Fatale (parte 1)

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Perseo le lanciò lo skypthos che Sofia prese al volo prima che potesse atterrarle dritto in faccia. Lo fulminò con lo sguardo ed il ragazzo in tutta risposta, le regalò un sorriso furbo mentre gli occhi verdi scintillavano ilari.

Quella mattina, esattamente come quella precedente e quella precedente ancora, aveva cercato altri modi per ucciderla e farlo passare come un incidente, come se farla scalare sulle pareti d'arrampicata che avrebbero fatto impallidire il dio Ade in persona non fosse già stato abbastanza.

Quella mattina, dopo essere andata a prenderla in camera con il solito pezzo di pane (che Sofia continuava a lasciare accanto al letto di Euleia) e l'orzo (che aveva ovviamente bevuto), l'aveva nuovamente portata dentro l'Arena dei combattimenti.

La prima mattina che Sofia vi era entrata, si era presa almeno una trentina di secondi per osservare l'enorme spazio all'interno del quale si trovava, più grande di qualsiasi Arena avessero ad Atene e ben diversa dalla struttura alla quale era abituata, considerato che le sponde dell'edificio, che normalmente avrebbero presentato gli spalti, erano invece occupate da armi di qualsiasi tipo che ne facevano il giro completo.

Ogni porzione dell'Arena era abbastanza grande perché non disturbasse quella che aveva vicino, un lato con delle catene che penzolavano a tre metri da terra, un altro con dei fantocci di legno, un altro in sabbia per i combattimenti a corpo libero, uno per quelli con la spada e la curva opposta all'ingresso con i bersagli per il tiro con l'arco. Perseo aveva gongolato sulla bravura degli architetti spartani per almeno un minuto intero, fino ache Sofia non aveva saggiamente deciso di lanciargli addosso una ciotola d'acqua e lui aveva finalmente capito l'antifona.

Per vendicarsi, le aveva fatto passare la mattina intera a dondolarsi tra una catena e l'altra, ingoiando maledizioni di ogni tipo mentre si spaccava i palmi e scivolava a terra cadendo sulle ginocchia una volta e storcendosi una caviglia un'altra. Quella mattina, dopo avergliene fatte passare due appesa a quelle odiose catene, aveva deciso di farle prendere a pugni i manichini di legno e mentre Sofia sudava e si riempiva di schegge,lui stava a guardare urlandole cosa fare.

Ovviamente, lei era arrivata alla conclusione quella fosse una forma tutta nuova di sadismo e Perseo meritasse una punizione nell'Ade specificamente per lui ma non glielo aveva detto, limitandosi a fulminarlo con lo sguardo mentre lui continuava a rivolgerle quel sorriso furbo da combina guai.

Sofia si guardò la mano sinistra orribilmente ricoperta di schegge ed un po' sanguinolenta e roteò le spalle, flettendo le dita un paio di volte mentre tentava di rilassare i muscoli doloranti.

- C'è un po' di nettare dentro l'acqua – disse Perseo, spingendola a spostare lo sguardo su di    lui in quel momento. Le sorrise privo della solita furbizia che continuava a rivolgerle, poi fece un cenno col capo. – Le mani guariranno in un attimo.

Sofia si portò lo skyphtos alle labbra, sentendo mentre beveva, il sapore del miele che aveva il    nettare. Ne bevve giusto un paio di sorsi, posando poi lo skypthos sul tavolo. Il nettare e l'ambrosia erano il cibo degli dei. Permettevano a loro mezzosangue di guarire in pochi minuti ma, se mai avessero deciso di abusarne, avrebbero letteralmente preso fuoco e per quanto la sua vita fosse stata un disastro fino a quel momento, sentiva di avere ancora parecchie cose da fare.

- Oggi che lezione farai? – domandò Perseo, sedendosi poi a terra sulla sabbia dell'Arena,    abbracciandosi blandamente le ginocchia con le braccia.

Sofia si sforzò di trattenere un sorriso, facendo un solo passo in avanti mentre si sedeva, comunque lontana dal ragazzo. Incrociò le gambe, portando una mano sul coltello nascosto sulla vita. – La sentirai con tutti gli altri – rispose, lanciando poi uno sguardo verso al cielo che, lentamente, lasciava spazio alle prime luci dell'alba.

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