Senza veli (Parte 2)

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Il buio fu il suo migliore alleato. La luna illuminava a giorno il Campo, anche dove le torce di fuoco eterno non erano presenti, ma quando si lanciò nel bosco, le fronde degli alberi fecero il lavoro che, in quel momento preziosissimo, i lsuo velo non poteva fare.

Corse, illuminandosi la strada con il bronzo celeste del suo coltello, seguendo le urla, gli scalpicci idegli spartani e degli schiavi, evitando rami e radici all'ultimo secondo. I rumori della kryptheia le arrivarono chiaramente alle orecchie mentre correva, ignorando i tagli alle braccia sollevate per proteggersi il viso od il dolore alle ginocchia ed alla schiena perle cadute dentro la Casa Grande.

Un urlo acuto la spinse a correre ancora più velocemente, lanciandosi verso lo scontro che le sembrava più vicino. Gli occhi riuscirono a mettere fuoco solo due sagome che, nel buio, parevano fondersi tra loro e si affidò alla luce leggera del suo bronzo celeste e di quello che indossava lo spartano per decidere chi attaccare.

In un grido, si lanciò alle spalle di quella che scoprì essere una ragazza, cogliendola impreparata e riuscendo a farla cadere a terra. Non le diede il tempo di difendersi, la colpì con l'elsa del suo coltello dritta alla testa,tramortendola prima di voltarsi di scatto verso lo schiavo che aveva appena salvato. Sollevò il coltello davanti a sé, illuminando i tratti rigidi e le guance scavate di Aphia. Aveva gli occhi scuri sbarrati ed il corpo teso sotto al chitone logoro ma Sofia non aveva tempo. Nessuno schiavo pareva essere ancora riuscito ad arrivare alla fine del Campo e, possibilità ancora più spaventosa, il suo folle piano poteva anche essere stato un enorme fallimento.

- Vai! – ordinò. – Corri verso il fondo del bosco e non ti fermare, Aphia! – esclamò, facendo per andarle aggressivamente contro ma limitandosi soltanto a sbattere un piede a terra.

La donna davanti a lei sussultò e le rivolse un ultimo sguardo duro prima di sparire tra gli alberi.

Quella sarebbe stata l'ultima volta che Sofia avrebbe mai visto Aphia e la realizzazione la colpì in pieno petto con la forza di un pugno, stritolandole il cuore e lo stomaco in una morsa gelida. Appena arrivata, lei ed Aphia chiacchieravano spesso. Era stata proprio Aphia a spiegarle come stessero le cose al Campo e, alla volte, prendeva anche il posto di Euleia alle sue spalle per intrecciarle i capelli, condividendo un momento talmente intimo che se ci pensava in quel momento, Sofia, in piedi nel bosco del Campo Mezzosangue, le sembrava un sogno. Un sogno, per altro, fatto secoli prima.

Quanto tempo è passato?

La voce sibilante di quella bambola, nella stanza dei bottini di guerra, le corse lungo la spina dorsale, facendola rabbrividire mentre si voltava di scatto, guardandosi spasmodicamente attorno, col coltello chiuso nel palmo dolorante.

Quanto tempo è passato?

Si aggrappò al suo coltello mentre si guardava attorno senza vedere niente.

Non ne aveva idea. Non aveva idea di quanto tempo fosse passato.

Deglutì l'ansia, cercando lo scontro più vicino con orecchie attente prima di iniziare a correre verso la sua sinistra. Sperò che in quella direzione riuscisse a trovare qualcuno da difendere e che le sue orecchie non l'avessero poi miseramente tradita.

Le urla, i grugniti, il sibilare delle armi erano le uniche cose che riusciva a sentire mentre correva nel buio, troppo velocemente perché il lieve baluginare del suo coltello potesse esserle di alcun aiuto. Poi inciampò con violenza, urlando per la sorpresa mentre rotolava a terra, scorticandosi i gomiti e le ginocchia già feriti. Imprecò, rafforzando la presa attorno all'elsa prima che un gemito sofferente alle sue spalle potesse farla voltare di scatto. Sollevò la sua lama davanti al volto, sussultando quando riuscì a vedere il viso pallido, sudato e sofferente di un giovane spartano. Mosse il braccio, facendosi luce col coltello ed il cuore saltò un battito quando vide che dallo stomaco del ragazzo stesse spuntando una lancia.

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