Capitolo 38 "i battezzati"

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Peter, con un colpo di spada, disarmò la prima guardia, mentre Alex, aiutò Akilah a sgattaiolare verso il corridoio Nord. Eravamo dentro il castello. Mi guardai intorno, pareti di ghiaccio, bucate da tanti rosoni di pietra grigia luccicante, riempivano i muri di quella fortezza. Pavimenti lucidi, formati da polvere di stelle, rivestivano le mattonelle azzurre sotto i nostri piedi. L'atmosfera era cupa. Il colore dominante di quelle stanze era il blu scuro, altri colori non contavano. Alcuni mobili erano rivestiti in oro, modellati da ghirigori negli angoli o da venature in altorilievo. L'aria che circolava quel maestoso castello era pesante, come se trattenesse ogni nostro passo. Un mal di testa tormentoso mi disorientò. Cercai di riprendere il controllo. Avanzai verso la sala grande, una larga cupola di cristallo si ergeva sulle nostre teste, mostrando la galassia dai colori vivaci che racchiudeva MoonDust. Sotto di essa una maestosa scala di ghiaccio divideva l'ala est da quella ovest con due gigantesche ali che rimpiazzavano le mura ai lati.
<<Akilah, percorri l'ala ovest, penso che si trovi lì il Solium!>
  Annunciai sottovoce, nascosta dietro un gargoille di pietra. Lentamente Akilah, di soppiatto al fianco di Alex, percorse la larga scala e sparirono dentro le sue ali.
<<Melody, la stanza delle chiavi sta ad est! Sbrigati prima che sia troppo tardi!>>
Melody scattò veloce come un fulmine, inseguita da Peter.
Sola con il cuore che trottava come un cavallo in piena euforia, avanzai dritta verso nord, percorrendo la porta ad arco che traforava il sottoscala di cristallo. Mi immersi nel buio. Lo stretto tunnel che scorreva sotto quella possente scala si annidava sempre più, proseguiva in  discesa come se fosse una tana di una talpa, ma ahimè io non ero una talpa e il buio più totale divenne il mio nemico. Tastai lo spazio che mi circondava, il pavimento prima liscio e scivoloso si spezzettò formando una lunga scala sotterranea. Tre torce inchiodate al muro regalavano un piccolo bagliore, capace di illuminare gli scalini spioventi sotto di me. Un piccolo sassolino bloccò il mio percorso facendomi perdere l'equilibrio, d'istinto mi aggrappai al corrimano alla mia sinistra. Ghirigori ed incisioni si fecero largo al tatto. Spaventata, staccai il palmo della mano dal ferro, presi una torcia e illuminai quelle incisioni. Uno strano disegno animato ornava il lungo corrimano. Raffigurava otto lune sorrette da otto donne dall'identico profilo ma che subiva cambiamenti in ogni postazione. Mi soffermai sulla prima luna dipinta di nero, sopra di essa galleggiava incisa una frase "luna nuova". Sotto di essa c'era raffigurata una donna da una rara bellezza, capelli lunghi mossi dal vento, occhi allungati e labbra fine. Scorrendo il disegno mi soffermai sulla seconda postazione "luna crescente", nel bordo della piccola palla nera si creò uno spicchio color oro, mentre la pelle della donna che la sorreggeva si affievoliva e la sua schiena si curvava. Stranita avanzai verso la terza postazione "primo quarto" i due colori, il color oro ed il nero, dividevano perfettamente la palla, spaccandola in due. La donna non mostrava più i suoi candidi lineamenti ma profonde rughe e occhi acquosi, le sue mani, che sorreggevano a stento la grossa luna, erano ossa ed i suoi capelli divennero bianco latte. Avanzai nella quarta stazione, "gibbosa crescente" la parte oro ricopriva un quarto della parte nera e la donna, dalle sembianze cadaveriche, ora impugnava bramosa un pugnale, l'animazione del disegno era molto chiara. Il pugnale che stringeva il mostro trafiggeva un piccolo ragazzo che si trovava davanti alla donna. Nella quinta postazione, quando la luna divenne tutta d'oro "luna piena", la donna si nutriva del cuore del ragazzo. Andando avanti con gli eventi notai che nella sesta postazione "gibbosa calante" e nella settima "ultimo quarto" la donna assumeva man mano lo stesso aspetto della prima. I capelli ritornarono lucidi e vivi, la pelle soda e ambrata e le mani lunghe e affusolate. Solo nell'ultimo riquadro "luna calante" la donna riprendeva le sue mostruose sembianze. Il mio cuore ricominciò a scalpitare dalla paura, scesi gli ultimi due scalini e lessi la fine dalle strana storia. Era una profezia "solo un cuore puro strappato da un'animo buono poteva donare l'eterna bellezza". Cercai di trovare una soluzione, collegai tutti quei pochi eventi, profezie e verità a quella strana storia. "otto fasi, otto mute..." pensai, con il cervello che ragionava a mille all'ora. "ci sarà una spiegazione!" Senza neanche accorgermene, scesi l'ultimo scalino e mi diressi verso una strana porta color bronzo. Istintivamente l'aprii. "CHE FAI SUSAN!" Mi autorimproverai, ma l'impulso era troppo forte. La porta si spalancò e davanti a me trovai un celo stellato, era lo stesso cielo che vidi nei giardini reali, solo che le stelle che pendevano erano ancora più vicine, non erano bianche dalle punte d'oro, ma piccoli bachi da seta allungati. Ognuna racchiudeva un bambino, avvolto in un liquido gelatinoso. Mi guardai intorno, non mi trovavo nello spazio! Ero dentro una sala nera, con intorno tante gabbie di seta sopra la mia testa. Avanzai con il cuore in gola tra quei giganteschi bozzoli. Mi concentrai sui volti dei ragazzi al loro interno. Erano bianco latte, le loro labbra erano ricucite e i loro occhi sovrastati da una melma argentea. Sopra ogni gabbia galleggiava un nome, mi soffermai sui primi. Angela Fox Gardyn Altya, mi immersi in quella strana stanza. I miei occhi saettarono verso l'ultimo baco da seta. Era vuoto. Mi avvicinai sempre più a quell'agglomerato di fili. Il mio stomaco si chiuse e i miei occhi si frantumarono. Rilessi ad alta voce quel dannato nome.
<<Susan>> E Tutto si fece più chiaro. Erano i sacrificati, i ragazzi che pagavano il loro sacrificio ogni dieci anni a GreenMoon. Gli schiavi della luna. Un rumore sordo riecheggiò dentro quella sala, mi voltai di scatto. Un baco ricadde sul lucido pavimento nero. La gabbia si spaccò ed ne uscì un ragazzo mingherlino.
<<Cedro!>> urlai, gioiosa di rivedere il mio amico. Si era sacrificato per tutta Grenhmoon, aveva salvato la vita a cento giovani ragazzi della sua medesima età. Mi precipitai verso cedro ma il suo corpo era come inanimato, ricoperto da un grosso ammasso di melma argentea. improvvisamente, il giovane, si elevò al cielo e si trasformò in una piccola palla di luce. Cercai di afferrarlo con le mani ma il bagliore salì sempre più in alto, diventando una grossa e lucente stella. Tutto divenne limpido come l'acqua. Ecco a cosa serviva il giorno del giudizio, ecco cosa se ne faceva MoonRed di tutti quei poveri giovani sacrificati! Non c'entrava nulla il peccato di Jonah con Alfea, era tutta una grande scusa. La luna ogni dieci anni rubava due ragazzi, un maschio ed una femmina, ascendevano sopra il suo regno e si nutriva del loro cuore. Poi l'enigma si sciolse scivoloso come l'olio bollente nella mia mente "Solo un cuore puro strappato da un'animo buono poteva donare l'eterna bellezza". MoonRed si nutriva del loro cuore per ottenere l'eternità. Ecco perché ha regnato così a lungo! Se non si fosse nutrita dei due ragazzi si trasformerebbe in un cadavere, la mostruosa donna delle otto fasi... era lei! Rappresentata dalle otto fasi lunari!  Tutto si incastrava perfettamente come un grosso puzzle riassemblato dopo troppi anni! Dovevo trovare Melody! Dovevo dire tutto questo alla mia squadra! Corsi verso la via d'uscita, tirai la maniglia di piombo ma un grosso getto d'acqua fretta si schiantò sul mio corpo. L'acqua aumentò sempre più, cercai ti tappare il getto ma era troppo forte. La stanza si riempì d'acqua e il mio corpo sprofondò con essa.

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