8. Ho bisogno di te.

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Non presi sonno, le sue parole continuavano a rimbombare nella mia testa, non ne potevo più. Non andai a scuola, mi finsi malata e riuscii a convincere mia madre a farmi restare a casa. Allungai una mano fuori dal piumone e presi il cellulare, c'erano un sacco di notifiche, non avevo avvisato nessuno che non sarei andata a scuola. Spensi il cellulare, non volevo sentire nessuno e per di più non avevo voglia di dare spiegazioni. Il mio pessimo umore non era intenzionato ad essere gentile e non intendevo contraddirlo.

"Posso entrare?" chiesero.

"Si, entra" esclamai.

"Come stai? Che brutta faccia" disse mia madre, in tono apprensivo.

"Male" sospirai.

Si avvicinò e appoggiò le labbra sulla mia fronte, per sentirne la temperatura.

"Sei un po' accaldata, dovresti riposare" disse, lasciandomi una carezza sul viso.

"Cercherò di farlo" risposi.

"È successo qualcosa? C'è qualcosa che vuoi dirmi? Ultimamente sei irriconoscibile, sempre scontrosa e giù di morale" disse, amareggiata.

"No, non è successo niente. Sei paranoica, non farti troppi problemi, sto bene" assicurai.

"Sarà come dici ma questo lo prendo io... starai meglio senza" disse, prendendo il mio cellulare tra le mani.

"Mamma!" protestai.

"Connie, non voglio sentire obiezioni" disse, andandosene dalla mia camera.

"Che stronza" borbottai.

Sbuffai, sapendo che mi sarei annoiata a morte. Come avrei dovuto occupare il mio tempo? Presi il mio diario segreto da sotto il letto ed iniziai a scrivere, non lo facevo più così spesso.

Caro diario,
Nonostante il male che mi abbia inflitto, credo di non averlo mai dimenticato, il mio cuore apparterrà sempre a lui. L'ho amato come non ho mai amato nessuno in diciotto anni della mia vita, è stato il mio primo e grande amore. Ho cercato di evitarlo, di non pensarlo ma è stato inutile, mi basta un suo sguardo per mettere tutto in discussione e il cuore in subbuglio. È una continua lotta tra testa e cuore, quale dovrei far prevalere? Il cuore dice una cosa, la testa un'altra. Spero di arrivare ad una conclusione al più presto, non ne posso più. È sempre bello scriverti, a presto.

Chiusi il diario e lo rimisi sotto il letto, lì era al sicuro, mia madre non ci avrebbe mai affondato i suoi artigli. Tirai le coperte fin sopra la testa, chiusi gli occhi e mi riaddormentai. Quando mi svegliai, mi accorsi che avevo dormito fino a tardi, erano le cinque del pomeriggio. Mi alzai dal letto, mi vestii e scesi di sotto ma non c'era nessuno, i miei genitori erano al lavoro. Indossai al volo il giubbotto di pelle, spensi le luci e uscii. Decisi di uscire a prendere un po' d'aria fresca, mi avrebbe fatto bene, magari mi avrebbe schiarito le idee. Camminai per le strade di Milano, osservando delle meravigliose vetrine, c'erano dei capi d'abbigliamento davvero belli. Mi fermai appena mi accorsi che era diventato buio e probabilmente i miei genitori erano rientrati anche a casa. Scelsi di tornare indietro, sbagliai più volte strada, mi ero allontanata troppo e avevo smarrito la via di casa, il mio senso dell'orientamento non era dei migliori. Inoltre, essendo che non conoscevo bene la città, non avrei dovuto uscire da sola, Milano era abbastanza grande da potersi perdere. Svoltai l'angolo e mi ritrovai in un vicolo cieco, c'erano dei ragazzi in fondo che discutevano animatamente tra di loro. Una goccia d'acqua bagnò il mio viso, alzai gli occhi al cielo, stava incominciando a piovere. A quel punto decisi di fare dietrofront ma sentii uno sparo che ebbe il potere di farmi bloccare sui miei stessi passi.

Between love and hate (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora