gli occhi. Per un attimo barcollai ma ritrovai l'equilibrio dopo poco.

Le gambe erano indolenzite dai tanti sforzi dell'altra sera, le mie braccia erano piene di tagli e lividi e non emanavo sicuramente un buon odore! Se avessi trovato un laghetto nei paraggi sicuramente la metà delle mie angosce sarebbero scivolate via con l'acqua.

Mi incamminai alla ricerca di un corso d'acqua. Non ero mai uscita fuori casa, dato che ero diventata orfana a soli 4 anni l'unico bosco che riuscivo a scorgere era quello che potevo ammirare da oltre la finestra del mio Istituto.

Accarezzai l'erba umida che mi solleticava i piedi nudi. Era la prima volta che la calpestavo. Alzai il volto al cielo ed un raggio di luce calda mi riscaldò l'anima.

Ero in pace con me stessa.

Ero libera!

Addio regole, addio Miss Margaret, addio Istituto, poi man mano che i miei pensieri ammiravano questa nuova vita da spirito libero uno squarcio si allargò nella mia mente facendo spazio al ricordo di Melody.

Avevo tutto quello che desideravo ma una parte di me non c'era più. Era ancora viva? La freccia l'aveva uccisa? Troppe domande, poche risposte. Ero stufa di piangere e demoralizzarmi, quella mattina sarei andata a cercarla, ritornando alla piazza di Greenhmoon!

Trovai un lungo ruscello che scorreva in mezzo a due rocce ricoperte da un muschio verde intenso. Mi spogliai da tutti i miei vestiti e mi ci ficcai dentro.

L'acqua era ghiacciata! Feci diversi respiri trattenendo la pancia, ero tentata ad uscir subito fuori di lì ma ne avevo troppo di bisogno.

Mi lavai i capelli e mi sciacquai le ferite, inspiegabile era la goduria che provavo quando l'acqua solleticava in mezzo alle dita dei miei piedi.

Pulita, mi distesi nuda in un pezzo di prato baciato dal sole. Mi asciugai prima del previsto.

Presi il grembiule nero ormai in brandelli e lo lavai con foga nel ruscello, il fango scivolò via.

Stesi il tessuto nel prato e quando divenne asciutto strappai tante striscione e le feci diventare bende per le mie ferite. Lavai anche il vestitino bianco e lo indossai.

Dato che le scarpe erano bucate, presi solo la suola e con delle liane le feci diventare dei sandali innovativi. Mi sentivo meglio! Ero come purificata dai miei peccati. Ero pronta a ritornare di nuovo a Greenhmoon ma qualcosa mi bloccò. Un rumore strano mi tuonò in testa, proveniva da un cespuglio.

<<Chi va là?>>-

Chiesi con voce rauca, erano ore che non aprivo bocca. Mi avvicinai al piccolo cespuglio verde. Sporgendomi, cercai di scorgere quell'animale.

Forse avevo sentito male...

Mi rigirai e ripresi il mio passo ma un'altro rumore ancor più forte, come un fruscio di foglie mi fece sobbalzare, non mi girai. Una voce calda e profonda dichiarò.

<<FERMA! E NON FIATARE!>>

Il mio respiro diventò di nuovo affannato. Riecheggiò uno scricchiolare di rami secchi e di erba che veniva schiacciata.

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