Micene (parte 2)

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A quel punto delle cose, Sofia avrebbe dovuto correre il più velocemente possibile lontano da Perseo.

Non perché ritenesse di essere in pericolo ma per quanto a suo agio e serena si sentisse in sua presenza. E perché nessuno, nessuno era mai buono o gentile senza un altro fine.

Aveva letto di storie simili alla propria troppe volte nei libri che le regalava suo padre. Erano in Grecia, intrisa di inganni e tradimenti e lei era sola, con uno spartano troppo gentile e troppo profumato per essere vero.

Quando Perseo scese dal dorso di Creekos, dandole le spalle mentre osservava la Porta dei Leoni di Micene, ovviamente lei, invece di prendere il pegaso e volare via ilpiù lontano possibile, scivolò sul terreno, affiancando Perseo.

Ovviamente conosceva Micene, Sofia. Ed ovviamente aveva letto tutto quello che avrebbe potuto leggere su quella città, dall'enorme Acropoli alle fatiche di Perseo, il figlio di Zeus, forse il cittadino più famoso che Micene avesse mai avuto.

Sofia trattenne un sorriso mentre osservava la fiumana di gente che, attorno a loro, si dirigeva oltre la Porta di Leoni, il principale ingresso candido della città, con due leonesse col capo girato verso l'esterno.

Vide le ninfe che passeggiavano,tenendo cestini sotto braccio e lasciandosi dietro una scia di fiori,i satiri che, ai lati delle strade, intonavano melodie. I venditori ambulanti che trasportavano carri assieme ai loro cavalli e, soldato con la lambda spartana incisa sugli scudi e le armature.

Guardò Perseo di sottecchi.

Teneva gli occhi verdi puntati sulla strada ed una mano poggiata sul collo di Creekos.

- Hai un bel senso dell'umorismo – lo canzonò, voltandosi poi verso di lui, quando Perseo le dedicò la sua attenzione.

Ridacchiò, portandosi una mano dietro al collo. – Be', non è solo per questo. Micene, oltre essere stata fondata da Perseo, è davvero una bella città ed ho pensato dovessi vedere qualcosa in più oltre Sparta ed Atene. E Roma domani –. Puntò nuovamente lo sguardo davanti a sé, spostandosi leggermente per lasciar passare una donna, iniziando poi a camminare verso la porta. – Si dice che a Micene ci siano i migliori aedi dell'intera Grecia.

Sofia trattenne un sorriso. – Immagino dovremmo scoprire se sia vero oppure no, giusto? Creekos viene con noi? – domandò, voltandosi verso il pegaso che scosse la testa in negazione.

Perseo scacciò la questione con un gesto della mano. – C'è troppa gente per lui –. Il pegaso nitrì e Perseo gli diede un'altra pacca sulla spalla. – E comunque, lui preferisce volare – disse, un attimo prima che, tra la gente, Creekos potesse iniziare a galoppare, spiccando poi il volo, incurante della volta di mortali, semidei e creature magiche che sussultarono quando sbatté con forza le ali, agitando capelli e chitoni.

Sofia lo seguì con gli occhi mentre si liberava nel cielo azzurro, scomparendo, velocissimo.

- Andiamo?

Quando si voltò verso di lui, Perseo sorrideva, indicando la trafficata Porta dei Leoni con una mano. – Micene non è così piccola.

Sofia trattenne un sorriso, cominciando a camminare al suo fianco tra i commercianti, le famiglie e le ninfe. – Ti hanno mai detto che sai essere un po' egocentrico alle volte? – gli domandò, facendo un passo verso di lui per lasciare spazio ad una bambina che correva veloce, seguita dalla madre.

Perseo rise. – La mia speranza è che Micene non ti piaccia. Almeno non scomparirei completamente dietro al primo Perseo – scherzò mentre si avvicinavano all'ingresso della città.

Erano ancora fuori dalle mura ma Sofia sapeva riconoscere della buona architettura da chilometri di distanza. Fu per quello che, ormai davanti alla Porta dei Leoni, non riuscì proprio a trattenersi. – Sai che gli aedi raccontano che sia stato Perseo in persona a costruire questa porta? – domandò retoricamente, senza aspettare che il suo, di Perseo, potesse risponderle. – è uno dei più logici sistemi di costruzione. Un triangolo sopra l'architrave per evitare che il peso delle mura – continuò, indicando i mattoni candidi davanti a sé, – possa schiacciare le due colonne. Vedi? – fece, puntando l'indice contro il triangolo sopra al quale erano incise le teste delle due leonesse. – Quel bassorilievo è poi diventato anche il simbolo della città di Micene. Se dovessimo avvicinarci all'Acropoli, sono certa che lo vedremmo inciso da qualche parte. Sugli scudi delle guardie dei re, magari.

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