Caffè

3.2K 112 17
                                    

(G)

Se mi avessero detto che un giorno mi sarei svegliata con Martina al mio fianco dopo una notte di baci, promesse e sguardi, non ci avrei mai creduto.
Non ci avrei mai creduto e forse non ci credo ancora, faccio difficoltà a realizzare il tutto.
Sono sempre stata razionale, ho sempre pesato ogni mia azione e ogni mia parola, non avrei mai pensato di concedermi momenti di libertà, momenti in cui poter lasciar volare le mie farfalle fuori dallo stomaco.
E sicuramente, non avrei mai pensato di farlo con lei.

Stamattina il sole sembra bruciare di più.
Illumina questa stanza ed accarezza la sua schiena e qualche tatuaggio sulle sue braccia.
È bella, così luminosa.

Ti osservo e non sai quanta paura mi fai, Martina.
Non sai quanto hanno fatto male le costole che hai spezzato, prima di arrivare al cuore.
Non sai quanto temo di farti male, di nuovo.
Non sai quanta paura ho di sbagliare, ora che hai trovato la chiave per aprire quel vasetto di Pandora.
Ti osservo, mi fai ancora paura.
Eppure sei dannatamente bella sotto i miei occhi spaventati, così bella che il dolore delle costole spezzate ora l'ho dimenticato sotto i battiti accelerati del mio cuore.


Vado in cucina, mi sembra di aver dormito per due giorni. Forse era tempo che non dormivo così bene.

L'odore del caffè che esce dalla macchinetta mi profuma la maglietta sgualcita che ho usato come pigiama e sbatte sulle pareti bianche di questa cucina.
Vorrei raggiungerla di là, portarle questa tazzina e bere questo caffè con lei, ma se c'è una cosa che ho imparato nelle notti che ho condiviso la stanza con lei, è che non ama che qualcuno interrompa i suoi sogni.

Rido al ricordo di lei innervosita quando Tali cercava di scoprirla per svegliarla.
Mi chiedo se non ama neanche che la svegli io.

Dopo aver buttato giù il mio caffè come fosse uno shot di tequila, esco fuori sul balcone e accendo la sigaretta che ora è stretta tra lei mie dita, appoggiandomi con i gomiti sulla ringhiera di fronte a me.

Aspiro il fumo con il viso che sporge oltre la ringhiera e lascio che i raggi di sole che sfiorano la mia pelle possano svegliarmi da questa notte così intensa e sincera, possano riportami alla realtà.

Mentre viaggio di nuovo tra i miei pensieri, sento un tocco dietro la mia schiena.
Una mano che mi sfiora timida.
Una mano che richiama la mia attenzione, senza pretendere di più.

"Puoi abbracciarmi, non ti mordo mica." le dico ancora di spalle, riconoscerei il suo tocco tra mille.

Lei non se lo fa ripetere due volte e con dolcezza mi cinge i fianchi da dietro, tirandomi verso il suo corpo.

"Buongiorno, Bì." mi sussurra all'orecchio, il suo respiro vicino provoca un brivido che percorre tutto il mio corpo.

Perché mi sembra di non aver mai vissuto buongiorno migliore di questo?

"Perché sei qui fuori da sola? Potevi svegliarmi." mi dice lei, dandomi un pizzico sul fianco destro.

"Non sei quella che odia essere svegliata?" le chiedo con sarcasmo, mentre appoggio la mia testa sulla sua spalla.

"Non se sei tu a svegliarmi." mi risponde, dandomi un bacio sul collo.

A quel contatto, non posso fare a meno di voltarmi verso di lei per incontrare i suoi occhi.
É buffa, di prima mattina. L'ho sempre pensato.
Ha i capelli più arruffati del solito, le guance rosse e gli occhi più grandi.

Dio Marti, quanto vorrei abituarmi all'idea di svegliarmi così ogni mattina.

"Posso?" mi chiede, facendo riferimento alla sigaretta che ho ancora tra le mie dita e che ho lasciato in sospeso prima.

Bela Flor - BeltrozziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora