❁ forty-six ❁

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“I know, you know, we know you weren't down for forever and it's fine.
I know, you know, we know we weren't meant for each other and it's fine, but if the world was ending you'd come over, right?
You'd come over and you'd stay the night, would you love me for the hell of it? All our fears would be irrelevant, if the world was ending you'd come over, right? The sky'd be falling while I hold you tight, no, there wouldn't be a reason why we would even have to say goodbye.”

❁ forty-six ❁

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Los Angeles, California. 2020

Io e Gabe siamo arrivati qui a Los Angeles poco dopo l'ora di pranzo, abbiamo preso qualcosa al volo dal McDrive in attesa che i miei tornassero da lavoro, poi siamo andati a prendere Oakley da scuola e ci siamo incontrati con i miei all'ingresso.

Gabe è rimasto con noi per l'intero pomeriggio, non volevo andasse via, non ero ancora pronta a restare sola con i miei genitori e parlar loro di tutto l'accaduto.
Certo, neppure ora lo sono, ma prima o poi dovrò pur accettare la realtà e prendermi le mie responsabilità.

Mio cugino è andato via solo mezz'ora fa inventando di avere un incontro di lavoro, io ho passato l'intera mezz'ora chiusa in bagno a prepararmi, o meglio, a piangere terrorizzata.
Quando finalmente mi faccio un minimo di coraggio e riesco ad uscire dal bagno, raggiungo i miei e mio fratello in soggiorno, mio papà sorride vedendomi entrare nella stanza

-sei così bella, tesoro..- il suo sguardo orgoglioso mi scalda il cuore e la sola idea che tra poco tempo potrebbe non essere più orgoglioso, bensì essere rimpiazzato da uno sguardo disgustato e deluso, mi spaventa a morte, mi spezza il cuore

-grazie papà..- mugolo avvicinandomi a lui, che subito mi stringe in un abbraccio posando le labbra sulla mia fronte

-Oakley, ci vorrà ancora molto? Su, spegni quella Play Station o mi costringerai a farlo al posto tuo- mamma rimprovera Oakley, che esattamente come quando abitavamo a San José, decide di cominciare a giocare ai suoi videogiochi proprio quando è il momento di uscire

-mamma, dammi un minuto!- si lamenta lui
-ho quasi finito la partita- aggiunge, mamma alza gli occhi al cielo, ma decide di concedergli questo benedetto minuto, poi il suo sguardo cade su di me

-sono felice che tu sia qui- confessa, io accenno un sorriso

-sono felice anch'io di essere qui con voi- dico

-abbiamo prenotato la cena in un posto magnifico, sono certo che ti piacerà un sacco, c'è una vista meravigliosa dalla terrazza di quel ristorante- spiega papà entusiasta

-non vedo l'ora di andarci, allora- in realtà non è esattamente così, perché so che quando saremo lì dovrò dire loro della gravidanza, e so che forse farlo davanti a mio fratello non è l'idea migliore, ma ne approfitterò quando lui sarà in bagno, o a giocare con altri bambini

Sunflower ❁ [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora