Non aveva detto niente a Perseo del sogno quando, anche quella mattina, prima che potesse solo iniziare ad albeggiare, era arrivato nel dormitorio con dell'orzo e qualche fetta di pane per la colazione che lei aveva lasciato ad Euleia.
E perché mai avrebbe dovuto, in fin dei conti?
Poteva cavarsela benissimo da sola e,comunque, quello che si erano detti Pono e Nestor nel suo sogno, il modo in cui il figlio di Ecate prendeva in giro l'uomo e la reazione del figlio di Ares, l'aveva spinta a pensare parecchio una volta sveglia.
Forse tra Pono e Perseo c'era qualcosa.Magari non in quel momento ma di sicuro, qualcosa c'era stato ed a Pono com'era finita o come stava finendo non andava giù affatto.
Nei momenti che Perseo rubava solo per loro due, Sofia non avrebbe potuto conoscere persona più diversa da Pono ma in fin dei conti, lei aveva vissuto per quasi diciotto anni con Santippo e mai si sarebbe aspettata che lui potesse venderli a Sparta. Da uno spartano, nonostante la gentilezza od i riguardi chele aveva riservato, non ci si poteva mai aspettare niente di buono.
Non poteva permettersi di barcollare.
Perseo non sembrava essersi accorto di nulla una volta che erano arrivati nell'Arena ma quello non aveva sorpreso Sofia. Aveva passato anni ad ingannare chiunque, continuare a farlo con qualcuno che conosceva da così poco tempo era un gioco da ragazzi e l'allenamento era stato abbastanza per farla smettere di pensare e concentrarsi piuttosto su come non farsi ammazzare.
Era ormai ovvio che Perseo non avrebbe mai sollevato il gladio per colpire il proprio e -sopratutto- aveva capito che quegli allenamenti fossero davvero il tentativo di ucciderla e farlo passare per un incidente.
Quella mattina l'aveva fatta mettere al centro dell'Arena, costringendola a correre mentre evitava sacchi pieni di sabbia che con regolarità e costanza -e da qualsiasi direzione- lui le lanciava addosso. Uno l'aveva colpita in pieno petto all'inizio dell'allenamento, scaraventandola a terra e privandola del fiato ma aveva orgogliosamente rifiutato l'aiuto di Perseo quando si era avvicinato per toglierglielo di dosso, spingendo il sacco da una parte e rialzandosi con ogni briciolo del corpo chele faceva male ed il petto ancora privo d'aria.
Quando avevano finito l'allenamento,solo tre sacchi erano riusciti a colpire Sofia, incluso quello che l'aveva buttata a gambe all'aria ma il risultato era un braccio insensibile, una caviglia slogata ed un ginocchio dolorante.
Perseo le sorrise, allungandole un cubetto di ambrosia e lo skyphtos che conteneva acqua e nettare.
– Smettila di guardarmi così! –protestò, roteando gli occhi verdi al cielo. – Essere in grado di evitare gli ostacoli è importante quanto combattere. E ringrazia,piuttosto, che non ho portato la Signorina Licari, così avresti dovuto evitare i sacchi e difenderti da lei – poi corrugò la fronte, – difenderti dalle sue slinguazzate. Per quanto mi riguarda, è il segugio infernale meno infernale della storia.
Sofia nascose un sorriso dietro allo skypthos che si portò prontamente alle labbra, bevendone un paio di sorsi e buttando giù così anche il cubetto di ambrosia che sapeva di Pasteli alle mandorle, uno dei suoi dolci preferiti.
- Tenti di uccidermi ad ogni allenamento – disse, posando lo skypthos sul tavolo davanti a sé. – E dovrei anche ringraziarti?
Perseo sorrise ancora, in quel suo solito modo furbo che sembrò rilassarle il muscoli e regolarizzarle il fiato tanto quando l'ambrosia, strappandole una smorfia infastidita.
- Allora – disse il ragazzo sedendosi a terra, abbracciandosi le ginocchia. – Oggi che storia racconti?
Sofia trattenne un sorriso. Un attimo prima tentava di ucciderla lanciandole addosso sacchi di sabbia e poi le rivolgeva quell'espressione da bambino piantagrane.

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Sapienza
FanfictionIl marmo della Sala dell'Olimpo tremò per l'impatto e quando scagliò la lancia verso Ares, il dio non fu veloce abbastanza da impedire che gli si potesse conficcare nella spalla. Rovinò a terra tra i sussulti degli dei attorno a loro ma non fece in...