Capitolo 30: Sempre.

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«Io penso che Max abbia una forte influenza su di te perché ha segnato la tua vita più di chiunque altro.» Pronuncia a gran voce, versandosi una tazza di caffè.

Non posso credere di aver ceduto a farmi aiutare da Bryan, l'ex da cui tutto è cominciato. Perché si, se non mi avesse lasciato, io non sarei venuta qui quattro anni fa e non avrei conosciuto Max in quei sette lunghi giorni.

«Questo lo so già.» Sbuffo, stropicciandomi gli occhi.
Sono stanca, sia perché ho sonno e sia per la situazione di merda che mi circonda.

Lui mi avanza una tazza di caffè ed io lo guardo interdetta.
«Ah già, non bevi caffè.» Mormora, allontanandosi con il suo vano tentativo di sollevarmi.

A volte mi stupisco come ancora, pur se con difficoltà, ricordi dei tratti di me.

«Che proponi di fare?» Domando.
Lui si prende qualche minuto di riflessione per poi enunciare: «Staccati in primis da Jonah.»

Scuoto la testa.
A me non va di lasciare Jonah per Max, so che sarebbe una perdita, so che se tornassi con Max sarebbe di nuovo una catena di eventi disastrosi per me. Jonah mi da un senso di aria nuova e pulita anche se abbiamo avuto degli alti e bassi.

«Prenditi almeno del tempo per te, Vanessa. Non soffocare i tuoi sentimenti per Max buttandoci sopra Jonah, non fa bene a te e non fa bene a lui stesso.»

Questa frase mi apre leggermente gli occhi ma continua ad essere tutto parzialmente difficile.
Dico "parzialmente" perché basterebbe staccarmi da Max più che da Jonah.

Metto la testa fra le mani e sospiro rumorosamente.
Come ho potuto fare questo a Jonah? Non se lo merita per niente.

Improvvisamente sento una mano afferrare la mia, ed è Bryan che cerca di rassicurarmi.
«Lo sbaglio che hai fatto non ti rappresenta come persona. Max influisce su di te, lo ripeterò sempre ma non sei tu questa persona. Per questo ti dico di prenderti del tempo per te. Non ti farebbe male.» Enuncia, occhi dentro occhi.

Obiettivamente mi sento meglio ad averne parlato con qualcuno ma dentro sto uno schifo. Vorrei davvero tornare indietro oppure dimenticare ciò che è successo. Non sarà facile guardare negli occhi Jonah adesso.

Per di più, tra mezz'ora devo andarlo a prendere in aeroporto e chissà quale squilibrio mio mentale verrà a trovarmi.

Detto ciò, mi alzo proprio per dirigermi verso l'aeroporto ed affrontare l'amara verità.

«Già vai?» Domanda dolcemente.
«Si.» Mi limito.

Afferro la borsa e mi dirigo verso l'uscita, accompagnata da Bryan. Apro la porta e lo saluto, con un abbraccio caloroso.

«Stai attenta.» Sussurra contro il mio orecchio, stringendo la mano sulla mia spalla.
Io annuisco senza emettere fiato, per poi andar via decisa. In quella casa ho lasciato uscire fin troppi pensieri liberatori.

Il cancello si apre ed io cerco le chiavi della macchina dentro la borsa. Giro l'angolo scostato da alte aiuole e sento:
«Ciao eh.»

Non è vero.
Mi giro e trovo Max, di fronte a me.
Rimango senza parole mentre lui, minaccioso si avvicina a me.

«Che fai? Adesso mi segui?» Domando, al quando sbalordita.
«Sempre.» Risponde, accompagnato dal suo sorriso compiaciuto. Poi si guarda intorno, rivolgendo il suo sguardo più volte verso la casa di Bryan ed infine domanda: «Che ci facevi da lui?»

«Non sono affari tuoi.» Dico, cercando di andar via.
«Va bene ma non credo sia normale uscire dalla casa del tuo ex così come niente fosse.» Enuncia.

Mi fermo, alzo lo sguardo e lo miro. Vorrei avere una pistola così da potergli far rimangiare quello che ha appena detto.

«Davvero?» Domando allibita. «L'unico ex che va bene sei tu?»
Lui sbuffa un sorriso, un sorriso falso. Lo conosco troppo bene.

«Che avete fatto?» Domanda, inseguendomi.
«Smettila Max.» Dico, avvicinandomi alla macchina.
Apro lo sportello ma lui lo richiude.
«Dobbiamo parlare.» Enuncia.

«Non dobbiamo parlare di nient-»
«L'ho lasciata.» M'interrompe.

Improvvisamente nel mio stomaco si sprigiona una miriade di farfalle che svolazzano a destra e sinistra senza sosta. Rimaniamo in silenzio per un po' finché:

«E tu?» Domanda.
Rimango ancora un po' in silenzio perché in questo momento sta diventando sempre più facile tornare a "Max e Vanessa".

«Io lo sto andando a prendere in aeroporto.» Rispondo. Lui aspetta che io continui. «Torneremo a casa, ci metteremo sul divano e guarderemo un film.»

Aggrotta istantaneamente le sopracciglia e mi guarda male senza rispondere.
«Ciao Max.» Dico, per poi andarmene.
Lui mi richiude lo sportello, anzi ci si piazza davanti e continua: «Ma che stai dicendo? Dopo quello che è successo!?» Alzando la voce.

Io mi guardo intorno e poi rispondo di colpo:
«Quello che è successo è stato uno sbaglio, Max. Io sto con Jonah adesso.» Sono così impegnata a parlare senza che qualcuno mi senta che non mi rendo conto che ci è rimasto male.

Ma non posso farci niente.
«Non l'hai detto davvero.» Dice dopo un po'. «Posso essere un coglione, uno senza testa se vuoi, ma non posso accettare di essere un tuo sbaglio, Vanessa.»

Forse ho esagerato.

«Mentre lo facevamo, mentre eravamo solo io e te, pensavi questo? Che fossi uno sbaglio? Che fossi da nascondere?» Alza sempre di più il tono della voce accelerando con le parole.

Non rispondo.

«Hai la possibilità di farmi capire che t'importa di me, di rimangiarti ciò che hai detto e ti stai zitta?!» Urla ancora.

Una parte di me vorrebbe smentire ma l'altra ha paura che forse sia il modo migliore per darci un taglio.

«Vanessa.» Si avvicina pericolosamente a me. Narici esposte, vene sul collo e occhi colmi di sangue. «Non ti ho mai odiato e mai ti odierò ma credimi se ti dico che adesso..»

Deglutisce. Mi guarda un secondo negli occhi e poi continua: «..tu mi fai schifo.»

Il cuore mi si spezza in mille pezzi.
Mai. Mai avrei pensato di sentirglielo dire.
C'è ne siamo dette di cose, anche senza pensare.
Ma tutto questo senso di spontaneità mi sta massacrando, parola dopo parola. Attimo dopo attimo.

E mi lascia lì, con le chiavi mano, gola pizzicante ed un grande, immenso senso di vuoto.

Spero ne sia valsa la pena perché adesso sarà difficile farsene una ragione.

Max Level 2 || Arón PiperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora