6. Scommessa (?).

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Guardai l'orologio, erano le otto e paradossalmente mi trovavo già fuori scuola. Non ero contenta di essere arrivata in anticipo, non c'era ancora nessuno e l'idea di aspettare i miei amici ritardatari, non mi entusiasmava. Visibilmente irritata, entrai all'interno della scuola per rifugiarmi dall'umidità che cominciava a farmi increspare e gonfiare i capelli. A mio discapito, non ero riuscita a familiarizzare con grande facilità, sembrava che mi trovassi in un ambiente estraneo, per questo colsi l'occasione e decisi di perlustrare la scuola. Affaticata, salii una rampa di scale, finché non mi ritrovai difronte una porta in ferro, aperta. Incuriosita, varcai la soglia della porta e scovai dei ragazzi che stavano fumando sul tetto della scuola. Indietreggiai, decisa a non farmi notare ma rotolai giù per le scale, provocando un gran tonfo.

"Ah! Che dolore" gridai.

"Non posso crederci! Sembravi una palla mentre rotolavi giù per le scale" disse, sbellicandosi dalle risate.

Ero troppo stordita e indolenzita per zittirlo. Strinsi gli occhi, cercando di trattenere le lacrime, il dolore era lacerante. Presi un profondo respiro e tentai in modo abbastanza goffo e impacciato di alzarmi da terra, non riuscendoci. La sua risata derisoria rimbombava nella mia testa mentre la sua immagine divenne sfocata, fino al momento in cui non vidi tutto nero, mi accasciai di nuovo al suolo e persi i sensi.

STEFAN'S POV.

"Presto! Dobbiamo chiamare un'ambulanza" dissi impanicato.

"Non ce n'è bisogno" intervenne Federico.

"Sono d'accordo, non possiamo esporci" rispose Alessio.

"Il preside, i professori, potrebbero farci domande a cui non sapremmo come rispondere" disse Federico.

"L'accesso sul tetto della scuola è severamente vietato e per di più stavamo fumando marijuana" affermò Alessio.

"Come dovremmo comportarci? Ha battuto violentemente la testa, potrebbe rischiare un trauma cranico" dissi, ansioso.

"Calmati, accidenti, e non dire sciocchezze, si sveglierà a momenti, vedrai" asserì, Federico.

"Oh, andiamo, piccola! Svegliati" mormorai.

"Stefan, portala a casa. Non può stare qui, a momenti suonerà la campanella" disse Alessio.

La presi tra le mie braccia e la portai via da lì. Il mio stato d'animo non era dei migliori, ero angosciato e rabbrividii al pensiero che la caduta potesse averle provocato danni irreparabili. Mi sentivo terribilmente giù, in colpa per non averla soccorsa immediatamente. L'avevo ritrovata da poco e avevo paura di perderla, di nuovo.

✏️✏️✏️

La testa mi pulsava violentemente, aprii gli occhi, le immagini erano sfocate, non riuscii a capire dove mi trovassi.

"Finalmente ti sei degnata di aprire gli occhi, c'è ne hai messo di tempo. Come stai?" sentii una voce soffusa che man mano diventava sempre più chiara. 

"Perché non rispondi? Non dirmi che la caduta ti ha fatta rincoglionire del tutto" sbuffò, scocciato.

"Ma vaffa...bene" improvvisai.

"Cosa? Non sei nemmeno più capace di pronunciare una frase sensata. La situazione è peggiore di quanto immaginassi" borbottò.

"Stefan, è questo il modo di rivolgersi ad una ragazza? Hai dimenticato le buone maniere?" alzò la voce, un uomo di una certa età.

Between love and hate (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora