Dopo sei ore, lunghe e strazianti uscimmo da scuola. La mia compagna di banco, era una persona piacevole e solare. Il suo nome era Elena, parlava molto e la sua parlantina non mi dispiaceva affatto. D'altronde, preferivo ascoltare lei anziché ascoltate i professori che avevano già incominciato a spiegare. Oh, andiamo! Il primo giorno di scuola, i professori avrebbero dovuto alleggerire l'atmosfera, chiedendoci delle vacanze estive e lasciandoci un po' di spazio. Il tragitto verso casa anche se breve era stato travagliato e faticoso. Il sole cocente non aiutava affatto ma dovetti abbassare la testa e proseguire. Quando avvistai casa, aumentai il passo, avevo una fame da lupi e speravo con tutta me stessa che mia madre avesse cucinato qualcosa di buono. Entrai nel vialetto d'ingresso e mentre ero intenta a cercare le chiavi nella tasca interna dello zainetto, sentii una voce piuttosto familiare, chiamarmi. Il mio cuore ebbe un sussulto quando i miei occhi verdi si scontrarono con l'intenso azzurro dei suoi.
"Ammettilo! Mi hai seguita" sbottai.
"No, non essere ridicola. Non ti ho seguita, casa mia si trova nelle vicinanze" disse irritato.
"Dio, perché mi vuoi male?" piagnucolai.
"Non dirmi che la mia presenza ti infastidisce perché non ci crederei" sorrise, derisorio.
"No, anzi. Devo ammettere che gradisco molto la tua compagnia e non capisco perché dovresti infastidirmi. Sei una persona deliziosa, amabile, divertente, interessante e incantevole" risposi, sarcasticamente.
"Che simpatica! Davvero, sei simpatica come un cactus nelle mutande" disse sogghignando.
"Bravo! Hai sforzato l'unico neurone rimasto facendo questa battuta e nemmeno ha fatto ridere nessuno" esclamai, prendendolo in giro.
"Mi piace, il tuo caratterino. Niente a che fare con quello che avevi un tempo, sei cambiata molto. È strano, vero? Come in cinque anni possano cambiare le cose. Eri tutto mentre ora sei niente, niente di speciale" ammise.
In passato, era tutto diverso. Eravamo un'unica cosa e mi bastava chiudere gli occhi per rivivere ogni momento passato con lui. Era e rimarrà, il mio tutto. Non m'importava ciò che eravamo diventati, importante era quello che eravamo stati.
"Le cose cambiano e, a volte non hai nemmeno il tempo di accorgertene" dissi amareggiata, distogliendo lo sguardo.
"Guardami. Non evitare il mio sguardo, non cercare di nascondere ciò che provi" disse, accorciando le distanze tra di noi.
Non riuscivo a guardarlo negli occhi, avevo paura che riuscisse a leggermi dentro. Sbuffò infastidito e con passo felino si avvicinò, mettendomi due dita sotto il mento, costringendomi a guardarlo. Deglutii, non sapendo cosa fare, il cuore mi rimbombava nelle orecchie a un ritmo irregolare. Che seccatura! L'odiavo e soprattutto odiavo l'effetto che aveva su di me.
"Cos'hai?" domandò, scrutandomi attentamente.
"Ti prego, non fare finta che ti importi" dissi scostante.
"Non dire sciocchezze! M'importa e m'importerà sempre di te" confessò.
"Forse, un giorno, capirai quanto male mi hai fatto" dissi arrabbiata.
"Co, mi hai abbandonato. Non hai avuto scrupoli, sei partita, lasciandomi solo. Dovrei essere arrabbiato io con te, no?" disse risentito.
"Avevo solo tredici anni, capisci? Infondo, lo sai. Eri la mia unica certezza, sapevi che senza te, non sarei riuscita a stare e che se fosse stato per me, non sarei mai partita ma eri troppo accecato dalla rabbia per rendertene conto. Ho sofferto quando sono venuta a salutarti ma non mi hai voluta vedere. Ho sofferto quando ostinatamente per sei mesi, ho continuato a chiamarti, desiderando ardentemente di sentire il suono della tua voce, almeno per un'ultima volta ma puntualmente rispondeva tua madre, inventandosi qualche nuova scusa. Ho sofferto, tanto ma sono riuscita a fare a meno di te, sono andata avanti e oramai non ho più bisogno che tu faccia parte della mia vita" dissi, lasciandomi sfuggire una lacrima.
"Mi dispiace" sussurrò.
Ero scombussolata, avevo abbassato le mie difese, avevo aperto il mio cuore. Non riuscivo a parlare, avevo la bocca asciutta. Rabbrividii, avevo la pelle d'oca, sentii il suo respiro caldo, sulle mie labbra e chiusi gli occhi.
"A me, non dispiace. Ho capito che non era destino, non avresti potuto darmi quello che volevo" dissi allontanandomi.
Silenzio.
C'era un assordante silenzio.
Esiste un momento in cui le parole si consumano e il silenzio inizia a raccontare."Ragazzi?" udimmo, uscendo dal nostro stato di trance.
#Spazioautrice
Hi, girls! Questo è il mio terzo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate, commentando❤
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Between love and hate (IN REVISIONE)
Storie d'amoreSi odiano fin da piccoli, fra di loro c'è sempre stata rivalità, loro sono da sempre nemici. Per un periodo di tempo si perderanno di vista, ma alla fine finiranno per ritrovarsi. Cosa succederà quando gli occhi verdi di lei incontreranno di nuovo q...