6 - IBERIDE BIANCO

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Il calore brulicò al di sotto dell'epidermide e mi risalì lungo la spina dorsale.

Una corrente invisibile smosse i miei capelli, tramutando le ciocche in languide serpentine castane. Attraverso lo strato di neve che ricopriva la terra, germogliò una gemma sanguigna. Il fusto si protese verso l'alto ricoprendosi di spine, e la corolla sbocciò pitturata di riverberi scuri. Poi si aprì, rivelando le venature che sporcavano il petalo e convergevano verso il pistillo. Ancora una volta, una rosa era fiorita nella neve.

«Beatrice.»

La rosa rattrappì su se stessa e si inabissò nel monticello bianco, svanendo alla vista. Mi voltai e individuai Flynn che mi veniva incontro, con la coda che si trascinava nella terra simile al serpeggiare di un Leviatano stanco.

«Già di ritorno?» chiesi, alzandomi.

Era trascorso un mese dal mio incontro con la colonia del Piccolo Popolo, un mese in cui mi ero tormentata con domande a cui non avevo trovato risposta. Non avrei saputo fornire una giustificazione al perché avessi cercato di nascondergli le mie capacità: in un modo assolutamente privo di logica, forse l'unico motivo per cui avevo scelto di aspettare si poteva ridurre a un banale tentativo di impressionarlo.

«Sì, non ho trovato granché. Penso che stasera ci toccherà attingere alle nostre provviste invernali.»

«Riuscirai a sfamarti?»

«Certo. Stanotte scatterà il novilunio, non dovrei aver bisogno di sbranare interi greggi.»

Mi sciolsi in un sorriso sollevato: aspettavo sempre con impazienza il giorno in cui Flynn tornava alla sua forma originale. Tuttavia, il sollievo si tramutò in confusione.

«A mezzanotte tieniti pronta» disse.  «Ho intenzione di mostrarti a cosa faccio davvero la guardia.»

*

Scavammo per un bel po', dal momento che le monete continuavano a scivolare sul nostro obiettivo: una botola, nascosta alla vista dal tesoro accumulato dallo Spirito.

Una volta comparsa sotto di noi, Flynn fece leva e la spalancò con un grugnito. Una scaletta a pioli scendeva nel buio di un cunicolo verticale, di cui non riuscii a distinguere il fondo.

Vi scivolò dentro e mi fece segno di andargli dietro. Sbucammo in una caverna illuminata dalla polvere d'oro che brillava lungo le pareti di roccia, e che a sua volta rifletteva la luce fioca della lanterna sospesa nel vuoto al centro dell'area. Di fronte a noi si apriva uno specchio d'acqua dalla superficie immobile.

«Questa è la Fonte della Giovinezza. "Chi vi si immerge non conoscerà la vecchiaia, ma mentre il suo corpo rimarrà immutato, il suo cuore acquisirà la saggezza del tempo"» recitò. «Ne esistono poche altre. La più antica è quella che sgorga in un luogo imprecisato dei Caraibi. Solo lo Spirito dell'Oro ne conosceva la posizione. Ha sempre protetto l'originale e le sue surrogate, tra cui questa.»

«Poi cosa è successo?»

«Cento anni fa è scomparso in circostanze misteriose, ma non prima di aver designato il suo erede.»

«Tu?»

Flynn annuì.

«Ma perché ha scelto te? Tu sei stato trasformato cento anni fa.»

«E per cento anni me lo sono domandato. Ad ogni modo, presumo sia per questo che i draghi del Palast mi disprezzano. Il loro dio ha preferito affidare un simile compito a un mezzosangue, piuttosto che a qualcuno di loro.» Il sorriso che spuntò sulle sue labbra fu diverso. Gli occhi crepitarono di una luce lugubre e, per un istante, mi riportò alla memoria la medesima che si annidava in quelli di Arok. «Credo che un giorno proveranno a farmi fuori.»

BAZAL'TGOROD | Città di basalto (Vol. I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora