Vorrei gridare al mondo

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(G)

Sono le dieci di sera e Martina ancora non si é fatta viva, saranno ore che tengo nervosamente questo accendino in mano, ho perso il conto di quante sigarette ho fumato ormai e più il tempo passa, più sento l'ansia tormentare i miei pensieri.
Mi muovo nervosamente tra le mura di questa stanza, più volte Frida è entrata preoccupata dall'essenza di Marti, è stato più difficile nascondere a lei ciò che sento adesso, ciò che cerco di reprimere per non farmi sentire.

E invece vorrei gridare, forte.
Vorrei gridarti di tornare da me.
Vorrei gridare per chiederti scusa.
Vorrei gridare perché non è facile neanche per me.
Vorrei gridare al mondo che ti amo.
Vorrei gridare e basta.
Vorrei gridare, ma solo per farmi sentire da te.

Sono seduta sul letto a gambe incrociate quando sento dei passi muoversi sulle scale, sono quasi sicura che non siano quelli delle mie sorelle e mi affretto per vedere se sia finalmente lei, se sia finalmente tornata a casa.
Non appena apro la porta, me la ritrovo davanti con il viso basso e lo sguardo spento, sembra stia tremando.

"Dio mio, Marti! Dove cavolo eri finita, ti ho cercato tutto il giorno!" le grido, correndole incontro e prendendole il viso tra le mani.

"Gà.." dice lei, scostandosi dalla mia presa e mi accorgo che ha gli occhi rossi e lucidi ed addosso un odore di alcol che mi fa rivoltare lo stomaco.

"Ma sei ubriaca?" le chiedo, la vedo barcollare a destra e sinistra e sembra non trovare un equilibrio.

"Si." risponde con freddezza e si avvia verso la stanza.

"Ma sei astemia, Martina! Che hai fatto?" domando preoccupata, non credo di averla mai vista in queste condizioni.

"Non reggo l'alcol, tutto qui." afferma, cercando di appoggiarsi al muro per non cadere.

"Vieni, sdraiati, non riesci neanche a stare in piedi." continuo, afferrandola per un braccio e conducendola verso il letto.

Dopo diversi tentativi, riesco a farla stendere e cerco di coprirla con le lenzuola, ha una cera terribile e non riesce nemmeno a tenere gli occhi aperti.

"Dormi, per favore. E domani parliamo." concludo io, vedendo che non è in grado neanche di coprirsi.

"Scusa, Gà." sussurra tenendo gli occhi serrati.

"Scusa di cosa? È colpa mia, ma ora riposati." cerco di tranquillizzarla, portandole una mano sulla fronte.

"No, per quello che ho fatto."

"Che vuol dire?" chiedo confusa, non capendo a cosa si stia riferendo.

Non mi risponde, l'alcol che ha in corpo non riesce nemmeno a tenerla sveglia in questo momento.

"Marti, che vuol dire per quello che hai fatto?" domando di nuovo, scuotendola un po' per farla svegliare.

"Ho incontrato una ragazza e.." cerca di dire, si mangia le parole, ma un groppo alla gola inizia a bloccarmi il respiro.

"E cosa?" chiedo, muovendola di nuovo per non farla addormentare.

"Rispondimi, che hai detto?" cerco di urlare di più per farmi sentire.

"Scusa." sbiascica nel sonno e sento i battiti del mio cuore accelerare improvvisamente.

"Vaffanculo, Martina. Spero solo che tu stia scherzando." concludo, lasciandola del tutto dato che tenerla sveglia è impossibile.

Mi alzo dal letto agitata, cerco di convincermi in tutti i modi che abbia capito male ciò che volesse dire o che sia solamente così tanto ubriaca da non dare un senso alle sue parole.
Prendo l'ennesima sigaretta della giornata ed esco, l'aria di questa stanza sta iniziando a soffocarmi e al solo pensiero che abbia detto la verità, sento le gambe tremare e il cuore uscirmi dal petto.

Bela Flor - BeltrozziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora