❁ forty-eight ❁

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“These wounds won't seem to heal, this pain is just too real, there's just too much that time cannot erase. When you cried, I'd wipe away all of your tears, when you'd scream, I'd fight away all of your fears and I held your hand through all of these years but you still have all of me.
I've tried so hard to tell myself that you're gone, but though you're still with me, I've been alone all along.”

❁ forty-eight ❁

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❁ forty-eight ❁

Los Angeles, California. 2020

Finalmente sono riuscita ad alzarmi da questo dannato letto.

Ho chiesto a Gabe di non allarmare nessuno, perché non voglio che vengano a trovarmi, non voglio vedere, né sentire nessuno al momento.
Lui continua a prendersi cura di mio fratello Oakley, mentre la mamma non ha lasciato l'ospedale neppure per un istante.
Sono passati tre giorni da quando mi sono risvegliata, comincio a sentirmi meglio, ma non faccio che ripensare a quel momento, all'istante in cui ho pensato di non farcela, quando l'unica cosa in grado di tranquillizzarmi è stata pensare ad Harry, immaginarmi tra le sue braccia, mentre nel mio grembo porto il suo bambino, il nostro bambino.

-Sunny, tesoro?- mia mamma attira la mia attenzione non appena esco dal bagno chiudendo la porta alle mie spalle

-sì?- domando, ma corrugo leggermente la fronte quando noto la sua espressione sconvolta

-papà è sveglio, non sanno per quanto lo sarà o per quanto i suoi parametri vitali resteranno stabili abbastanza da permettergli di essere lucido, quindi.. vuoi uh, vuoi vederlo?- domanda titubante, alle sue parole i miei occhi si riempiono di lacrime ed annuisco vigorosamente

-ovvio che voglio vederlo..!- quasi esclamo in un piagnucolio, mia mamma mi stringe in un abbraccio, poi annuisce e mi guida fuori dalla mia stanza, percorriamo un corridoio e dopo aver preso l'ascensore finalmente raggiungiamo il piano che accoglie la stanza in cui mio papà è ricoverato.

La sola idea di vederlo in un letto, ricoperto di tubi, fili, incapace di essere l'uomo fantastico e forte che è ogni giorno della sua vita, mi distrugge.

Quando arriviamo davanti alla porta della sua stanza, mia mamma mi abbraccia ancora, poi mi guarda negli occhi

-vi lascio soli per un po'..- sussurra
-io ci ho già parlato- confessa, quindi annuisco e quando mi allontano da lei poso una mano sulla maniglia, prendendo un profondo respiro quando la abbasso.

Sento le mie gambe tremare e gli occhi pizzicare, ma apro la porta e lentamente entro in stanza.
Il suono di una macchina che controlla il suo battito cardiaco è l'unico rumore udibile, ma quando chiudo la porta alle mie spalle e muovo un paio di passi, finalmente riesco a sollevare lo sguardo ed incontro gli occhi di mio papà.
Le sue labbra si curvano stanche in un sorriso accennato, i suoi occhi sono altrettanto stanchi e contornati da occhiaie scure

Sunflower ❁ [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora