Fidati di me

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(G)

"Perché sei venuta?" esordisce lei, mentre continuiamo a camminare su questa strada sterrata.
Da quando abbiamo deciso di fare questa passeggiata, il silenzio ci ha accompagnato per gran parte del tragitto.
Non so dove stiamo andando, la seguo semplicemente tra i vicoli stretti di questa cittadina, tra i parchi verdi e le piccole piazze che abbracciano qualche vecchio bar.
È lei a interrompere questo silenzio che ci divide ora, d'altronde non è la prima volta che lo fa.

Mi hai sempre capita, in silenzio.
Hai capito anche come romperlo, il mio silenzio.

"Avevo bisogno di vederti." rispondo io, continuo a guardarla, ma lei sembra ancora sfuggirmi, non è riuscita a guardarmi negli occhi dopo quell'abbraccio.

"Perché non me l'hai chiesto prima se ne avevi così bisogno?" mi chiede lei, un po' nervosa.

"Non sono venuta qui per litigare, Marti." continuo io.

"Spiegami il perché allora." ribatte lei, sento dal suo tono che non è tranquilla per niente, anzi potrei giurare di riuscire ad intravedere i suoi nervi tirati sotto la pelle.

Continua a camminare, lo sguardo è fisso per terra e ad ogni passo sembra accelerare sempre di più.

"Se ti fermassi un attimo.." rispondo, cercando di raggiungerla.

"Dimmi." si blocca e io lo faccio con lei.

Non c'è niente intorno a noi, questa strada affiancata da un immenso prato sembra non avere meta, riesco solo a sentire l'odore dell'erba bagnata e qualche ronzio nelle orecchie.

"Guardami.." affermo io, cercando di avvicinarmi a lei.

"Ti ascolto lo stesso, dimmi." continua, continuando a mantenere lo sguardo fisso per terra.

"Veramente, Martina? Non mi guardi neanche più negli occhi, adesso?" chiedo io, questo suo distacco mi fa raggelare il sangue.

"Perché?" domando di nuovo dato che non ricevo risposta.

Ti prego, dimmi che non è così.
Ti prego, dimmi che non c'è un perché.
Dimmi che non c'è perché continueremo a guardarci, come abbiamo fatto sempre.

"Perché mi faccio del male, Gaia." risponde lei e riprende il suo passo.

"L'ho lasciato!" urlo dietro di lei, mentre la vedo allontanarsi da me di qualche metro.

Quando queste parole arrivano alle sue orecchie, si blocca e rimane immobile di spalle.
Stavolta mi avvicino del tutto e con una mano le afferro un braccio, per farla girare verso di me e poterla vedere in faccia.

"Non avrei mai voluto farti del male, Marti.." dico cercando il suo sguardo, di nuovo invano.

"L'hai fatto, Gà." sputa lei e questa volta i suoi occhi trovano il coraggio di rincorrere i miei.

Fa male anche a me, Martina.
Non sai nemmeno quanto mi abbia fatto male non averti accanto.
So che lo sai, so che lo senti, anche se lo dico in silenzio.

"Scusami." dico sottovoce, mentre i miei occhi iniziano a inumidirsi e qualche lacrima scorre leggera sul mio viso.

Piango davanti a lei, sottovoce, e questa volta invece di guardare altrove, tiene gli occhi fissi su di me. Forse sta piangendo anche lei, non posso dirlo con certezza perché adesso sono i miei occhi a non avere il coraggio di incrociare il suo sguardo, le sue lacrime, il suo dolore.

"Ei.." sento una mano posarsi sulla mia guancia e il cuore mi arriva in gola in mezzo secondo.
"Non piangere così, però." mi sussurra, mentre con l'indice mi asciuga le lacrime scivolate sulla pelle.

Bela Flor - BeltrozziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora