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“I know some people, they would die for me, we run together, they're my family, when I get up they gon' be high with me, I'll say forever my family.”

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Los Angeles, California. 2020

Nonostante siano passati solo pochi giorni dal mio arrivo a Santa Monica, ieri ho deciso di venire qui a Los Angeles per passare un paio di giorni con la mia famiglia.

Ad essere sincera un po' mi mancavano, insomma diciamocelo chiaro, non è semplice passare dal vivere con loro ventiquattro ore su ventiquattro a non vederli affatto.
Anche le ragazze hanno deciso di far visita alle loro famiglie, ci siamo quindi prese una pausa dal lavoro.
Abbiamo già dipinto tutte le pareti grazie all'aiuto dei ragazzi, manca soltanto il dipinto di cui io ed Harry abbiamo parlato e che le ragazze hanno accolto con piacere.

Mio fratello per la prima volta anziché insultarmi come è suo solito fare, non appena mi ha vista mi è corso incontro e mi ha abbracciata come se non mi vedesse da mesi, è stato un momento tenerissimo e inaspettato.
I miei erano altrettanto felici di vedermi, non li avevo informati del mio arrivo, perciò vedermi lì davanti alla porta è stata una sorpresa per loro.

-Sunny! Tocca a te!- esclama Oakley distogliendomi dai miei pensieri
-tira i dadi- mi incita indicando i due cubi di plastica tra le mie mani

-mhm- annuisco e li lancio sul tabellone del Monopoly
-doppio sei, grande!- esulto rivolgendogli una linguaccia

-sei sempre più fortunata di me quando giochiamo a questo gioco- brontola incrociando le braccia davanti al petto, io ridacchio alla sua reazione
-non voglio più giocare..- aggiunge osservando la mia situazione ben più favorevole della sua

-vuoi che smettiamo?- domando pazientemente, in realtà odio interrompere una partita nel bel mezzo del gioco, ma Oakley è solo un bambino, quindi cerco di essere comprensiva

-sì- afferma cominciando in fretta a riporre tutto nella scatola, io intanto mi alzo dal pavimento e mi stiracchio lasciandomi sfuggire uno sbadiglio

-vi va un pezzo di crostata alla ciliegia?- domanda mamma facendo capolino nel soggiorno

-certo che sì, non serve neppure chiederlo- affermo ridacchiando, lei sorride di rimando e torna in cucina, ma il rumore della serratura della porta principale attira la nostra attenzione

-sono a casa!- sorrido tra me e me quando sento la voce di papà provenire dall'ingresso, non posso nasconderlo, sono sempre stata una di quelle bambine costantemente incollate al papà, probabilmente poi le cose non sono mai cambiate
-ragazzi- accenna un sorriso quando fa il suo ingresso nel soggiorno e scompiglia affettuosamente i capelli ad Oakley, che lo guarda con un'espressione minacciosa

-amore, ti va un pezzo di crostata?- domanda mamma facendo nuovamente capolino nel soggiorno per rivolgere uno sguardo a papà, lui annuisce

-grazie- dice, quindi decido di seguire mia mamma in cucina per darle una mano.

Sunflower ❁ [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora