18 - IL PUNTO PIÙ ALTO [2/2]

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Družinniki, nobili e cortigiani infestarono il Pinnacolo.

Era iniziata come una manifestazione tranquilla, ma il sangue miscelato alla vodka e alla medovukha, una bevanda dolce e alcolica a base di miele, aveva preso a scorrere. La vacca impregnata di grasso e spezie che giaceva rovesciata al centro della tavolata stonava, lì in mezzo. Non c'erano piatti, salvo la ciotola che reggevo tra le mani, colma di quella che avevo intuito si chiamasse kascia, una specie di zuppa a base di miglio. La carne spettava a Flynn, invece, ma non la accettai neanche quando provò a offrirmene un pezzo.

Mi tornò in mente il banchetto del Palast, il puzzo di viscere rancide che aleggiava nell'aria. Dubitavo che sarei riuscita a mandar giù qualcosa fra tutti quei Viesczy che tracannavano sangue allungato con alcol.

Occhieggiai il drago. Avrei voluto dirgli che non comprendevo la necessità di festeggiare, tuttavia avevo imparato a mie spese cosa comportasse l'esprimere la propria opinione ad alta voce in un palazzo dove chiunque era in grado di udire anche il mio più piccolo respiro.

Le panche, fino a qualche ora prima occupate in maniera composta dalla corte, adesso se ne stavano storte e semivuote. Intravidi un soldato a pancia all'aria che tentava di ghermire l'ampia gonna di pizzo scuro, perle e campanelli di una dama di passaggio. Una donna altera, dal volto squadrato e pallido, che lo snobbò e passò oltre.

A capotavola, Zeknerj colpì la superficie di quercia davanti a sé e rise a voce alta, senza allegria. Una gamba allungata, la mano tempestata di anelli in ferro e oro che ciondolava dal bracciolo. Il boccale si rovesciò. Suo fratello gli sedeva a fianco in abiti scuri, semplici ma informali, con la šaška imprigionata del fodero, silente come un guardiano pronto a risvegliarsi in caso di pericolo. Il knjaz stava discorrendo con alcuni funzionari, in particolare con un individuo vestito di stoffe preziose.

Di colpo, il sovrano alzò la mano e fischiò. La corte ammutolì e si radunò di nuovo nei pressi delle tavolate. Dalle porte che circondavano la sala del trono si levò un suono di tamburi e delle voci intonarono canti in russo. Una pletora di saltimbanchi che indossavano casacche coloratissime, catene da cui grondavano piume e talismani improvvisarono un corteo di giravolte, capriole e passi di danza. I mangiafuoco sputarono fiammate al soffitto, accompagnati dai colpi scanditi dall'imponente Viesczy in fondo alla schiera che reggeva la grancassa.

Un bambino portava una capra al guinzaglio. Alle sue spalle, tre circensi conducevano un orso dall'irto pelo corvino, guarnito di gualdrappe rosse e oro e che recava un anello al naso.

Un pizzicore alla guancia mi obbligò a voltarmi. Trovai lo sguardo del Freddo su di me. Il väringr mi fece cenno di avvicinarmi. Posai la ciotola ancora piena sul tavolo, informai Flynn e mi alzai. Camminai scortata dalla musica, dai canti e dalle battute concitate inerenti a una qualche recita di cui non riuscii a intendere neanche una parola.

Arrestai il passo accanto a Ivan, e ricevetti da suo fratello solo una breve e disinteressata occhiata. Era evidente che non provasse una particolare simpatia per me.

«Di cosa volevate parlarmi?» chiesi.

«Nulla di particolare. Se siete qui in veste di ambasciatrice è bene che capiate quanto accade intorno a voi. Prego.» Accennò alla sedia accanto alla sua e, titubante, vi presi posto. Evitai gli sguardi degli uomini di fronte a noi, specie del Viesczy con cui il knjaz stava discutendo poco prima.

Tornai a Ivan, sorridendo. «È gentile da parte vostra. Prima prendete le mie difese, poi mi scortate in giro per il palazzo e adesso volete far sì che io mi integri. Vi hanno obbligato a fare gli onori di casa?»

Il väringr sollevò appena le sopracciglia. «Non direi. Nel luogo da cui provenite non siete abituati all'educazione?»

Intuii che non si trattava affatto di un commento sarcastico: il generale dei Viesczy sembrava davvero interessato.

BAZAL'TGOROD | Città di basalto (Vol. I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora