Fu la luce del primo sole a svegliare Sofia, colpendola dritta negli occhi e facendola gemere per il fastidio.
Corrugò la fronte, mettendoci un paio di secondi per realizzare non fosse né a Sparta né in una cella di Roma ma sdraiata su un prato e coperta dal suo velo. Sbatté le palpebre un paio di volte, respirando il profumo del mare forte contro alle sue narici, prima di sollevare delicatamente il capo solo per scoprire che, sopra il proprio, ci fosse quello di Percy.
Strinse i pugni, prendendosi un solo istante per analizzare la situazione; aveva il capo sotto a quello di Percy -il che spiegava perché il profumo di mare fosse più forte del solito- le gambe chiuse tra il proprio petto e quelle del ragazzo, che stavano invece sotto le proprie mentre le loro braccia erano intrecciate sul prato.
Il suo primo istinto fu quello di allontanarsi, rotolare via da Percy e dal suo corpo e dal suo profumo il prima possibile ma una forza più forte di quella della sua volontà, la trattenne ancora a respirare il mare ed a godersi il calore della pelle di Percy. Chiuse gli occhi, un unico e brevissimo istante in cui si concesse di non essere la figlia di Atena e di una profezia e di non star nascondendo al mondo intero la sua identità.
Erano solo lei e Percy che avevano chiacchierato fino a che non erano crollati tra le braccia di Morfeo,che rubavano i viaggi su Creekos e momenti minuscoli come quello che però, sarebbero stati sempre e solo loro. Poi si allontanò. Rotolò dolorosamente via, sedendosi sul prato e rabbrividendo quando il velo che l'aveva coperta fino a quel momento le cadde via dalle spalle.Allungò un braccio per recuperare il coltello, passandosi le mani tra i capelli mentre osservava Roma che si svegliava lentamente,ascoltando il canto degli uccelli mentre il sole iniziava ad illuminare placidamente i templi e le case candidi.
- Percy – lo chiamò, sorridendo mentre lo guardava dormire. – Percy – ci riprovò, portandosi una mano alla bocca quando notò un rigolo di bava cadere via dalle labbra aperte mentre russava placidamente. Aveva sempre paragonato Percy al mare ma in quel momento, mentre russava e sbavava, a quale zona d'acqua avrebbe mai potuto assomigliare? Trattenne una risata. – Percy, dobbiamo andare! – fece allora con più decisamente, sporgendosi persino verso di lui. – Percy! – urlò.
Il ragazzo sbarrò gli occhi, gridando per la sorpresa, sedendosi di scatto e passandosi istintivamente una mano sulle labbra per pulirsi. Poi si voltò verso di lei, con il segno del prato su una guancia, i capelli più disordinati del solito e gli occhi confusi. – Che c'è? Che succede?
Sofia scoppiò a ridere. Esattamente come la notte prima, non provò neanche a trattenersi perché, parte di lei sapeva sarebbe stato perfettamente inutile. – Oh miei dei.. oh cavolo! – corresse, – dovresti vedere la tua faccia! – esclamò, portandosi una mano allo stomaco mentre rideva, chiudendo gli occhi e piegando il capo all'indietro.
- Si, si, molto divertente, Annabeth, dico davvero. È un piacere passare del tempo con te, grazie. Mi sento così apprezzato – lo sentì borbottare sotto le sue risate anche se riuscì comunque a capire stesse sorridendo ed infatti, quando si voltò a guardarlo, lo vide con le labbra stese.
Il sole illuminò anche il loro angolo di colle, colpendo gli occhi di Percy che brillarono sotto ai raggi, facendola smettere di ridere. Poi il ragazzo si alzò, spazzolandosi il chitone con le mani ed allungando il velo che gli aveva prestato la sera prima. – Andiamo?
Sofia sbatté le palpebre, alzandosi velocemente e prendendo il velo che Percy le porgeva, legandoselo attorno alla vita. Solo dopo che sistemò anche quello dell'invisibilità, si chinò per infilare sotto la stoffa il coltello. – Dov'è Creekos? – domandò, sollevando istintivamente gli occhi verso il cielo.
Percy stirò le braccia sopra al capo, regalandole un sorriso. – Sta arrivando.
***
Daphne stava bene. Dentro il Circo Massimo aveva ricevuto tutte le cure possibili e seppur la sua fosse stata una brutta ferita, si era guadagnata giusto una benda ed un sacco di vino per sentire meno dolore. Aveva passato l'intero viaggio da Roma a Sparta a dormire con la testa poggiata sulla spalla di Sofia che, con le ginocchia raggomitolate al petto, non era riuscita a pensare ad altro se non a come sarebbe stato tornare al Campo.
STAI LEGGENDO
Sapienza
FanfictionIl marmo della Sala dell'Olimpo tremò per l'impatto e quando scagliò la lancia verso Ares, il dio non fu veloce abbastanza da impedire che gli si potesse conficcare nella spalla. Rovinò a terra tra i sussulti degli dei attorno a loro ma non fece in...