Le parole non dette (Parte 1)

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Sofia tenne gli occhi puntati sul soffitto incapace di vedere qualcosa per il buio che l'avvolgeva.Quando la porta del dormitorio si aprì lentamente, neanche si preoccupò di voltare il capo e guardare speranzosamente l'uscio,limitandosi a tenere gli occhi aperti mentre sentiva i passi leggeri di una delle ragazze rientrare, raggiungendo il suo letto con una mano premuta sulla bocca nell'inutile tentativo di trattenere il buonumore.

Da quando erano tornati nel dormitorio,c'era stato un interessante via vai di ragazze, ovvio risultato della felicità e dell'euforia che aveva colto il Campo da quando Percy e Carlo ne erano diventati i nuovi capi, il che si traduceva in un sacco di spartani che, alla spicciolata, cercavano le ragazze solo per farle tornare parecchio tempo dopo talmente felici da non riuscire neanche a trattenere le risate.

Sofia sorrise. Da quando Talia aveva elettrizzato gli spartani che avevano provato a farle del male, la situazione per le schiave era stata molto più facile ma quella sera,il dormitorio sembrava un porto degno di quello ateniese ed a lei,nonostante il cuore che le sprofondava nel petto ogni volta che la porta si apriva e lei rimaneva sdraiata, quello non poteva che renderla felice.

Lasciò andare un sospiro portandosi una mano sullo stomaco, sotto ai veli, sfiorando con le dita la pergamena incastrata sotto l'elsa che le aveva dato Percy quelli che sembravano secoli prima. Nonostante i festeggiamenti stessero continuando per tutti, lei non riusciva a scrollarsi di dosso il freddo che le insinuazioni esatte di Re Archidamo II le avevano lasciato sulle spalle. Non aveva idea di come avesse fatto a mettere insieme i pezzi a quella velocità ma l'impressione che aveva avuto già all'interno dell'Arena, che tra i due re, fosse lui il più pericoloso -silenzioso e letale monarca e stratega- quella sera a cena non aveva fatto altro che rivelarsi corretta.

Non aveva idea se il re avesse intenzione di scavare più affondo. Le uniche cose che gli avevano impedito di farlo erano state le labilissime barriere poste da Percy e Talia e Sofia sarebbe stata una stupida a credere che sarebbero bastati quegli inutili diversivi per far desistere re Archidamo II.Lasciò andare un respiro profondo, continuando a sfiorare con le dita il foglio di pergamena, sistemandosi meglio sul cuscino senza riuscire a trovare una posizione comoda. Nonostante l'inquietante parentesi del re Archidamo II, lei era stata bene quella sera. Aveva ballato ma quando gli occhi scuri del re, ad un palmo dai propri, le ritornarono nuovamente tra i pensieri, giocò con più decisione con la pergamena che spuntava dall'elsa, scuotendo il capo.

Re Archidamo II non aveva prove contro di lei nonostante la correttezza delle sue intuizioni e sorrise,pensando alla mano di Percy così lontana dalla propria quando avevano tentato di raggiungersi. Talia si era velocemente messa tra loro due, allontanandoli eppure Sofia dubitava che la figlia di Zeus avesse idea di quanto fossero comunque stati vicini. Non poteva sentirne il profumo o la pelle contro la propria ma Sofia sapeva perfettamente Percy ci fosse e quel giorno al Campo, lui si era dimostrato il capo che era in tutto il suo orgoglio. Sorrise,corrugando istintivamente la fronte quando sentì la sbarra della porta venir sfilata delicatamente, talmente piano che il rumore del legno che veniva estratto fu quasi impercettibile e lei si voltò alzandosi a sedere, lasciando andare la pergamena e prendendo istintivamente un respiro profondo.

Era in controluce ma Sofia aveva imparato a riconoscerlo ovunque e si alzò trattenendo un sorriso,portandosi stupidamente una mano alla bocca prima di costringersi a ricomporsi. Il profumo di casa si fece più intenso e lei riuscì a malapena a controllare il bisogno spasmodico delle sue labbra distendersi e quando alzò lo sguardo, incontrando gli occhi tenuemente illuminati dalla luce forte della luna e dalle fiaccole di fuoco eterno, sollevò un angolo delle labbra, abbassandosi lievemente sulle ginocchia.

- Mio capo – scherzò.

- Ti odio – borbottò Percy, chiudendole la porta alle spalle. – E poi ero già capo del Campo. Perché non mi hai riservato questo trattamento dal primo giorno? – le domandò diverto mentre iniziavano a camminare assieme verso Creekos, fermo a pochi passi da loro.

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