Capitolo 15: Tra le macerie.

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Mi do uno slancio verso il divano dell'immenso salotto di mio padre.

Dopo tanto tempo, finalmente io ed Hardin siamo riusciti a dedicargli una cena. Noi siamo impegnati, tra studio e lavori, e lui anche.
Ma a differenza sua, noi abbiamo più tempo libero, decisamente speso in altro.

Hardin si sdraia per lungo sull'altro divano accanto al mio, ed entrambi ci guardiamo.
Ultimamente lo vedo fin troppo sospettoso, ma sarà sicuramente così per la faccenda di Jonah.

E rompe il silenzio proprio facendomi una domanda mirata all'argomento.
«Come va con coso?» Chiede subito.
«Jonah.» Gli dico seria, poggiando i piedi sul tavolino di fronte.

Lui alza lo sguardo al cielo e sospira.
Dopo l'episodio di ieri sera, non so bene come potrà andare. Lui mi ha chiesto scusa. Più volte.
E ha detto che verrà alla festa dopocena a casa mia e di Priya. Una festa organizzata solo per Poser e Clarissa. Sbuffo una risatina.

«Allora?» Richiede Hardin, riportandomi alla realtà.
Lo guardo e accenno un sorriso, annuendo.
Lui non risponde e rivolge lo sguardo altrove.

«Tessa?» Chiedo.
Lui guarda il soffitto, dondolando i piedi.
«A cena da sua madre.» Risponde con tono serio.

«Ci venite dopodomani alla festa a sorpresa di Priya, no?»
Lui alza le spalle e risponde un po' scazzato:
«Non lo so, non ne ho ancora parlato con Tessa.»
Avranno litigato, di nuovo.

Prima che possa chiederglielo, si avvicina mio padre, con due bicchieri di whisky in mano. Ne porge uno a me e uno ad Hardin.

«Papà, a me non piace il whisky.» Dico secca.
«Meglio, più per me.» Hardin balza a sedere, afferrando il suo bicchiere.
«No.» Pronuncia mio padre. «Fidati, tesoro. Questo è buono. È molto leggero.» Avanzandomi il bicchiere.

Si siede sulla poltrona, incrocia le mani poggiando i gomiti sulle ginocchia e mi guarda.
Do un piccolo assaggio.
La gola brucia ma non tantissimo. Ha un gusto quasi dolce, non sembra male.

Strizzo gli occhi un po' ed apro la bocca per prendere un po' di aria, anche se devo ammettere che il bruciore, pure se leggero, è già passato.

«Esagerata.» Bofonchia Hardin, immergendo di nuovo le labbra nel suo bicchiere.
Mio padre ridacchia e, accarezzandomi l'avambraccio, enuncia:
«La mia bambina.»

Lo guardo di sottecchi.
È strano sentirglielo dire.
Non posso negare che il padre che ho di fronte, non è lo stesso che avevo a Londra. È cambiato.
In meglio.

Questo mi ha aiutato a capire anche il cambiamento di Hardin. Provo un forte imbarazzo se penso di essere venuta qui con la pretesa di riottenere il fratello "delinquente" che avevo a Londra.

Non ho minimamente valutato l'idea che in quel modo, magari, non era realmente felice.

Eppure eccolo lì, nonostante io l'abbia trattato male, è sempre e continuerà sempre ad essere dalla mia parte.

In questi due anni specialmente, non mi ha mai lasciato sola un secondo. E mio padre ha fatto lo stesso.

Per certi aspetti, se non navigo nel passato come ho sempre fatto, credo di essere una persona fortunata.

Mentre sto qui a pensare e ripensare, non mi rendo conto che mio padre mi ha fatto una domanda.
Lo guardo, e lui sembra in attesa di qualcosa.
Sicuramente una risposta.

Max Level 2 || Arón PiperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora