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“I'm in pieces, it's tearing me up, but I know a heart that's broke is a heart that's been loved, so I'll sing Hallelujah, you were an angel in the shape of my mum, when I fell down you'd be there holding me up, spread your wings as you go and when God takes you back we'll say: Hallelujah, you're home.
I fluffed the pillows, made the beds, stacked the chairs up, folded your nightgowns neatly in a case, John says he'd drive then put his hand on my cheek and wiped a tear from the side of my face. I hope that I see the world as you did 'cause I know a life with love is a life that's been lived.”

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Los Angeles, California. 2020

È passata una settimana dalla morte di mia mamma.

È stata una settimana difficile, la più difficile della mia vita.
Ma c'è una buona notizia, anzi un'ottima notizia, i parametri vitali di mio papà sono tornati nella norma, stabili, dovrà continuare a sottoporsi a dei controlli, ma ci hanno dimessi entrambi sei giorni fa.
Sono così grata che ce l'abbia fatta, lui e Oakley ormai sono la mia famiglia, siamo soli.

Quando siamo tornati a casa, spiegare a mio fratello l'accaduto non è stato affatto semplice, e stargli vicino cercando di essere forte ancor meno, ma ci siamo riusciti in qualche modo.
Non nascondiamo il nostro dolore, lo condividiamo tra di noi, sperando che parlandone un po' possa alleviarsi.
Due giorni fa siamo tornati a San José, dove si sono tenuti i funerali di mia mamma, dove abbiamo rivisto i nostri parenti e abbiamo dovuto subire la compassione di chiunque.
Poi siamo tornati a Los Angeles, mentre Gabe e Melody sono tornati a Santa Monica.
Inizialmente si sono rifiutati, volevano starci vicino, ma sono stata io a chiedere di andare, perché abbiamo bisogno di stare soli, abbiamo bisogno di silenzio, di tempo per accettare una perdita, un vuoto incolmabile, così alla fine hanno accettato.

Ovviamente hanno dovuto raccontare anche agli altri dell'accaduto, ma ho esplicitamente chiesto di non venire a trovarci, di rispettare il nostro lutto, sarò io a tornare a Santa Monica quando, e se, sarò pronta a farlo.
Ad ogni modo però, ogni tanto sento Gabe e mi dice che i ragazzi e le ragazze vorrebbero vedermi, abbracciarmi, starmi vicino in questo momento così difficile per me, e lo sento, sento il mio telefono che accumula notifiche su notifiche, ma non ho la forza di prenderlo e leggere, non ce la faccio, è così difficile.

Mi chiedo se sarò mai davvero in grado di rialzarmi, di farmi forza ed andare avanti, perché almeno per ora sembra qualcosa di impossibile.
La mia mente continua a ripropormi in un loop continuo le immagini di mia mamma nelle mani dei dottori mentre cercano di rianimarla, il medico che ne dichiara l'ora del decesso, i nostri parenti che urlano e piangono vedendo il suo corpo, mentre noi restiamo immobili a fissarla, quasi come se fossimo noi a dover dare forza agli altri, la chiesa ricolma, l'odore dell'incenso mentre il prete le dà l'ultimo addio, papà che piegato vicino alla sua bara le dà un ultimo bacio, il suo corpo freddo, bianco, senza vita.

Sunflower ❁ [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora